Darsena, aspettando la rinascita Rimpalli tra Cmc e Comune sul bitumificio

Nel 2010 la coop presentava un progetto da 125 milioni per la riqualificazione del suo comparto con l’obiettivo di partire l’anno seguente

Fa piuttosto impressione leggere ora, a metà 2016, gli articoli di giornale di sei anni fa, quando Cmc presentava alla stampa il proprio progetto di riqualificazione della Darsena, confidando di partire con i lavori già l’anno seguente. Un progetto che doveva rappresentare il volano per la riqualificazione dell’intero quartiere, da sviluppare su un’area complessiva di 70mila metri quadrati per un investimento che si sarebbe dovuto aggirare sui 125 milioni di euro.

Un progetto che prevedeva piccoli negozi, ristoranti, uffici, abitazioni, una camminata da via Trieste al Candiano, una piazza, parcheggi, una torre, eccetera, eccetera. Da realizzare al posto dell’attuale storica sede della cooperativa e della fabbrica di cemento adiacente che tuttora invece continua a produrre a pochi metri da un palazzo abitato, la torre di Cino Zucchi, realizzata – accusa il decano dell’opposizione ravennate, Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna – nonostante il parere negativo di Arpa. Secondo le intenzioni, il bitumificio della controllata (dalla Cmc) Acr (ex Sic) si sarebbe dovuto spostare nel nuovo centro di Porto Fuori del colosso della costruzione, nel cuore dell’area logistica prevista dal cosiddetto Progettone per il porto. Ipotesi da un paio d’anni definitivamente tramontata anche alla luce dell’inchiesta giudiziaria sul cambio di destinazione d’uso di quegli stessi terreni, ex agricoli.

E così la fabbrica è ancora in Darsena, affacciata sulle banchine del Candiano, nonostante l’assessore all’Urbanistica del Comune, Libero Asioli, due anni fa sulla stampa dichiarasse: «Si deve trovare una soluzione perché Acr lì non può restare. Ci confronteremo molto presto con la Cmc – diceva, appunto, nel 2014 Asioli ai giornalisti di RomagnaNoi.it –. Le alternative ci sono, anche in aree già destinate a quel tipo di insediamento. Il problema a questo punto va risolto il prima possibile e io conto di arrivare all’approvazione del Poc Darsena, in autunno, con la soluzione sul tavolo». Due anni dopo, invece, la soluzione non è stata trovata e lo stesso assessore, contattato al telefono, ci dice: «Attendavamo proposte da parte di Cmc, ci sono diverse ipotesi di ricollocazione in zone industriali della fabbrica, le cui emissioni in darsena sono comunque tenute costantemente sotto controllo».

Ma dalla Cmc arriva il più classico dei rimpalli: «Siamo in attesa che il Comune ci indichi una soluzione – ci dice il presidente della cooperativa, Massimo Matteucci – e a questo punto auspichiamo che il nuovo sindaco prenda in mano la situazione. Da parte nostra c’è sempre la disponibilità a trasferire l’attività produttiva». Intanto, però, il progetto di riqualificazione urbanistica della Cmc nei suoi comparti affacciati sul Candiano (si tratta dei numeri 8 e 9) è sempre più solo sulla carta. Tanto che – come ha sottolineato in queste ore il candidato sindaco del centrodestra Massimiliano Alberghini – la convenzione tra l’Amministrazione e la Cmc è decaduta (e dovranno essere restituiti alla coop i 69mila euro di oneri di urbanizzazione precedentemente versati) e il progetto dovrà essere adeguato alle nuove norme contenute nel Poc tematico approvato un anno fa. «Ma ne parleremo quando ci saranno nuovamente le condizioni per un investimento del genere – taglia corto il presidente di Cmc Matteucci –, che al momento, a fronte della crisi del settore, sono chiaramente venute meno».

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