Ausl: «Il progetto autismo è in fase di transizione ma si è scelta la qualità»

Le spiegazioni della responsabile di neuropsichiatria infantile Diagnosi in aumento del 10 percento l’anno, anche per quelle precoci

Un momento di passaggio che per alcuni utenti del servizio del progetto autismo ha significato discontinuità e difficoltà. Non nega quanto successo nei mesi scorsi Valeria Savoia, responsabile della neuropsichiatria infantile di Ravenna che spiega: «Stiamo lavorando per cercare di uniformare i trattamenti dei pazienti tra i vari territori confluiti nell’Ausl unica della Romagna ed è vero che l’anno scorso si è deciso di stabilizzare il personale dedicato al progetto autismo che per anni aveva lavorato con contratti di libera professione. È stato quindi bandito un concorso e i contratti che man mano andavano scadendo non sono stati rinnovati». Il concorso si è svolto a gennaio, ma le famiglie lamentano di essere rimaste comunque senza punti di riferimenti per mesi.

Ci sono bambini che sono rimasti oltre sei mesi senza terapia, che hanno dovuto affrontare l’ingresso a scuola senza il proprio terapeuta. «Mi rendo conto che per alcuni pazienti possano esserci state delle difficoltà: abbiamo cercato di fare il possibile, per esempio chiedendo alle logopediste di fare da collegamento con la scuola o al neuropsichiatra per assicurare al bambino una figura nota. Sono stati mesi di passaggio ma abbiamo optato per una scelta di qualità e una volta assunto il nuovo personale abbiamo iniziato una fase intensiva di formazione con personalità anche di fama nazionale». Sul fatto che quasi tutto il personale neoassunto, in tutto quattro persone, sia “nuovo” e non vi sia quindi continuità con l’esperienza precedente Savoia commenta dicendosi dispiaciuta: «Si tratta di persone con cui avevamo lavorato e molto preparate, ma per molte si è trattato di scelte personali o di requisiti richiesti dal bando su cui purtroppo non potevamo fare nulla».

L’idea dell’internalizzazione è quella di dare anche maggiore continuità agli utenti, per quanto i contratti siano a tempo determinato, ma rinnovabili, ci spiega Savoia dicendo anche che al momento le ore di terapia prevista fino ai 6 anni resteranno le due già previste: una di logopedia e una di terapia psicoeducativa (o a seconda delle necessità due di logopedia o due di terapia, mai comunque più di due) e che sì, per il futuro si sta pensando anche, sempre sulla spinta delle linee dettate dalla Regione, di attivare terapia di gruppo anche per la fascia 7-11 anni per cui al momento non è previsto nulla se non appunto la presenza dello piscologo come figura di continuità e di riferimento per la scuola. Sarà aumentato il personale? Questo al momento non è dato saperlo, ma intanto la diagnosi di spettro autistico (molto vasta come si diceva, si va dal bambino che non parla, non guarda negli occhi e non si lascia toccare a forme molto lievi cosiddette “ad alto funzionamento”) riguarda 185 minori seguiti dall’Ausl con un trend di crescita del 10 percento, tra i più alti registrati, anche in virtù di diagnosi sempre più precoci, già ai 18 mesi di età grazie alla collaborazione con i pediatri di base che monitorano i bambini in cerca di possibili sintomi nei controlli di routine.

Ma cosa succederà a questi pazienti quando diventeranno maggiorenni? Cosa ne pensa la responsabile del servizio di neuropsichiatria della decisione da molti criticata di scorporare il suo servizio da quello del Dipartimento di Salute Mentale? «Capisco lo sconcerto per una scelta che è parsa piuttosto controtendenza ma sono sicura che con la buona volontà di tutti si potrà assicurare continuità assistenziale. Ci sono già due tavoli che stanno lavorando e dialogando su questo tema e sono sicure che troveremo il modo di dare risposte adeguate, l’azienda è perfettamente consapevole della questione».

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