Renzi in una piazza blindata: «Mancano pochi voti per vincere al primo turno»

Migliaia di persone ma anche fischi per il premier, che ha chiuso la campagna elettorale del candidato sindaco del centrosinistra

«C’è chi pensa di risolvere i problemi con i fischi e chi invece assumendosi dei rischi, sporcandosi le mani». Il Presidente del Consiglio nonché segretario nazionale del Pd Matteo Renzi chiude la campagna elettorale di Michele De Pascale (segretario provinciale Pd e candidato per una coalizione che vede insieme Pd, Pri, Ixc, Ama Ravenna, Idv, Ravviva Ravenna e Sinistra per Ravenna, che però in contemporanea chiudeva la propria campagna al mare) davanti a migliaia di ravennati, in una piazza del Popolo (e per la verità un intero centro storico) blindata, e molto affollata (non era strapiena ma è anche vero che è difficile ricordare occasioni recenti in cui lo fosse più di così) e dove si sono sentiti anche molti fischi. Provenivano da un gruppetto di poche persone fermate alla fine di via Diaz che hanno contestato per tutto il tempo o quasi il comizio senza tuttavia comprometterne in alcun modo gli esiti, riuscendo più che altro a infastidire le ultime file di chi ascoltava chi parlava dal palco.

Dopo un abbraccio a Vasco Errani, sotto il palco insieme a consigliere regionali, sindaco, parlamentari e segretari del Pd, Matteo Renzi è salito sul palco con Michele De Pascale e Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna.

E dopo l’intervento conclusivo di De Pascale su lavoro, turismo, senso di comunità, dopo aver ribadito di aver condotto una campagna senza attaccare gli altri («Non abbiamo contestato nemmeno Salvini», ha detto ridendo), la parola è passata
a Bonaccini. Il presidente delle Regione ha voluto innanzitutto ringraziare Fabrizio Matteucci per il lavoro svolto, ha promesso di voler riportare la disoccupazione in regione al 4 percento in tempi brevi, ha parlato di eccellenza nella sanità. Ma ha anche fatto ciò che De Pascale aveva invece accuratamente evitato di fare durante tutti questi mesi: attaccare gli avversari, in particolare i 5 Stelle, incapaci di presentare il simbolo a Ravenna, e citare espressamente la tragedia della prematura morte di Enrico Liverani.

Ed esattamente da qui è partito anche il premier. Dalla sua ultima visita a Ravenna, a novembre, in visita alla camera ardente dell’uomo che era stato eletto dal Pd candidato sindaco e che è stato colpito da un malore fatale a poche settimane dalla sua designazione ufficiale. «Una campagna combattuta anche per lui», ha detto il Premier.

Con la verve che tutti gli riconoscono ha parlato agli «amici e compagni di Ravenna» di un paese, l’Italia, che anche in Europa sta cercando di ritrovare il proprio orgoglio, ha rivendicato la scelta di salvare i migranti in mare e dell’idea di un’Europa dove non andare più ad aspettare di ricevere «i compiti» ma dove essere guida contro l’idea dei muri, per un continente della speranza e non della paura. C’è stato un rapido passaggio sulle polemiche interne al Pd, per ribadire (come aveva fatto il ministro Boschi qualche giorno fa) l’idea di una comunità dove si può essere minoranza o maggioranza ma dove i rapporti umani restano fondamentali (e qui ha citato Errani per la «saggezza»). Ha attaccato Lega Nord e Movimento 5 Stelle con fare ironico ma pungente, ha difeso i candidati del Pd delle grandi città come Roma e Milano («Sala è insieme a Cantone quello che ha salvato l’Expo»). A De Pascale ha ricordato come il sindaco non sia «il primo dei cittadini, ma l’ultimo» e infine, in questa incertezza sui risultati, ha dato forse una notizia: «Manca una manciata di voti per vincere al primo turno. Se si va al secondo non è una tragedia, ma certo chiudere la partita già domenica sarebbe meglio. Ma l’ultimo miglio lo dovete fare voi. Scrivete ai vostri contatti e voi dei Gd, andate a trovare la zia che non vedete da un po’, secondo me non ci casca ma voi provateci…». Applausi.

Solo su un tema forse Renzi non ha trovato un assenso unanime: l’idea che nel 2021 il grande anno dantesco debba essere fatto in tandem Ravenna-Firenze. Materia per riaprire, tra il serio il faceto, una vecchia diatriba mai del tutto sopita.

Finito il comizio la piazza si svuota rapidamente, la città viene “sblindata” e si riapre anche il varco che la collega con piazza Unità d’Italia dove nel frattempo è in corso la festa di chiusura di campagna elettorale organizzata (da tempo) dalla lista di sinistra (alternativa al Pd) Ravenna in Comune, con musica e comizi.

Resta da capire se, alla fine, saranno più i malumori creati dall’arrivo del premier con le conseguenti e ingenti misure di sicurezza messe in campo o la carica che il segretario nazionale del Pd ha saputo dare alla piazza.

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