Caos rifiuti, il dilemma della Ciclat E la Lega segnala l’appalto a Cantone

Il 16 maggio la decisione sull’eventuale subentro nell’appalto Un centinaio di lavoratori in bilico e il servizio raccolta appeso a un filo

Prendere o lasciare, non c’è margine di trattativa. Lunedì 16 maggio le quattro cooperative romagnole (la capogruppo Ciclat di Ravenna poi Astra di Faenza, Csr di Rimini e Formula Ambiente di Cesena) riunite nel raggruppamento temporaneo di imprese arrivato secondo nella gara di Hera per l’appalto dei servizi di raccolta e smistamento rifiuti in provincia di Ravenna (40 milioni in due anni) decideranno se subentrare o meno a Ambiente 2.0, il raggruppamento che ha firmato una risoluzione contrattuale con la multiutility per uscire di scena dopo appena un mese dall’entrata in servizio. Il gruppo Ciclat, come prevede il codice degli appalti, potrà subentrare solo se accetta le stesse condizioni del contratto firmato l’8 aprile da Ambiente 2.0 e cioè con un ribasso del 14 percento e non del 7 come avevano offerto le coop in fase di gara. Insomma ballano 2,75 milioni di euro, parlando in soldoni. Ma va anche detto che l’offerta presentata da Ambiente 2.0, più economica di quella di Ciclat, prevedeva comunque un utile teorico dello 0,78 percento. La decisione per Ciclat si presenta delicata e con importanti conseguenze in entrambi i casi.

Scenario A: Ciclat prende. Nell’arco di una settimana (in cui Ambiente 2.0 dovrà continuare a fornire il servizio con il supporto di mezzi e uomini di Hera) potrebbe essere garantita la piena operatività e quindi la situazione dovrebbe tornare alla piena normalità dal punto di vista dei servizi, come era prima del 16 aprile quando l’appalto era nelle loro mani. Il raggruppamento Ciclat riprenderebbe alle sue dipendenze i suoi ex lavoratori passati al rivale. Ma ci sarebbero le posizioni di un centinaio di posti da chiarire, cioè quelli assunti da Ambiente 2.0 per coprire le posizioni rimaste scoperte in quanto un terzo dei 350 lavoratori impiegati fino a metà aprile ha scelto di non cambiare casacca e quindi è rimasto a disposizione di Ciclat e le altre tre aziende. I sindacati hanno già chiesto il mantenimento dei livelli occupazionali.

Scenario B: Ciclat lascia. Hera dovrà avviare da zero le procedure per un nuovo bando o spacchettare i servizi su più bandi. In ogni caso servirebbero mesi e mesi. Durante i quali chi raccoglierà il rusco? La risoluzione contrattuale con Ambiente 2.0 prevede la permanenza in servizio fino all’arrivo di un nuovo fornitore ma continuare in queste condizioni per Ambiente 2.0, con carenze di mezzi e organici che Hera continua a ribadire, vorrebbe dire il rischio concreto di accumulare nuove penali. Insomma difficile pensare che Ambiente 2.0 possa voler continuare a lungo un appalto che non è più suo.

E non si può dimenticare che tutto ciò sta accadendo quando siamo ormai a venti giorni dalle elezioni amministrative di Ravenna. Non è certo dietrologia dire che la coalizione Pd preferirebbe tutto risolto prima possibile. Non a caso il fuoco dell’opposizione è contro il Pd, da sempre vicino al mondo Hera. E infatti non a caso subito dopo la notizia della risoluzione del contratto si è accesa la polemica politica. Ha cominciato Alberto Ancarani (Forza Italia): «Non cambiano di una virgola le responsabilità politiche del Pd e di Michele De Pascale che è il suo massimo dirigente provinciale. Sa bene, De Pascale, quanto Hera sia intrisa di politica e di politica di un solo colore/partito e come quel colore/partito sia proprio il suo». Il segretario provinciale Pd Michele De Pascale aveva detto che «Quanto accaduto non può passare sotto silenzio. Vanno accertate le responsabilità professionali e vanno corrette radicalmente le modalità di espletamento delle gare. Se sarò eletto lavorerò con tutte le mie energie per aprire, di concerto con gli altri sindaci, una nuova fase dell’azienda che recuperi lo spirito e gli obiettivi per cui è stata costituita: servizi pubblici di qualità a prezzi equi con sviluppo sostenibile del territorio». Il segretario provinciale Pri e futuro vicesindaco in caso di vittoria del Pd, Eugenio Fusignani, chiede che «si accertino le responsabilità di Hera quanto meno per non aver verificato che la società che aveva vinto l’appalto fosse realmente in grado di rispondere al capitolato e di dare i servizi richiesti. Certo rimane il conflitto di interessi già più volte denunciato dei comuni che dovrebbero vigilare e che sono contemporaneamente soci e controllori». Invece Gianluca Pini, deputato della Lega Nord di Fusignano e tra i registi della coalizione alle spalle di Alberghini, prova a puntare più in alto e scrive una lettera all’Autorità nazionale anti corruzione (Anac) di Raffaele Cantone per segnalare presunte irregolarità nell’appalto: «Il consorzio Ambiente 2.0 è stato costituito a fine 2014 e alla data di emanazione del bando aveva un’anzianità di circa sei mesi, troppo breve per essere a pieno regime con la provata esperienza di almeno tre anni richiesta dal bando».

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