Tra pedinamenti e legge sulla privacy: il (difficile) mestiere del detective privato

«Di questi tempi con i gruppi di vigilanza Whatsapp ci vuole davvero poco a essere scambiati per un ladro»

Spiare qualcuno a volte non significa entrare nel suo computer o nel suo telefonino ma vuol dire pedinamenti e appostamenti per seguire i suoi movimenti, gli incontri, i luoghi frequentati. Massimiliano Fiorentini fa l’investigatore privato a Ravenna dal 2005, titolare della Global Investigation Security (Gis): «La prima necessità è non farsi vedere dal target per non mandare a monte l’operazione e per avere margine per un altro tentativo nel caso qualcosa vada storto ma baffi finti e occhiali da sole non si usano. Magari mi lascio crescere la barba e la volta dopo me la taglio».

La professione da alcuni anni è stata regolamentata in maniera più stringente: per avere la licenza rilasciata dalla prefettura serve una laurea triennale, un corso di formazione, un periodo di lavoro in un’agenzia già riconosciuta e una fideiussione: «L’inquadratura normativa è stata utile soprattutto a noi professionisti per avere più chiari i limiti. E ha ridotto il numero di chi lo faceva con poca serietà. A Ravenna oggi saremo rimasti quattro o cinque». I confini dentro cui muoversi sono sostanzialmente quelli della legge sulla privacy: «Non possiamo in alcun modo violare quei limiti, a partire dalla proprietà privata. Non posso scattare foto a qualcuno attraverso la finestra di casa ma se cammina in giardino e io lo posso vedere stando in un luogo pubblico è diverso. Accorgimenti da sapere per evitare denunce». Ecco perché ad esempio l’installazione di un Gps sotto un’auto – uno degli strumenti più comuni per tracciare i movimenti dell’obiettivo sotto osservazione, che costa da 200 euro in su – si può fare solo quando l’auto è raggiungibile in un luogo pubblico, «magari di notte per non essere visti». Ma qualcuno che guarda può esserci sempre: «Di questi tempi con i gruppi di vigilanza Whatsapp ci vuole davvero poco a essere scambiati per un ladro». Così come non manca mai l’anziana che chiama i carabinieri vedendo un’auto ferma nella via: «Tu magari ti sei messo in una posizione per stare nascosto al tuo obiettivo e invece ti vede la vecchietta. Arrivano i carabinieri e devi spiegare che sei in servizio».

La cosa più richiesta dai clienti è l’intercettazione del telefono del partner, «ci sarebbe da diventare ricchi ma un investigatore privato non può farlo». Gli strumenti però si trovano sul mercato con poca difficoltà e li conosce anche Fiorentini: «Intanto più il telefono è moderno e più è facile. Più si è disposti a spendere per l’acquisto del prodotto e più è facile l’installazione. Basta inviare un messaggio da aprire o una foto da visualizzare e il programma spia si installa. Il trucchetto che usano tanti è quello del regalo di compleanno o di Natale: comprano il telefono e prima di darlo al partner ci montano il programma». I software più professionali partono da 500-600 euro con un abbonamento annuale: «Dopo l’installazione sparisce tutto e il telefono funziona tale e quale a prima. Ma chi ha il controllo può attivare il microfono e ascoltare l’ambiente, scattare foto, scaricare foto, ascoltare le registrazioni delle conversazioni».

Con una certa soddisfazione però Fiorentini può dire che le indagini sull’infedeltà coniugale non sono più la maggior parte del lavoro: «Mi occupo sempre più di attività in ambito industriale. Controlli sulla fedeltà di dipendenti o dirigenti oppure attività di controspionaggio con bonifiche ambientali per evitare che qualcuno si sia introdotto in azienda. È più gratificante che occuparsi di corna fra moglie e marito». Anche qui il repertorio di strumenti è vasto: una microspia può stare in una presa a muro o nell’aria condizionata. Ci sono poi genitori che lo ingaggiano per pedinare i figli e sapere che compagnie frequentano: «Magari finisci per scoprire un giro di spaccio e vanno informate le forze dell’ordine altrimenti rischi pure una denuncia per favoreggiamento». L’ammissione delle indagini difensive nei processi penali ha ampliato le possibilità di lavoro per i detective privati: gli studi legali si appoggiano alle agenzie per avere assistenza.

Quante contromisure mette in campo un investigatore privato per proteggersi? «Non sono un paranoico ma faccio questo mestiere e ci sto attento. Ad esempio i dati riservati ad esempio li tengo in un hard disk esterno che uso da un computer non collegato a internet perché è l’unico computer sicuro».

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