Sciopero farmacie, Federfarma: «Adesione al 90 percento in regione»

A Ravenna le Comunali non hanno aderito ma si sono unite alla protesta contro l’aumento della distribuzione diretta dei farmaci

Secondo i dati forniti da Federfarma, federazione che rappresenta le farmacie private e ha indetto lo sciopero del 26 gennaio, la media dell’adesione in Emilia Romagna ha raggiunto il 90 percento. L’iniziativa era in segno di protesta contro l’aumento della distribuzione diretta dei farmaci nelle farmacie ospedaliere. A Ravenna le farmacie comunali, come preannunciato con un comunicato diffuso alla vigilia dalla loro pagina Facebook, non hanno aderito ma si sono unite alla protesta.

Queste le motivazioni di Ravenna Farmacie per l’adesizione: «Per denunciare la scarsa attenzione della Regione e delle Ausl nei confronti delle farmacie del territorio, causa principale del ritardo nella sottoscrizione dell’accordo sulla distribuzione dei medicinali da noi condiviso e del rinnovo di quello sul Farmacup scaduto da un anno. Per informare che la distribuzione dei farmaci da parte delle Ausl crea per i cittadini disagi notevoli, costi aggiuntivi per gli spostamenti e disservizi quando gli stessi farmaci li potrebbero ritirare alla farmacia sotto casa gratuitamente e alle stesse condizioni. Per lamentare la scarsa volontà dell’amministrazione regionale nel sostenere la disponibilità dimostrata dalle farmacie soprattutto quelle comunali di trovare un accordo che agevola i cittadini e valorizza il ruolo delle farmacie territoriali a vantaggio degli utenti»

Federfarma è molto soddisfatta: «Siamo certi che lo sciopero fosse ormai necessario – dice il presidente di Federfarma Emilia Romagna, Domenico Dal Re – anche per accendere l’attenzione della collettività sul mancato riconoscimento di un diritto fondamentale: avere accesso ai farmaci con semplicità e senza oneri aggiuntivi per la collettività. Ci rammarica avere creato un disagio ai cittadini». Ma non era più rinviabile «una battaglia di principio, per difendere il ruolo della farmacia come parte integrante del Sistema Sanitario Nazionale. Non è mai stata e mai sarà una questione economica, ma una battaglia sociale per riportare i farmaci vicini ai cittadini».

La serrata dei farmacisti ha suscitato la reazione dell’Ausl Romagna: «A livello regionale è tuttora aperto un tavolo di confronto sulle politiche del farmaco. È incomprensibile tentare di far passare il messaggio che la modalità della distribuzione diretta dei farmaci da parte dell’Azienda, crei disagi ai cittadini e sprechi, senza portare alcun vantaggio alla collettività. Vale la pena ricordare, come peraltro già fatto più volte in passato, che la consegna diretta dei farmaci è la legittima possibilità che hanno le aziende sanitarie di erogare direttamente alcuni tipi di medicinali, solo per definite specifiche patologie e categorie di pazienti. Per talune situazione tale modalità è addirittura obbligatoria». L’Azienda Usl della Romagna fa sapere di essersi attivata «per istituire sul proprio territorio punti di erogazione, presidiati dai farmacisti, che alle dimissioni da un ricovero o a seguito di prescrizioni dopo visita specialistica, possano erogare direttamente ai pazienti i farmaci necessari, garantendo la continuità del piano terapeutico previsto. L’Ausl Romagna non ha utili da accumulare, ma solo buoni servizi da erogare alla popolazione». L’azienda pubblica prosegue nella sua nota con l’intenzione di «sfatare il mito dell’obbligo per il cittadino: l’utente può scegliere liberamente se accettare il piano Ausl o recarsi in altre farmacie. E ancora è falso che la pratica della distribuzione diretta provochi sprechi di farmaci». Ausl dice di non comprendere quindi la vera ragione di questo sciopero ma di essere sicura di una cosa: «Arrecherà sicuramente molto più disagio ai cittadini di quanto possa fare la consegna diretta».

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