Alberghini: «Mi aspetto di essere votato da chi crede nel valore dell’alternanza»

Il candidato del centrodestra: «Sono contro ogni estremismo e favorevole alle unioni civili gay. Ecco i nomi della mia giunta»

Comunque andrà il 19 giugno, Massimiliano Alberghini una partita l’ha già vinta: ha costretto al secondo turno il superfavorito Michele de Pascale, segreterio del Pd e candidato di una coalizione di centrosinistra di sette liste. Lui, Alberghini, è invece un “civico”, cioè senza tessere di partito, nuovo alla politica, sostenuto da una coalizione composta da Lega Nord, Lista per Ravenna, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il commercialista cinquantenne ha ottenuto il 28 percento dei voti e deve ora riuscire nell’impresa di colmare quel gap di 13mila voti che lo separa dal concorrente.

Naturale per lui rivolgersi a quel quasi 40 percento dei ravennati che non sono andati votare al primo turno. Una sua vittoria, comunque la si pensi, sarebbe un’impresa senza precedenti.

Alberghini, perché chi non l’ha votata al primo turno, dovrebbe farlo al secondo? E che sensazione sta raccogliendo nei suoi incontri?
«Perché magari c’è chi ha pensato che tanto qui non sarebbe cambiato nulla e invece questa volta c’è l’occasione storica di avere un’alternanza di governo della città, che è un bel segnale di salute per la democrazia. E devo dire che ricevo molti attestati di stima e incoraggiamento».
Si fatica tuttavia a trovare persone con un ruolo pubblico in città al di fuori degli schieramenti politici che dichiarino di votare per lei.
«Perché purtroppo in questa città c’è molta paura di esporsi. E questo dovrebbe far riflettere. Ma con il ballottaggio tanta gente ha rialzato la testa».
Vi aspettate un consenso dall’elettorato delle altre liste escluse dal ballottaggio?
«Ci aspettiamo che chi per tutta la campagna elettorale ha invocato il cambiamento ora sia coerente…».
Però non avete voluto l’apparentamento con la Pigna di Maurizio Bucci che si era detto disponibile…
«Per la verità non ho mai ricevuto nessuna chiamata di Maurizio Bucci».
Nè ne ha fatte lei, par di capire.
«Noi ci rivolgiamo agli elettori che ritengono l’alternanza un principio democratico fondamentale».
Tra questi ci sono sicuramente quelli di CambieRà, più distanti per contenuti e sensibilità quelli di Ravenna in Comune e Raffaella Sutter. Non ritiene oggi che sia stato poco tattico da parte della Lega Nord attaccare Michela Guerra così duramente nei mesi scorsi?
«Mi limito a dire che noi chiediamo i voti di chiunque pensi che il Pd debba restare a casa».
La presenza della Lega Nord, tuttavia, è fondamentale quanto ingombrante. Gli avversari fanno molto leva sul fatto che “Ravenna non è leghista”…
«Posso dire, per citare Alvaro Ancisi, altro membro fondamentale della coalizione, che Ravenna non è sovietica, come invece la vuole chi in questi anni l’ha governata, dove il partito tutto ha deciso. La nostra è una coalizione compatta, io sono un cittadino senza tessere di partito e che non intende prenderne. Non sarà un governo con una singola impronta politica, ma civica anche perché in giunta la maggioranza dei membri sarà appunto di provenienza “civica”».
Ci fa qualche nome? Il suo avversario ha scelto di non farne nessuno, almeno in questo lei può andare incontro alle richieste di molti…
«Lui non può farne perché rischierebbe di far capire che il cambiamento che annuncia nei fatti non ci sarà. Per quanto mi riguarda la giunta si farà ovviamente da lunedì e con noi ci sarà certamente la campionessa di pugilato Terry Gordini che potrebbe essere assessore allo Sport e alle Politiche giovanili, e personalità come Claudio Angeli e Massimo Fico. Samantha Gardin al bilancio mi darebbe molta sicurezza. Inoltre, tra i possibili assessori o consulenti per la sanità collaboreremo con il dottor Alberto Fussi (consigliere uscente del Pri, ndr). La delega a Sicurezza e Immigrazione di cui mi sono personalmente riservato la nomina sarà affidata a persona di altissimo profilo che ha lavorato fino a poco tempo fa nell’ordine pubblico».
Samantha Gardin è la segretaria della Lega Nord, unico membro del Carroccio in giunta?
«Direi di sì, per le proporzioni che dicevo».
E Alvaro Ancisi sarà nella squadra?
«Ad Alvaro qualcosa faremo fare sicuramente, è la cassaforte della conoscenza…»
Ha fatto i nomi di due donne, ce ne saranno altre in giunta?
«(Ridendo, ndr) Certo che no, sono maschilista non lo sa?»
Sembra dunque di capire che le donne sarano di più… La polemica sulle quote rosa è particolarmente recente. Lei si dice contrario, ma vuole forse negare che esista una disparità di trattamento tra uomini e donne nel mondo del lavoro?
«Nelle aziende di cui mi occupo questa disparità non c’è. E nella scelta delle persone intendo affidarmi al criterio della meritocrazia, che siano uomini o donne non mi interessa. Non credo che questo voglia dire essere maschilisti».
Ma ci sarà una delega alle Pari opportunità nella sua giunta?
«Sì, ma Pari opportunità nel senso più ampio del termine, non solo rispetto al tema uomini-donne».
Dunque lei non ritiene che il Comune debba mettere in atto politiche attive rispetto a questo argomento? E che futuro avrebbe la Casa delle donne?
«Come ho detto, non ci devono essere discriminazioni, ma neanche estremismi. La Casa delle donne resterà dov’è, se ne è parlato anche troppo, ma non vedo ragioni per mandare via nessuno».
E quindi non dovremo temere un lista di libri prescritti perché favorevoli a un’idea di famiglia alternativa alla tradizionale come fece Brugnaro a Venezia, all’indomani della sua elezione?
«Vietare un libro è una forma di debolezza politica e culturale per me inaccettabile. Sono contrario a qualsiasi estremismo, che sia religioso o di qualunque tipo. Ci hanno accusato di maschilismo, razzismo e altre vaneggiamenti simili solo perché sono a corto di argomenti. Ma io sono favorevole alle unioni civili anche tra persone omosessuali e non sono né maschilista, né razzista: dico solo che chi viene qui deve rispettare leggi e regole, che qualcuno provi a dire il contrario!».
E però lei ha detto anche di voler chiudere lo Sprar, che senso avrebbe? Il problema semmai è che può accogliere solo ormai una minoranza dei profughi. Perché rinunciare a quei fondi e a quei posti di lavoro di una cooperativa molto stimata, peraltro?
«L’immigrazione è un tema delicato e forse se ne è parlato anche troppo. Posso dire che non deve essere un business. Quando saremo al governo della città andremo a verificare nel dettaglio e valuteremo le diverse situazioni, non tutte così trasparenti. Noi siamo per accogliere chi davvero fugge da guerre, ma la maggior parte di quelli che fanno richiesta di richiedente asilo non la ottengono, fanno ricorso solo per restare a nostre spese sul territorio a 35 euro al giorno, mentre abbiamo tanti pensionati bisognosi».
Per la verità però quei 35 euro vengono dallo Stato, non potrebbero comunque andare ai pensionati. Ma a prescindere dal merito, cosa può fare effettivamente il sindaco?
«Lo Sprar non è per i pensionati? Vero, ma i soldi dello Stato magari sì. Il tema è molto complesso, ma noi faremo tutto ciò che è in nostro potere. Lo vedrete».
Un’altra vostra proposta che fa discutere è la vendita di Romagna Acque. Perché privatizzare l’acqua? E a chi poi si potrebbe vendere, agli altri Comuni soci?
«Il regime di monopolio, va detto, non ha mai avvantaggiato i consumatori. Anche lì vedremo, di certo è uno di quei casi in cui Ravenna non ha il peso che dovrebbe avere rispetto alla percentuale di proprietà. Sarà una delle prime questioni che valuteremo».
Ha promesso una “giunta errante” per il forese che in effetti ha manifestato, anche nel voto, una disaffezione crescente per il Pd. Da dove nasce l’idea?
«Mah, sinceramente, vista la condizione in cui versa il forese mi pare che siano arrivate fin troppe conferme per il Pd. Sì, l’idea è di una giunta che senza costi aggiuntivi si riunisca nelle varie frazioni per toccare con mano le situazioni e capire i problemi su cui intervenire. Abbiamo fatto anche molto proposte concrete da attuare fin da subito».
Ha annunciato anche una efficientazione della macchina comunale. Ma c’è invece chi dice che lei non ha il personale e non avrà la forza di farlo, peraltro con una forza come il Pd contro…
«Efficientare e far funzionare al meglio i sistemi e le organizzazioni aziendali è il mio lavoro. Una macchina della pubblica amministrazione non è poi molto diversa. Naturalmente non si tratta di licenziare nessuno, ma solo di riorganizzare. Mi chiedo invece come possa promettere di farlo chi non sa di cosa sta parlando…»
E i sindacati, che ruolo avranno? Immagina un modello di concertazione?
«Come tutti saranno ascoltati e ognuno dovrà fare il suo, perché da questa situazione di pantano si esce solo tutti insieme».
Una curiosità: il busto di Boldrini e Zaccagnini rimarrano dove sono? Nella sua coalizione c’è chi protestò, allora, per la collocazione del monumento a Bulow…
«Mi pare che abbiamo questioni ben più importanti di cui occuparci».
Al ballottaggio è possibile che l’astensione cresca ancora, questo la preoccupa? Chiunque sarà eletto sarà stato votato da una minoranza degli elettori…
«Non so cosa accadrà, dico solo che chi non va a votare poi non potrà lamentarsi e a decidere chi sarà il prossimo sindaco saranno solo coloro che alle urne ci vanno ed esprimono un voto».
Se sarà eletto continuerà a fare il commercialista?
«Di certo non chiuderò lo studio, dovrò ovviamente riorganizzarlo, ma ho collaboratrici molto valide di cui mi fido ciecamente».
E se invece non sarà eletto sindaco, in consiglio comunale farà gruppo a sé?
«Non accadrà perché vincerò. Non ho tessere in tasca e non intendo prenderne dopo le elezioni, comunque vadano».

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