Nel 2016 nessuna pendenza in procura Ma ancora irrisolti due omicidi del 2015

Definiti 7.976 procedimenti, 727 in più di quelli sopravvenuti. La percentuale di condanne sale all’83 percento. Calano le spese

Nel corso del 2016 la procura della Repubblica di Ravenna ha definito 7.976 procedimenti giudiziari: 727 in più di quanti ne siano sopravvenuti nello stesso periodo, riducendo quindi le pendenze arretrate. «Un bilancio oggettivamente positivo – commenta il procuratore capo Alessandro Mancini – illustrando i dati alla stampa. Ad oggi i procedimenti più arretrati non vanno oltre al secondo semestre del 2015». I più pesanti tra questi, senza dubbio, sono i fascicoli che riguardano gli omicidi dell’ambulante senegalese Mor Seye (11 settembre 2015) e della guardia giurata Salvatore Chianese (30 dicembre 2015), tuttora senza un colpevole. Nel 2016 però sono arrivati gli ergastoli all’ex infermiera Daniela Poggiali e a Secondo Merendi per omicidi che risalgono rispettivamente al 2014 e 2015.

La pendenza attuale si attesta a 1.229 casi. In media sono 136 per ogni sostituto procuratore in servizio, meno della metà rispetto ai 309 dell’anno prima: «Un numero che non ha eguali». I numeri dell’attività 2016 svolta dagli uffici al terzo piano del Palazzo di Giustizia (nove magistrati su dieci in pianta organica, dieci su dieci magistrati onorari, trentadue su 35 in pianta organica) dicono che i magistrati hanno presenziato a 926 udienze (tra preliminari, dibattimentali collegiali e monocratiche, Assise, monocratiche) a cui aggiungere 330 direttissime. È aumentata la percentuale di condanne davanti al giudice monocratico, passata dal 65 percento del 2014 all’83 percento del 2016: «Per qualcuno è positivo quando questa statistica è sopra al 50 percento, direi che qui siamo ben oltre. Il dato dimostra che la richiesta di rinvio a giudizio arriva solo di fronte a elementi utili per una condanna perché l’archiviazione è uno strumento che esiste. Il dato è anche una garanzia utile per il cittadino: sa che non andrà a processo se non ci sono prove sufficienti e sa che se andrà a processo quasi certamente ci sarà una condanna».

La soddisfazione di Mancini è anche per la riduzione delle spese di giustizia, principalmente per intercettazioni e consulenze: nel 2014 la procura ravennate spese un milione di euro, nel 2015 scese a 950mila e nel 2016 è scesa a 816mila, «un trendo consolidato a fronte di una attività che è rimasta invariata».

La qualità del lavoro svolto in procura è stata messa nero su bianco anche dall’ispezione ministeriale conclusa lo scorso luglio senza alcun rilievo sollevato: «Un miglioramento generale dell’andamento con risultati positivi in termini di qualità e produttività», è un passaggio della relazione citato da Mancini.

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