Tutto è partito da un cartellino rosso sventolato dall’arbitro all’indirizzo di uno dei ventidue calciatori 19enni che aveva tirato un ceffone a un avversario sul campo: dopo l’espulsione il fischietto è diventato bersaglio di parole pesanti, addirittura minacce di morte secondo la ricostruzione dei carabinieri poi intervenuti, al punto che l’arbitro ha temuto per la propria incolumità sospendendo la partita e si è barricato nello spogliatoio da dove ha chiamato i carabinieri per essere scortato in caserma. Il far west attorno a un pallone da calcio è scoppiato nel pomeriggio di sabato 23 gennaio a Ravenna sul campo San Rocco Montone in via Dismano Vecchio dove si giocava la partita Compagnia dell’Alberto-Marina Calcio del campionato Juniores.
Quando i militari della compagnia di Ravenna, verso le 16, sono intervenuti all’impianto sportivo hanno trovato l’arbitro rinchiuso a chiave nello spogliatoio. Tutto sarebbe partito da un contrasto di gioco un po’ sopra le righe, a seguito del quale un calciatore per farsi giustizia da solo ha preso a schiaffi l’avversario e dopo l’espulsione ha iniziato ad inveire e minacciarlo, urlando improperi e parolacce assolutamente gravi e fuori luogo. La situazione si è fatta sempre più tesa fino al punto in cui il direttore di gara ha compreso di non poter più gestire la situazione decidendo che il male minore fosse sospendere la partita; la decisione però ha esacerbato gli animi sia in campo sia sugli spalti e l’arbitro è dovuto scappare nello spogliatoio e chiudersi a chiave. Una volta in caserma l’arbitrato ha valutato tutti gli elementi per sporgere una formale denuncia.