«Nelle indagini sul naufragio del mercantile turco Gokbel la procura ha confermato, pur non rilevandovi fattispecie penali, la mancanza di un efficiente sistema di radar anticollisione nel porto di Ravenna di cui sono dotati altri porti italiani. Uno scalo assai complicato, specie quando nebbioso, come il porto-canale di Ravenna meriterebbe azioni più tempestive?». Viene da Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna in consiglio comunale, la riflessione dopo la chiusura dell’inchiesta della magistratura (indagati i comandanti dei due mercantili) sull’incidente del 28 dicembre 2014 che costò la vita a sei marittimi. Il decano dell’opposizione invita a non archiviare le riflessioni sullo stato di sicurezza del porto.
L’inchiesta condotta dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal sostituto Stefano Stargiotti ha appurato che, secondo quanto riportato da Il Corriere Romagna nei giorni scorsi, il sistema di sicurezza in funzione quel giorno era vecchio e non paragonabile a quello in funzione nei principali porti italiani e un radar più sofisticato era spento in attesa di essere riconvertito in un moderno Vts. Quest’ultimo rappresenta la tecnologia più moderna, una implementazione della più vecchia Ais: la differenza consiste nella capacità di trasmissione dei dati sulla posizione delle navi in tempo reale, il Vts ci riesce e l’Ais no. Ma al tempo dell’incidente non c’era una legge che imposse il più moderno.
Come detto, per la magistratura le responsabilità penali dello scontro tra il Lady Aziza e il Gokbel sono da imputare ai due comandanti, uno dei quali tra le sei vittime. Le accuse sono naufragio e omicidio plurimo colposi (vedi correlati) per violazione delle norme cautelari di navigazione. «La notizia della conclusione delle indagini da parte della procura sembra avere esaurito ogni interesse civico. Ma che il sistema di sicurezza del porto non sia imputabile di fronte al tribunale penale, non essendo dimostrabile la deliberata volontà di violare il codice da parte di nessuno, non esime dal riflettere su quanto non ha funzionato bene o non ha ricevuto risposta».
In particolare sono due le questioni sollevate da Ancisi insieme al Partito Pensionati sin dai primi giorni dopo l’incidente a tre miglia dal porto mentre il Lady Aziza usciva e il Gokbel entrava. «Non ha ricevuto risposta la nostra domanda se ricorressero le condizioni perché la Capitaneria di Porto applicasse l’articolo 9 del “Regolamento per la navigazione nel porto di Ravenna”, secondo cui l’autorizzazione a navigare può essere revocata, o comunque essere ritardata o annullata l’entrata/uscita delle navi dal porto, quando le condizioni meteo marine rendono insicura la navigazione». E quel giorno nebbia e mare mosso erano particolarmente proibitive. Anche se, secondo il pubblico ministero, le imbarcazioni erano dotate di adeguati sistemi tecnologici per affrontare il mare anche in condizioni peggiori. I dubbi di Ancisi riguardano anche il servizio di pilotaggio: come noto per le manovre di ingresso e uscita dal porto al timone delle navi sale un pilota del porto con maggiori conoscenze del canale. «La Lady Aziza, nonostante la nebbia fittissima e nello stato incombente di collisione con la Gobkel, ha aumentato progressivamente la velocità di viaggio fino a 13 nodi, anziché ridurla. Ripetiamo la nostra convinzione che, almeno in casi di così notevole pericolo, esistano margini di miglioramento/perfezionamento del servizio, adeguandone i termini normativi, o ponendo estrema attenzione all’esercizio delle attività, o agendo in forma almeno persuasiva perché i comandanti delle navi, potendo anche essere esposti alla revoca o dilazione dell’autorizzazione ad entrare od uscire dal porto, facciano richiesta di usufruire del servizio anche oltre i suoi limiti di zona, pur sempre in rada».