Rifiuti, il Tar respinge il ricorso Ciclat L’appalto resta al gruppo Biancamano

Dichiarato inammissibile dai giudici. Ora Hera deciderà se rescindere o proseguire con Ambiente 2.0 dopo i disagi dall’entrata in servizio

Il tribunale amministrativo regionale dell’Emilia Romagna ha respinto il ricorso del raggruppamento di imprese guidato dalla cooperativa Ciclat di Ravenna che chiedeva l’annullamento dell’assegnazione del servizio raccolta rifiuti in provincia al consorzio milanese Ambiente 2.0, risultato vincitore sui ravennati nella gara d’appalto bandita da Hera. Il Tar ha dichiarato il ricorso inammissibile, le motivazioni verranno depositate tra una ventina di giorni.

Fornitori del servizio nei diciotto comuni (appalto biennale da 40 milioni di euro in totale) restano quindi i lombardi, controllati dal gruppo Biancamano fondato dai fratelli Pizzimbone (vedi correlati), operativi dal 16 aprile e cioè da quando sono cominciati i disservizi testimoniati dai cumuli di immondizia attorno ai cassonetti e nei ritardi del ritiro. Ora sarà la multiutility a dover prendere una decisione: dopo aver avviato la procedura per le presunte mancanze nel servizio, dovrà decidere se queste sono da ritenersi sufficienti per la rescissione del contratto. Nei prossimi giorni è in programma l’esame del piano di riordino presentato da Ambiente 2.0.

La motivazione del ricorso presentato da Ciclat riguardava i requisiti richiesti dal codice degli appalti. Secondo la coop Ciclat, Ambiente 2.0 avrebbe falsamente dichiarato di averli. Fulcro di tutto è il comma di un articolo del codice appalti in cui si specifica che possono partecipare al bando solo società che non hanno già subito rescissioni in danno in altri appalti. Nel modulo ufficiale definito dalle leggi il consorzio Ambiente 2.0 non ne menziona alcuna. Salvo poi allegare una nota integrativa (non richiesta) firmata dal presidente Francesco Maltoni in cui si elencano dodici circostanze di rescissione (di cui nove in danno) nel triennio 2012-14 in cui ha svolto oltre 400 servizi. In alcuni dei casi è stata fatta anche segnalazione all’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone. Maltoni dice di comunicare questi casi «con spirito di collaborazione e trasparenza» ma siccome a suo giudizio si tratta di «gravi inadempimenti delle amministrazioni committenti», ritiene che «nessuno possa essere considerato grave errore professionale» quindi «non incidono sul possesso del requisito» e per questo «non andavano dichiarate nelle forme solenni del Dpr 445/2000».

A questo punto Ciclat e le altre tre aziende raccolte nel raggruppamento temporaneo (Astra di Faenza, Csr di Rimini e Formula Ambiente di Cesena) potranno fare ricorso al Consiglio di Stato. La decisione verrà valutata dai consulenti legati del gruppo anche sulla base delle decisioni che adotterà Hera.

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