Brexit, la manager ravennate a Londra «Non è più il Paese che mi ha accolto»

Valentina Culatti vive nel Regno Unito dal 2005 e oggi si è svegliata fuori dalla Ue: «Non so se voglio la cittadinanza inglese…»

Dalla terra che ama e che ha scelto come casa, perché undici fa l’accolse senza pregiudizi dandole opportunità che in Italia non aveva, non si aspettava una presa di posizione così di pancia trascinata dal populismo: la vittoria del Leave nella Brexit mette di pessimo umore Valentina Culatti, 40enne ravennate che a Londra è managing director per Unit9, azienda di produzione che assiste brand e agenzie pubblicitarie nel campo della comunicazione. La raggiungiamo via Skype mentre è in ufficio.

Com’è stato il risveglio nella Perfida Albione?
«Attorno vedo solo musi lunghi perché il risultato del referendum non coincide con la volontà delle persone che mi circondano al lavoro e nemmeno della città di Londra che si sa non essere rappresentantiva della Gran Bretagna. Basta dire che nel mio quartiere ha vinto il Remain con il 75 percento e anche Londra nel complesso ha scelto di restare».

Quindi aria pesante in ufficio…
«Siamo un’azienda fondata da tre italiani a Londra e abbiamo sedi in varie parti del mondo, facciamo business in tutto il mondo, abbiamo un team di trenta nazionalità diverse e beneficiamo dell’internazionalità. Noi sappiamo bene cosa vuol dire essere nell’Unione Europea. A pensarci un anno fa non avrei mai immaginato succedesse. Ma non avrei nemmeno immaginato che Trump fosse candidato alle presidenziali…».

Qual è stato il momento preciso in cui ha saputo l’esito ufficiale?
«Questa mattina mio marito è entrato in camera da letto con una faccia nera e mi ha detto che eravamo fuori dall’Unione. Ero andata a letto preoccupata ma ottimista, pensavo scherzasse».

In effetti i sondaggi della vigilia e le agenzie di scommesse parlavano di vittoria del Remain.
«Dei poll mi fido poco visto quanti errori hanno fatto di recente. Mi fido già di più dei broker delle scommesse. Ma soprattutto ero ottimista perché di solito vale il detto “follow the money”: ieri l’andamento della Sterlina non dava segnali preoccupanti».

Vive a Londra dal 2005, è sposata con un italo-inglese e avete comprato casa quattro anni fa quando è nato vostro figlio. Ha mai pensato di prendere la cittadinanza inglese?
«Avrei avuto le possibilità di farlo, sia perché sono passati tre anni dal mio matrimonio ma anche perché vivo e pago le tasse qui da più di cinque anni. Non ho mai avvertito l’urgenza di ottenerla perché non era una necessità per alcun motivo. Non posso votare per le politiche e per i referendum ma alle amministrative sì e ho votato per Sadiq Khan. Ho sempre avuto ammirazione per il mondo inglese e un anno fa avevo iniziato a prepararmi per l’esame ma ora non credo di volerlo più…».

Ora però potrebbe essere conveniente averla…
«Se ragionassi in termini di convenienza sì ma ne faccio una ragione anche personale. Ho visto questo referendum diventare un referendum pro o contro immigrazione con la strumentalizzazione di alcuni politici. E io che sono entrata qui da immigrata e mi sono sentita accolta ora è come se mi sentissi un po’ tradita dal Paese in cui ho scelto di vivere, di sposarmi, di fare un figlio».

Come ha visto la campagna elettorale?
«Molto presto i movimenti più populisti hanno trasformato il referendum in un dibattito sull’immigrazione facendo leva sulle classi più povere parlando di posti di lavoro occupati da immigrati, di posti nel sistema sanitario occupati da immigrati. L’estrema destra che non ha mai avuto a cuore le ragione delle classi povere è riuscita a far leva su questi sentimenti».

Cosa cambia con la Brexit per lei a livello pratico anche nella vita quotidiana?
«Sul lavoro non molto. Il nostro business è molto legato agli Usa e una Sterlina debole in questo potrebbe quasi essere un vantaggio, vedremo come reagiscono gli europei. Sul lato più personale le cose sono diverse. Un esempio molto diretto: ho comprato casa quattro anni e da allora il valore era raddoppiato per effetto della grande speculazione immobiliare ma da ieri a oggi ha perso almeno 100mila euro di valore per il crollo della Sterlina. Beh, le cose cambiano».

Piani futuri?
«Mi sto facendo delle domande con mio marito. Inutile girarci attorno: siamo entrati in recessione, aspettiamo che passi oppure penso a una contromossa? Vendiamo casa e ci trasferiamo altrove magari lavorando per la stessa azienda che ha sedi in altre parti del mondo? Emotivamente è frustrante, ti guardi attorno e non sai più chi ti vuole e chi non ti vuole».

Per il 2016 la nota rivista Advertising Age l’ha inserita tra le venti donne che stanno cambiando l’industria della pubblicità, dei media e del marketing in Europa. Appena in tempo per essere ancora un’europea…
«In effetti mi chiedo se il prossimo anno faranno due premi distinti tra Europa e Uk».

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