L’ispezione igienico-sanitaria nelle cucine del ristorante giapponese Fuji è avvenuta l’8 settembre, non il 12 come erroneamente scritto in un primo momento sulla base delle informazioni diffuse dai carabinieri, e gli ispettori (carabinieri e Ausl) hanno rilevato la mancanza delle necessarie comunicazioni all’autorità competente a proposito della somministrazione di pesce crudo o poco cotto: le conseguenze sono state un verbale da tremila euro e il divieto di servire crudo il tonno e il salmone trovati in frigorifero. La titolare, una 27enne cinese, ha ripristinato le mancanze burocratiche nel corso della ventiquattro ore successive durante le quali ha fatto ricorso a materie prime in regola acquistate altrove riuscendo a non interrompere mai la disponibilità per la clientela e ottenendo poi il 10 settembre la rimozione delle limitazioni. È questa la sintesi di quanto accaduto al ristorante di via Trieste.
In buona sostanza, come ci spiegano dal dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl, mancava la documentazione che attestasse il trattamento richiesto dalle leggi sin dal 1992 (congelamento a venti gradi sottozero per almeno ventiquattro ore) per il pesce che viene servito crudo in tavola. Irregolarità burocratica ma anche sostanziale perché il trattamento serve per azzerare il rischio della presenza di larve nella carne potenzialmente cause di gastriti o allergie.
La notizia dei controlli e delle sanzioni con la sospensione al servizio del pesce crudo già presente in magazzino, pubblicata su queste pagine nel pomeriggio di ieri 13 settembre, aveva portato il ristorante a rilasciare un sintetico commento attraveso la sua pagina Facebook in cui si smentiva lo svolgimento dell’ispezione il 12 settembre perché lunedì è giorno di chiusura.
Sul caso è intervenuta anche Confesercenti, associazione di categoria a cui è affiliato il Fuji: «La contestazione del Nas dei carabinieri non sta a significare che all’interno dell’attività non si provvedesse alla bonifica del pesce contro i nematodi ma solo che mancava la comunicazione agli organi competenti. Sempre i Nas hanno riscontrato anche la mancanza delle procedure scritte per tale trattamento: tecnicamente le procedure venivano effettuate correttamente ma non vi era la parte cartacea obbligatoria e burocratica che riportava per iscritto come veniva effettuata tale bonifica». Confesercenti poi aggiunge altre due precisazioni: «Al ristorante Fuji solo a salmone, orata e branzino viene riservato il trattamento di bonifica perché sono gli unici prodotti che vengono acquistati freschi e trattati nelle proprie cucine, al contrario il tonno viene acquistato sempre già trattato». L’associazione di categoria infine sottolinea che il locale non è mai stato chiuso e nessun prodotto alimentare è stato sequestrato, circostanze mai menzionate su queste pagine.