Cementificazione: Ravenna consuma suolo a una velocità da metropoli

Maglia nera in regione secondo il rapporto Ispra con 9mila ettari l’anno. La rabbia di Coldiretti: «Difendiamo il patrimonio agricolo»

Anche negli anni della crisi del mattone Ravenna si è allargata di cantiere in cantiere inglobando quella che era superficie a verde e campagna a un ritmo da metropoli. La denuncia della bulimia di cemento di cui appare affetta la città dei mosaici porta la firma di Coldiretti e arriva a seguito della diffusione dell’11esimo Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano redatto da Ispra (Istituto Superiore per la protezione e ricerca ambientale).

Sulla base dei dati diffusi dall’Istituto in Europa si perdono, ogni ora, undici ettari di terreno con l’Italia che fa purtroppo la sua parte con una perdita irreversibile di 6-7 metri quadrati al secondo, il doppio rispetto alla media Ue.

Alla cementificazione contribuisce anche lo sviluppo urbanistico del capoluogo bizantino, che stando ai dati 2012 (gli ultimi disponibili), consuma suolo ad una velocità da metropoli, pari a circa 9mila ettari l’anno, un valore ben al di sotto dei 33mila di Roma, ma quasi al pari di città come Milano e Torino, seconde nella graduatoria nazionale con 11mila ettari totali “bruciati”.

Secondo la rilevazione, spetta, dunque, a Ravenna la maglia nera regionale del consumo di suolo, dato che Ferrara si ferma a 6.500 ettari, Bologna 5mila, mentre Forlì e Rimini non vanno oltre i 3mila. «Un primato negativo, quello ravennate, che si inserisce in uno scenario nazionale alquanto preoccupante – si legge nella nota di Coldiretti – e che è arrivato alla fine del 2015 proclamato dalle Nazioni Unite ‘Anno Internazionale del Suolo’. L’Italia, infatti, ha perso il 28 per cento delle campagne negli ultimi 25 anni proprio per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato, che al recupero dell’esistente ha preferito, spesso per meri fini speculativi, consumare superficie verde».

«Il risultato – denuncia il Direttore di Coldiretti Ravenna Walter Luchetta – è che con questa cementificazione spinta che consuma suolo agricolo si riduce la capacità di ritenzione idrica dei terreni, rendendoli più fragili e al contempo più sensibili ai cambiamenti climatici, tra le principali cause del dissesto idrogeologico». Per proteggere il territorio e i cittadini che vi vivono, le istituzioni – prosegue Luchetta – devono in primis «difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con pianificazioni territoriali adeguate, che valorizzino e tutelino l’attività agricola e il lavoro degli agricoltori, riconosciuti anche da Papa Francesco nell’Enciclica ‘Laudato sì’ come i veri custodi del suolo e del territorio». L’avanzamento dello sviluppo urbano e del cemento si accompagna infatti, inevitabilmente, ad uno spopolamento ed abbandono delle campagne con conseguente estinzione delle aziende agricole. «E purtroppo – conclude il Direttore Luchetta – la chiusura di un’azienda agricola significa maggiori rischi sulla qualità degli alimenti che si portano a tavola e minor presidio del territorio, lasciato all’incuria e alla cementificazione».

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