Spese pazze: i consiglieri condannati dalla Corte dei Conti andranno in Appello

Anche tre ravennati dovranno risarcire migliaia di euro a metà con i rispettivi capigruppo. Il legale annuncia il ricorso  

I consiglieri regionali della nona legislatura (2010-14) dell’Emilia Romagna, tra cui anche tre ravennati, condannati dalla Corte dei Conti per una gestione scorretta dei rimborsi pubblici, faranno appello. Lo dice l’avvocato Antonio Carullo: «È intenzione dei miei assistiti far valere le loro ragioni fino in fondo, poiché considerano la sentenza di condanna immotivata ed anche in contrasto con la decisione della Corte dei Conti sezioni Riunite di Controllo Roma (luglio 2014). Le ragioni della condanna si riferiscono alla non inerenza della spesa e alla carenza di motivazioni nonostante ogni singolo scontrino sia stato adeguatamente e ampiamente rendicontato e spiegato, nonché alla mancanza di autorizzazione al consigliere da parte del capogruppo. Su questo aspetto ricordo che non vi è, e non vi era, alcuna legge regionale o regolamento o disposizione dell’ufficio di Presidenza dell’Assemblea Legislativa che prevedesse la preventiva autorizzazione scritta del capogruppo ai consiglieri per poter svolgere la loro attività politica istituzionale e, quindi, avvalersi dei rimborsi spese a carico del bilancio del gruppo assembleare. Tesi peraltro sorprendente se solo la si rapporti ad un Gruppo misto ove non vi è nemmeno omogeneità di appartenenza ad un uguale partito. Inoltre il capogruppo, chiamato a pagare il 50 percento delle somme contestate ad ognuno dei consiglieri, non può assumere il ruolo di agente contabile».

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