mercoledì
09 Luglio 2025
Guardia di finanza

Con 80 cent di etichetta falsa il maglione cinese da 13 euro diventa italiano da 150

Sequestrati 26mila pezzi, la metà al porto di Ravenna: 350mila euro di valore ma avrebbero fruttato 2,5 milioni. Quattro denunciati

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Con una spesa di 80 centesimi di euro per sostituire l’etichetta originale Made in China con una falsa Made in Italy, il maglione da 13 euro diventava un capo da vendere in boutique fino a 150 euro e 60 all’outlet. La guardia di finanza ha sequestrato due container, di cui uno sbarcato dalla Cina al porto di Ravenna, con 26mila maglioni taroccati. Quattro persone denunciate.

Il valore stimato della merce all’importazione era di circa 350mila euro, la vendita sul mercato avrebbe fruttato circa due milioni e mezzo. Il prezzo medio di acquisto era circa 13 euro cadauno ma dopo il maquillage sono stati trovati dai Finanzieri in vendita a 90 euro in un negozio d’abbigliamento della provincia di Ravenna rimasto raggirato e fino a 150 euro in una boutique di Roma nei pressi dei Parioli.

Gli indagati sono: A. Z., imprenditore bolognese di 61 anni, L. S., imprenditore carpigiano di 30 anni e due cittadini di origine cinese, M.B. di 42 anni e X.Z. di 48 anni. L’importazione a fini di commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza o di origine viola il comma 49 dell’articolo 4 della legge 350/2003, costituisce reato ed è punito, ai sensi del codice penale, con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a ventimila euro.

Il giochetto è emerso durante un controllo al porto. La curiosità dei finanzieri è stata attirata dal filo di cotone che si estendeva oltre la cucitura dell’etichetta, quasi fosse un difetto di produzione. Tirando la parte in eccedenza sembrava poi che l’etichetta si sfilasse, come si staccasse dal collo del maglione. Da quel momento, grazie anche alle banche dati informatiche a disposizione della Guardia di Finanza, è stata ricostruita la filiera di consegna della merce e tracciati tutti i passaggi commerciali. La procura di Ravenna ha disposto prima le perquisizioni nelle aziende coinvolte e il sequestro dei capi distribuiti con la falsa indicazione di provenienza. Le indagini hanno permesso di ricostruire anche un’altra importazione analoga dalla Cina tramite la Dogana di Cavenago di Brianza.

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