Indagine per bancarotta fraudolenta Sequestrato il Grand Hotel Mattei 

Gli investigatori ipotizzano la spoliazione di due società con la distrazione complessiva di circa 32 milioni di euro 

La guardia di finanza ha sequestrato il noto quattro stelle superior Grand Hotel Mattei a Ravenna e otto appartamenti della Gruppo Gestione Immobili a Bagnacavallo nell’ambito di un’indagine in cui si ipotizza l’esistenza di un presunto sodalizio familiare specializzato in bancarotte fraudolente finalizzate alla spoliazione di società prossime al fallimento per distrarne i capitali. L’inchiesta diretta dal procuratore capo Alessandro Mancini e dai sostituti Lucrezia Ciriello e Monica Gargiulo ritiene che operazioni straordinarie di fusioni, scissioni e cessioni di partecipazioni sociali svalutate ad hoc, poste in essere con diverse società operanti nel territorio ravennate, ma spesso con sede nella capitale, abbiano determinato il fallimento di due società, con distrazioni di attività per circa 32 milioni di euro. Secondo quanto si apprende dalle informazioni diffuse dal comando provinciale delle Fiamme Gialle sono coinvolte tre persone collegate da stretti vincoli familiari.

Inizialmente l’attenzione della procura si è concentrata sulla società Arca srl che, dopo aver ottenuto due finanziamenti dalla banca per un totale di 12 milioni di euro ed aver costruito l’albergo oggi oggetto di sequestro (inaugurato nel 2009 con le insegne della catena Holiday Inn e poi diventato Grand Hotel Mattei), avrebbe ceduto le quote e l’amministrazione a dei prestanome senza saldare le fatture alle società costruttrici e senza pagare le rate dei mutui ottenuti dalla banca. Sempre secondo l’ipotesi accusatoria, le somme erogate per mutuo venivano utilizzate dai vertici dell’Arca per acquisire altri immobili ad uso alberghiero in altre zone d’Italia tra le quali la Sicilia. Attualmente Arca è stata dichiarata fallita a seguito dell’insolvenza verso diversi creditori, tra i quali la banca e vari professionisti che hanno prestato la loro opera per la realizzazione dell’albergo. All’atto del fallimento risulta avere uno stato passivo pari a circa 29 milioni di euro.

Il secondo fallimento finito nel fascicolo sulla scrivania di Mancini è quello della Romauto, società che operava nel settore del commercio auto a Ravenna dal 1980. Gli stessi protagonisti dietro le quinte dell’operazione Arca sarebbero subentrati nell’amministrazione della Romauto e portandola a fallimento nell’arco di due anni soprattutto, ritiene la procura, a causa di operazioni non rientranti nell’oggetto sociale della società stessa: ad esempio l’acquisto di una serie di unità immobiliari poi cedute sottocosto a società riconducibili ai vertici di Arca. Romauto è stata dichiarata fallita con uno stato passivo di circa 3 milioni di euro.

Nel corso dell’operazione sono state eseguite 15 perquisizioni locali e personali a Ravenna, Bologna, Palermo e Bagnacavallo con l’impiego di circa 80 militari. L’albergo e gli appartamenti sono stati affidati in gestione a un amministratore giudiziario.

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