Human, miti e drammi del migrare secondo Marco Baliani e Lella Costa

Anteprima al Ravenna Festival, in scena all’Alighieri l’8 e il 9 luglio, di un racconto appassionato e commovente sulla deriva dell’umanità

HumanNell’ambito di Ravenna Festival 2016, venerdì 8 luglio alle 21 (replica sabato 9) debutta in anteprima nazionale al Teatro Alighieri, Human, la nuova creazione di Marco Baliani e Lella Costa; la tournée porterà lo spettacolo sui palcoscenici italiani nella prossima stagione teatrale, toccando come prima tappa il Teatro Strehler di Milano.

Human, nasce dalla co-produzione di Sardegna Teatro e Mismaonda con il sostegno di Eni.
In particolare, Eni si inserisce con un progetto di coinvolgimento attivo degli studenti del liceo scientifico Oriani di Ravenna e di altre quattro città italiane toccate dal tour, quali Torino, Milano, Livorno e Mestre: attraverso un percorso di sensibilizzazione, i ragazzi hanno scritto delle storie a partire da riflessioni intorno al tema dei diritti umani, della migrazione e delle trasformazioni sociali attuali. I racconti animeranno una videoinstallazione che accompagnerà lo spettacolo nelle cinque tappe appena menzionate.

HumanHuman tratta il tema attuale e al tempo stesso delicato dell’immigrazione, indagando o meglio “espugnando”, a detta di Baliani e della Costa, la sottile linea di confine che separa l’umano dal disumano; le riflessioni, le testimonianze dirette, i brandelli di vita vissuta sono raccontati, oltre che da Marco Baliani e Lella Costa, dalle voci di quattro giovani attori quali David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis e Luigi Pusceddu. Le musiche di Paolo Fresu tracciano un filo rosso attraverso la narrazione, in cui si inserisce con una partitura sonora molto materica Gianluca Petrella. Sempre materici sono i costumi e le scene di Antonio Marras, un agglomerato di vesti dimesse che, nel loro apparire, portano su di sé i segni della salsedine di un mare sempre presente e del tempo di un’esistenza in fuga.

«Siamo onorati di presentare in anteprima nazionale uno spettacolo che prima di tutto nasce in nome della libertà, evocata quest’anno dal festival all’insegna Nelson Mandel» afferma Franco Masotti, co-direttore artistico di Ravenna Festival. Il dramma dell’immigrazione è il tema centrale e attualissimo di Human «già affrontato dal festival – sottolinea il sovrintendente del Festival Antonio De Rosa – con la messa in scena qualche anno fa di Rumore di acque del Teatro delle Albe, in coproduzione con Ravenna Teatro».
In Human attualità e mito si intersecano insieme: Baliani e Costa, con la collaborazione alla drammaturgia di Ilenia Carrone, hanno creato un vero e proprio spettacolo ad arazzo, dove il canto epico, la poesia, i dialoghi, i monologhi, la musica e la danza disegnano un unico racconto.

HumanLa prima ispirazione non a caso è stata l’Eneide di Virgilio, poema su cui Marco Baliani tenne una lectio magistralis all’università di Bologna, dove a partire dal mito ci si interrogava sul senso profondo del migrare; «da quella lettura, di cui rimasi profondamente colpita – racconta Mariangela Pitturru, produttore Mismaonda dello spettacolo – e dall’incontro con Lella Costa siamo giunti oggi al progetto drammaturgico di Human». «Come si fa con uno spettacolo dedicato al tema dell’immigrazione a non cadere nella retorica? All’inizio non è stato facile –  rivela il regista Baliani – perciò io, Lella e gli altri attori abbiamo interrogato prima di tutto noi stessi, pensando a cosa dell’incontro con l’Altro mette in crisi le nostre sicurezze, le nostre più sedimentate convinzioni, fino a rivelare il nostro smarrimento e la nostra fragilità».

Human va oltre il teatro civile, indagando la soglia in cui l’essere umano perde la sua connotazione universale, senza però fare denunce, indignare o prendere posizione. Si tratta piuttosto di una rappresentazione che inquieta, pone domande senza conoscerne le risposte, lasciando lo spettatore disorientato. «Human non riporta solo le testimonianze degli immigrati: prima di tutto racconta le nostre disgrazie, non le loro, parla delle nostre contraddizioni» spiega Baliani. In Human c’è anche la reminiscenza del mito ovidiano di Ero e Leandro, che narra la storia d’amore di due amanti separati dal mare; in una notte di tempesta il giovane, non vedendo il lume usato da Ero al fine di aiutarlo a orientarsi per raggiungerla a nuoto, muore tragicamente inghiottito dai flutti: «a chiusura della scena, dopo le urla di disperazione di Leandro, ci sono le urla di chi muore» anticipa il regista.
«È uno spettacolo che riguarda tutti noi, la nostra capacità di cambiare e di guardare. I muri si tirano su per non vedere, ma bisogna ricordarsi di una cosa – conclude Marco Baliani – i popoli che innalzano muri si accorgeranno di non avere più valori umani, perché quelli autentici non possono che nascere dall’incontro e dallo scontro fra essere umani».

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