Ravenna Festival in ascolto del “rumore del tempo”

Presentata l’edizione 2017 dedicata al tema della “rivoluzione“ assieme alla poesia di Dante e alla musica classica dell’India

indianiÈ il “rumore del tempo” il suono – o una prefigurazione del caos attuale, nondimeno del concetto di “rivoluzione“ – che l’edizione 2017 del Ravenna Festival propone di ascoltare e cerca di interpretare in varie forme d’arte e di espressione culturale. Con oltre cento eventi in programma dal 25 maggio all’11 luglio e la consueta Trilogia d’Autunno.
Mai come quest’anno il cartellone della manifestazione si presenta eclettico e multidisciplinare, accogliendo articolate e autonome rassegne, sorta di festival nel festival. Molteplici progetti ed eventi che intersecano e riprendono il “rivoluzionario”, inquietante ma allo stesso modo esaltante, tema del cambiamento, del ribaltamento di prospettiva. Un tema che tocca anche il senso profondo della tradizione che può rivivere solo nel nuovo orizzonte di una mutazione.

Di fatto, ciò che si dispiega e si approfondisce in questa edizione del festival, nasce dall’anniversario secolare della Rivoluzione d’Ottobre in Russia, nel 1917: quei «dieci giorni che sconvolsero il mondo» secondo il racconto del giornalista americano John Reed.

Aria di Rivoluzione. Però, più dei risvolti sociali e ideologici di quella sovversione – commenta il direttore artistico Franco Masotti – «è interessante indagare quell’esplosione creativa che vide il mondo delle arti partecipare in prima fila a quel ribaltamento d’orizzonte. Le arti stesse sperimentarono una rivoluzione, sia formale, di linguaggio e contenuti, che di “uso” e comunicazione, mettendosi al servizio di quella propaganda che trovò proprio nella Rivoluzione Russa il più straordinario luogo in cui inventarsi affinando tecniche che giungono fino ai nostri giorni. Musica, teatro, poesia, arti figurative, cinema vissero un’irripetibile stagione di trasformazione, grazie a individualità geniali e potenti, come Mosolov, Lourié, Mejerchol’d, Majakovskij, Esenin, Blok, Chlebnikov, Malevič, El Lissitzky, Goncharova, Vertov, Eisenstein. Fu un gigantesco laboratorio che grazie all’incontro tra linguaggi artistici diversi elaborò la grammatica della modernità, per come oggi la conosciamo e pratichiamo. Anche artisti di generazioni immediatamente successive, come Prokof’ev e Šostakovič nella musica e poetesse e poeti come Achmatova e Cvetaeva, Mandel’stam, Pasternak, furono plasmati dalla rivoluzione e ne patirono sulla propria pelle, in alcuni casi particolarmente tragici, ferite profonde durante quello che Osip Mandel’stam ha icasticamente definito “epoca dei lupi”».

MutterSu queste tracce – e in particolare sul lacerante rapporto tra intellettuale e potere, esemplificato dalle vicende umane e artistiche di Šostakovič tratteggiate nel romanzo di Julian Barnes, intitolato per l’appunto Il rumore del tempo – si snoda una parte fondamentale del cartellone del festival. A partire dal grande “cuneo rosso” del pianoforte nella rivoluzione, evocato da Daniele Lombardi pensando a El Lissitzky, e dalla Vittoria sul sole, opera di Aleksej Kručënych, con musica di Matjusin e scene e costumi di Malevič, capolavoro del futurismo russo del 1913, anticipazione dell’audace estetica della Rivoluzione. Per arrivare al grande concerto interamente dedicato a Šostakovič dalla Filarmonica di San Pietroburgo, diretta da Yuri Temirkanov, con la celebre Sinfonia n. 7 Leningrado e il concerto per pianoforte, tromba e orchestra n. 1. Ma la grande “anima russa” riuscì a sopravvivere all’assedio nazista e alla dittatura staliniana: un esempio, nel cartellone del festival sono il repertorio del Coro del Patriarcato di Mosca diretto da Anatolij Grindenko e l’omaggio al grande regista Andrej Tarkovskij, attraverso due concerti. Quello proposto dal Duo Gazzana (con musiche di Bach, Silvestrov e Pärt) e quello che vede protagonisti il direttore Leonard Slatkin con l’Orchestra National de Lyon e la fuoriclasse del violino Anne-Sophie Mutter con l’esecuzione di Nostalghia di Tōru Takemitsu.
A questi omaggi si aggiunge una produzione commissionata alla giovane compagnia teatrale ravennate ErosAntEros, intitolata per l’appunto 1917: un canto per ridare vita alle parole e alle musiche di coloro che hanno vissuto e cantato la Rivoluzione Russa. Le musiche dal vivo saranno eseguite dal giovane ma valentissimo Quartetto Noûs e sono tratte dal Quartetto n. 8, una delle opere più amare e violente di Šostakovič.

Svolte musicali. Sempre a proposito di “rivoluzioni“, ma in questo caso di sensibilità ed estetica che hanno segnato la storia della musica, il festival ha preso di mira alcuni passaggi epocali e autori come Claudio Monteverdi, il ravennate Arcangelo Corelli, che con il suo “concerto grosso” segnò il passaggio sulle note dal Rinascimento al Barocco e a quell’Haydn che fu maestro di Mozart.
«A misurarsi con Haydn saranno musicisti che ricercano attraverso l’energia vitale della loro lettura la forza di una novità interpretativa, capace di portare una luce di viva attualità sulla musica del passato – ha spiegato in particolare il direttore artistico Angelo Nicastro – Ottavio Dantone e Giovanni Sollima, con Accademia Bizantina, saranno protagonisti di un concerto interamente dedicato a Haydn – le Sinfonie nn. 80 e 81 e il secondo concerto in re maggiore per violoncello – un incontro in esclusiva per Ravenna Festival. Mentre Corelli sarà celebrato da due violinisti, fra i più illustri e virtuosi interpreti del violino barocco originari della provincia ravennate: Stefano Montanari e Enrico Onofri si divideranno le 12 sonate dell’opera V di Arcangelo Corelli replicando entrambi la n. 12 – la celebre Follia – in quelle che abbiamo battezzato “Follie Corelliane”. A Claudio Monteverdi, di cui ricorre il 450° della nascita, sono dedicati due concerti: nella Basilica di San Vitale, I Cantori di San Marco e I Solisti della Cappella Marciana diretti da Marco Gemmani, proporranno la ricostruzione di un Vespro della Beata Vergine Assunta del periodo tardo veneziano della maturità del Claudio Monteverdi; nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe Elena Sartori a capo dell’Allabastrina Choir & Consort, sotto il titolo È questa vita un lampo, proporrà significativi brani della Selva Morale e Spirituale. Infine, una ricorrenza che ci invita a celebrare mutamenti epocali che hanno avuto diretti influssi e ripercussioni sulle forme e le pratiche musicali è quella del V centenario della riforma luterana. Il corale luterano – che inserì nel canto sacro la lingua volgare e l’uso di temi semplici ispirati o tratti da melodie popolari – ebbe la sua espressione più alta grazie al genio di Johann Sebastian Bach. Sarà protagonista del concerto che La Stagione Armonica diretta da Sergio Balestracci terrà nella Basilica di Sant’Agata Maggiore; al corale luterano sarà abbinata l’esecuzione della Missa Papae Marcelli, anch’essa espressione dei rivolgimenti musicali che seguirono le nuove disposizioni in ambito liturgico stimolate dalla pubblicazione delle tesi di Lutero, grazie all’applicazione che ne fece un altro genio assoluto, quello di Giovanni Pierluigi da Palestrina».

MartinelliDante contemporaneo. In questa edizione prosegue e si intensifica l’attenzione del festival sulla poesia di Dante con tre progetti di ampio respiro in vista delle celebrazioni del VII centenerio della morte nel 2021. Quest’anno parte, con una maratona teatrale al Rasi lunga più di un mese, la messa in scena firmata da Marco Martinelli, Ermanna Montanari e il Teatro delle Albe, di Inferno, la prima delle tre cantiche dantesche che saranno rappresentate integralmenti con cadenza biennale (Purgatorio nel 2019 e Paradiso nel 2021). Al centro dell’allestimento ideato dall’autore e regista ravennate, una chiamata alla cittadinanza «dai bambini di otto anni agli anziani di ottanta» – ha sottolineato Martinelli – per partecipare ad uno spettacolo corale che prende spunto dalle sacre rappresentazioni medievali. D’altra parte prosegue anche la rassegna “Giovani artisti per Dante”, avviata nel 2015, con performance proposte da gruppi di nuove generazioni di creativi legate alla poetica dantesca che animeranno, anche in questo caso per un mese intero, i chiostri francescani. Mentre, con Les mémoir d’un seigneur, Olivier Dubois con i suoi danzatori porterà in scena un prologo a un più ampio progetto coreutico dedicato alla Divina Commedia nel percorso del Ravenna Festival verso il 2021 (tutti i particolari degli eventi danteschi del festival nell’articolo correlato).

ShankarPianeta India. Vero e proprio festival nel festival, Ravenna ospita nel 2017 un intenso programma di esplorazione e avvicinamento alla cultura musicale dell’India, grazie alle proposte del Darbar Festival di Londra, la più importante manifestazione di musica classica indiana fuori dal continente asiatico. Per tre giorni, mattina e sera, nel rispetto dei cicli giornalieri e annuali del raga, sono previsti concerti di varie tradizioni e aree geografiche dell’India: dal Sud (Carnatica) al Nord (Indostana). A completare la rasssegna, sono in programma anche dimostrazioni di stili e strumenti e sessioni di hatha yoga accompagnate da musica live. E non mancherà la danza grazie una delle più giovani e audaci coreografe inglesi di origine indiana, Shobana Jeyasingh, che presenterà in prima italiana la sua ultima creazione Material Men, per due danzatori di diverso stile e provenienza (classico e hip hop), su musiche originali della compositrice australiana Elena Kats-Chernin eseguite dal vivo dallo Smith Quartet. Infine, sempre in tema – e a 50 anni dalla pubblicazione del mitico album dei Beatles, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, che per la prima volta fece conoscere attraverso la musica popolare le sonorità del sitar e un grande della tradizione indiana come Ravi Shankar – il festival offre l’opportunità di ascoltare Anoushka Shankar, figlia del grande musicista scomparso qualche anno fa. L’artista, sulle orme del padre, presenterà per la prima volta in Italia la sua ultima composizione pubblicata nel disco Land of Gold.

Grandi sinfonie. Tornando invece alla grande tradizione musicale occidentale il cartellone del Ravenna Festival ha in serbo come di consueto importanti appuntamenti con la sinfonica e la cameristica. Oltre al già citato omaggio a Dmitrij Dmitrievič Šostakovič della Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov e l’Orchestra National de Lyon diretta da Leonard Slatkin, il concerto di apertura sarà affidato al grande direttore di scuola russa formatosi al conservatorio di San Pietroburgo, Semyon Bychkov a capo della Munich Philharmonic. In programma uno dei più popolari e monumentali capolavori della letteratura pianistica mondiale, il concerto n. 1 in si bemolle minore di Pëtr Il’ič Čajkovskij – solista Jean-Yves Thibaudet, mentre la seconda parte prevede il poema sinfonico Symphonie fantastique di Louis-Hector Berlioz, altra pagina di grande respiro del repertorio romantico. Ospite del festival anche l’Orchestra Nazionale della Rai, sul podio il direttore slovacco Juraj Valčuha e al piano David Fray, solista nel concerto per pianoforte di Robert Schumann; il programma prevede inoltre un altro poema sinfonico, Eine Alpensinfonie di Richard Strauss, pagina eseguita piuttosto raramente anche per via dell’assai ampio organico di 125 musicisti che prevede.
Non manca, indiscusso Maestro di casa, Riccardo Muti e la sua Orchestra Giovanile Luigi Cherubini che per l’edizione 2017 celebrerà proprio quest’anno il ventennale dei concerti de “Le Vie dell’Amicizia“.
Per quanto riguarda la musica da camera due le proposte di rilievo in cartellone: il Quartetto Adorno con un programma che va da Beethoven a Debussy e a Webern e l’esecuzione di Roberta Gottardi dell’Harlekin di Stockhausen.
Confermate anche la rassegna mattutina delle “Liturgie Domenicali“ nelle basiliche ravennati e i “Vespri a San Vitale“, tutte le sere alle 19, per tutta la durata del festival.

Ballet CubaDanzando. Come sempre il festival presenta una sezione dedicata all’arte coreutica. Oltre ai citati appuntamenti con le coreografie di Olivier Dubois e la danza indiana, in cartellone spiccano il Ballet Nacional de Cuba di Alicia Alonso che con La magia della danza presenterà ricreazioni rigorose di episodi di balletti come Giselle, La Bella Addormentata, Schiaccianoci, Lago dei cigni o Don Chisciotte. D’altra parte, torna al festival con una nuova ri-creazione il progetto Ric.ci di Marinella Guatterini che mette in scena Uccidiamo il chiaro di luna. Danze, voci, suoni del Futurismo italiano. Le coreografie sono di Silvana Barbarini – allieva di Giannina Censi, l’unica danzatrice futurista, scoperta da Filippo Tommaso Marinetti – eseguite dai danzatori della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi.

Da Classe a Comacchio alle foreste casentinesi. Tornano come suggestive quinte del festival due spazi spettacolari già frequentati con successo lo scorso anno. Si tratta dell’Antico Porto di Classe che quest’anno sarà teatro dell’allestimento de Il ciclope, dramma satiresco di Euripide con il Teatro dei Due Mari e DAF – Teatro dell’Esatta Fantasia e dei concerti Sound, Stones, Sunset del duo Fabio Mina/Geir Sundstol e Rise Up Singing con il Saskatoon Children’s Choir. L’altro spazio, fra ponti e canali, sarà il centro storico di Comacchio che ospiterà la seconda edizione del progetto dedicato alla musica e alla cultura popolare Tra anguille e tarante, firmato da Ambrogio Sparagna con la partecipazione dell’Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.   
Non mancherà l’ennesimo appuntamento fra natura, musica, racconti e convivialità con il Concerto Trekking, organizzato da Trail Romagna, quest’anno fra i boschi del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi nell’Appennino fra Romagna e Toscana.

Immagini in bianco e nero. Prosegue il progetto del festival di reimmaginare i grandi capolavori del cinema muto con l’esecuzione di colonne sonore dal vivo. Tre le proiezioni in programma: Il gabinetto del Dottor Caligari (1919) di Robert Wiene, che verrà musicato con la tecnica del live electronics dal quartetto di Edison Studio; La passion de Jeanne d’Arc di Carl Theodor Dreyer (1928), musicato con le voci a cappella dall’Orlando Consort nell’inedita cornice della chiesa di San Francesco; The Gold Rush (La febbre dell’oro, 1925) di Charlie Chaplin le cui musiche originali sono state ricostruite dallo specialista di soundtrack Timothy Brock che le eseguirà sul podio dell’Orchestra Luigi Cherubini.
Spazio invece all’immagine d’autore, accolta nelle sale del Mar, con una ampia mostra antologica di scatti dei fotografi ravennati, ma di levatura internazionale, Roberto Masotti e Silvia Lelli. La rassegna dal titolo Musiche presenta una straordinaria galleria di ritratti di artisti, senza confini di genere. Ulteriore momento espositivo la videoinstallazione Vuoto con memoria di Silvia Lelli, esito di un ininterrotto lavoro di ricerca che prosegue da anni negli spazi architettonici di Palazzo San Giacomo a Russi.

Cristina MutiUn talent per giovani artisti. «Spazio ai giovani, alle loro passioni e ai loro interessi, ascoltiamoli, incoraggiamoli e magari diamo a loro un’opportunità per crescere e comunque per esibirsi in pubblico» – queste, a sorpresa, le parole di Cristina Mazzavillani Muti, presidente, direttrice artistica e mentore del Ravenna Festival, che lo immagina, a paritire dalla nuova edizione 2017, anche uno spazio di “audizione“ per far emergere il talento e l’energia delle nuove generazioni di ravennati. «Invitiamo i nostri giovani a suonare, cantare, recitare, danzare… in diversi momenti pubblici e contesti che servano anche a riscoprire luoghi della nostra città che vanno tutelati e fatti rinascere. Penso alla Darsena di città, all’ex chiesa di San Domenico, al Convento dei Cappuccini e alla Rocca Brancaleone». Il “bando“ dell’inizativa potrebbe essere pubblicato a breve per arricchire il già corposo programma del festival.

Una nuova trilogia operistica. Sempre a proposito di ricco cartellone e della direzione creativa di Cristina Muti, è già pronto anche il progetto della Trilogia d’Autunno, in programma a fine novembre 2017. Al centro di questa ormai consolidata appendice “fuori stagione“ del Ravenna Festival sono tre opere fin de siecle, animate da una innovativa, per l’epoca, poetica “verista“: Cavalleria Rusticana di Mascagni, Pagliacci di Leoncavallo e Tosca di Puccini. Cristina Muti curerà la regia, l’ideazione scenica e l’impaginazione dell’intera operazione. A dirigere i tre titoli è stato chiamato Vladimir Ovodok, uno dei primi allievi dell’Italian Opera Academy di Riccardo Muti, che sarà a capo dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza.

Nella gallery fotografica sotto, oltre ad alcuni protagonisti del Ravenna Festival 2017 le immagini (foto Zani) dell’affollata presentazione della nuova edizione della manifestazione, a cui hanno partecipato la presidente Cristina Mazzavillani Muti, i codirettori artistici Franco Masotti e Angelo Nicastro, l’autore e regista Marco Martinelli, il sindaco De Pascale e l’assessore alla cultura Elsa Signorino. Due i sipari musiciali hanno arricchito l’incontro al Palazzo dei Congressi: un duo (sitar e tabla) di musica classica indiana dal Darbar Festival di Londra e l’iterprete di musica popolare Ambrogio Sparagna.   

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