Le madri e loro ansia da prestazione

Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione, presenta il libro “Le mamme ce la fanno”: «Che fatica lasciare i figli liberi di sbagliare»

“Di mamma ce n’è una sola” recita il motto popolare, “e per fortuna” potrebbero replicare alcuni. La “mamma” italiana è ormai diventata una icona globale dell’italianità nel mondo. Conosciuta come la pizza o i ponti di Venezia, la mamma italiana è amata e al tempo stesso temuta dai suoi pargoli che spesso si sentono bambini a vita. Questo è il quadro ironico tracciato da una mamma di tutto riguardo come Elisabetta Gualmini, scrittrice, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e autrice di Le mamme ce la fanno. Storie di donne sempre in bilico tra famiglia, scuola e lavoro (Mondadori) che presenterà alla rassegna “Il tempo ritrovato” mercoledì 18 alle 18 alla Biblioteca Classense di Ravenna.

La mamma italiana rischia di soffocare d’amore i suoi figli?
«Questo è uno dei filoni degli aneddoti raccontati nel libro che ho trattato con tono autoironico. Anche io sono un po’ così… Le madri sono ingombranti e presenti in ogni decisione dei figli. Fanno fatica a rimanere dietro le quinte, lasciando liberi i figli di sbagliare. Vogliono sempre il meglio e spesso entrano troppo nelle decisioni dei figli limitando la loro libertà».

E questo ha conseguenze anche grottesche…
«Già, accadono paradossi per cui il genitore entra in competizione con il figlio. Fanno i compiti al suo posto, i riassunti. Nel libro racconto di un padre specializzato a colorare i mandala, quei grandi disegni buddisti che il bambino doveva colorare come compito. Il padre negava al figlio di farli perché non era abbastanza bravo. Il genitore organizza le feste dei figli come le vuole lui, chiama gli animatori che piacciono a lui, e alla fine… si diverte lui e il figlio si annoia».

Insomma per un eccesso di zelo nell’aiutare i figli si finisce col boicottarli?
«Spesso si tende a strafare perché si pensa che il figlio non sia all’altezza e possa fare brutta figura, ma così non lo si aiuta veramente. Crescerà con molte paure del mondo reale se nella crescita gli si negano gli spazi per sviluppare le proprie suggestioni».

Nasce da questa tendenza degli ultimi quaranta anni il fenomeno dei “bambocioni” che rimangono a vivere con la mamma fino all’età adulta?
«In qualche modo le due cose sono collegate. Le madri passano la vita a riordinare armadi, cucinare, fare la spesa, fare tutto per i figli, e i figli si fanno coccolare e anche viziare volentieri. Negli studi sociologici questo fenomeno si chiama “famiglia hotel”. La famiglia offre servizi gratuiti: stiratura, pasti caldi, frigo pieno, vestiti gratis. Insomma è un hotel all inclusive che presenta molti vantaggi».

Questo pare in contraddizione con il ruolo della donna di oggi, che grazie alle rivendicazioni del movimento femminista, è impegnata nel mondo del lavoro con grandi responsabilità, apparentemente con meno tempo per i figli.
«In realtà è proprio quella la spiegazione. Le madri soffrono oggi di ansia da prestazione. Vogliono fare tutto al meglio: la madre, il lavoro, e anche andare in palestra. Viviamo in un delirio di onnipotenza. Lavoriamo e appena c’è una pausa ne approfittiamo per fare una ricerca per la scuola dei figli, li accompagnamo a fare mille sport, è un tourbillon di acrobazie. E abbiamo un senso di inadeguatezza che ci perseguita sempre. Quando lavori ti senti in colpa perché potresti stare di più con i tuoi figli, quando stai con i figli, pensi dovresti lavorare…».

C’è una medicina a questa moderna paranoia del genitore onnipresente?
«La medicina è non prendersi troppo sul serio. Riuscire a sdrammatizzare. Se ti guardi da fuori ti accorgi quando stai esagerando. Capisci che stai bene anche senza andare a vedere l’ennesimo spettacolino di clavicembalo… Il carico di lavoro sulla donna è molto. Ci vuole un fisico bestiale. Bisogna rallentare e pensare che i figli, ogni tanto, possono stare anche in casa a guardare il soffitto, senza andare a studiare giapponese o judo o mille altre cose…».

Nel suo caso il lavoro di vice presidente della Regione è molto impegnativo e la mette molto in vista sui mass media, questo complica ulteriormente le cose?
«È tutto molto complesso. Ogni decisione comporta un riaggiustamento di equilibri difficile. Bisogna stare attenti che non ne risentano i figli. Per quanto riguarda l’esposizione pubblica i miei figli sono piccoli, non sanno niente di politica e non mi guardano se vado in tv. Mi piace che non si interessino troppo, e io cerco sempre di fare il mio lavoro in maniera corretta ed esemplare così da non dovermi rimproverare niente. I figli purtroppo risentono sempre degli errori dei genitori, soprattutto se sono persone esposte nella società, per questo ci vuole ancora più attenzione».

RFM 2024 PUNTI DIFFUSIONE AZIENDE BILLB 14 05 – 08 07 24
SAFARI RAVENNA BILLB 13 – 19 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24