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    Categoria: società

Omicidi, dal sopralluogo all’autopsia Così il dottore fa parlare i morti

Il medico legale: «Scordatevi i miracoli che vedete nelle serie tv. Il Dna è uno strumento potente per le indagini ma gli errori esistono»

Un termometro nel retto del cadavere, «nella parte più nascosta ai raggi solari…». Così si comincia un corretto sopralluogo sulla scena di un omicidio. E così ha fatto lei, nei tanti casi affrontati in oltre vent’anni di professione da medico legale sul territorio provinciale e non solo: «La rilevazione della temperatura corporea – dice la dottoressa che preferisce restare anonima – è un dato fondamentale per avvicinarsi a stabilire l’orario del decesso ma avremo sempre un intervallo di tempo, scordatevi Csi che fissa la morte alle 10.02 precise».

Partiamo con le critiche alle serie tv che celebrano la categoria?
«Raccontano sciocchezze e la gente comune poi si aspetta i miracoli da noi».

Niente miracoli, annotato. Allora cosa fate?
«Siamo liberi professionisti a disposizione per sopralluoghi sia diurni che notturni in occasione di rinvenimenti di cadaveri sulle cui cause di morte non ci sia chiarezza immediata».

Il medico legale si presenta sulla scena del crimine e…
«Prima di dedicarsi alla scena va fatta la registrazione delle temperature corporea e ambientale. Esiste una formula che associando queste misurazioni al peso della vittima può indicare l’orario di morte approssimativo. Ma dopo le 12 ore la precisione cala molto».

Come ci si muove sulla scena?
«Cristallizzare tutto è l’espressione che si usa, evitando contaminazioni nella raccolta dei reperti. Il medico lavora a stretto contatto con la scientifica e la polizia giudiziaria. Guarda tutto l’ambiente, anche le cose che sembrano stupide come lo stato delle porte per capire se erano chiuse o aperte. Poi si torna al cadavere».

Da dove si comincia?
«L’esame esterno in molti casi è più importante di quell’interno. Sul posto si fa solo l’indispensabile che occorre fare prima possibile. Il resto si fa in obitorio dove si può spogliare il corpo e la luce è migliore. Sulla scena si cerca di capire se è stato spostato: dopo la morte il sangue si ferma perché finisce l’effetto pompa del cuore e si deposita sul fondo dei vasi e poi entra nei tessuti evidenziando macchie rosse, quella che si chiama ipostasi da reflessione. Se questi segni sono sia davanti che dietro allora è stato girato».

Quali parti del corpo possono parlare al medico legale?
«I distretti da esaminare sono sostanzialmente due: il tronco e il capo. Poi tra questi due c’è un segmento molto importante che è il collo e va guardato nell’immediatezza anche se possono esserci dei piccoli segni che si vedono male subito ma diventano più visibili dopo qualche ora, i lembetti cutanei da escoriazioni si notano meglio quando evapora l’acqua dai tessuti corporei e ci possono dire se c’è stato lo sfregamento di qualcosa, magari una corda…».

E le mani?
«La causa di morte non starà certo lì ma le mani dicono se c’è stato contatto con l’assassino, se ci sono le caratteristiche lesioni da difesa di chi porta le mani avanti per proteggersi da coltellate con ferite sul dorso o tagli profondi al palmo se si cerca di afferrare la lama. Poi eventuali segni di costrizione a polsi e caviglie indicano che potrebbero essere state legate».

Fatto l’indispensabile arriverà il momento dell’autopsia giudiziaria…
«Andrebbe fatta anche questa prima possibile. È il naturale completamento verso l’interno dell’esame cominciato all’esterno. Ci consente di vedere lo stato degli organi. E si prelevano i liquidi corporei per le analisi».

È a questo punto che entra in gioco il Dna?
«Il Dna è roba da genetica forense, non spetta al medico legale. Se ne occupano i laboratori dei Ris o magari un istituto all’interno di una università: il medico legale preleva campioni che invia e il genetista ricava un profilo genetico da comparare con quello di un eventuale sospettato. Un esempio: il medico taglia le unghie del cadavere da inviare al laboratorio per rintracciare Dna estraneo».

Si risolve tutto con il Dna?
«La genetica ha fatto un grosso balzo in avanti. Però bisona maneggiare con cura il Dna. E se manca un sospetto per la comparazione diventa inutile. Senza dimenticare che le macchine non fanno tutto da sole: dietro c’è sempre l’uomo e l’errore dell’uomo esiste sempre». Andrea Alberizia