Selezionate trenta persone appartenenti a confessioni diverse: musulmani, ma anche sikh, ortodossi moldavi e chiese evangeliche e pentecostali
Delle sessanta candidature pervenute 37 sono risultate idonee, con una provenienza concentrata nel Nord (21) e Centro Italia (16).
I trenta partecipanti selezionati (tra cui 3 donne) hanno tra i 18 e i 62 anni con una età media di 40 anni. Si tratta di 16 musulmani, 5 sikh, 5 ortodossi romeni, 1 Chiesa evangelica ‘Gli unici 7000’, 1 Chiesa evangelica battista pentecostale, 1 Pilgrims Church E. R., 1 Chiesa evangelica ‘Acquaviva’. Sono inoltre così distribuiti per Paese di provenienza: India 5; Marocco 5; Moldavia 4; Tunisia 2; Yemen 1; Egitto 2; Albania 3; Ghana 2; Algeria 1; Giordania 1; Palestina 1; Ucraina 1; Etiopia 1; Eritrea 1. Ci saranno anche 11 uditori (8 musulmani, 1 indiano, 1 moldavo), di cui: 2 yemeniti, 2 egiziani, 3 italiani; 1 marocchino; 1 indu, 1 ortodosso.
Le lezioni partiranno sabato 6 maggio, a Ravenna nella sede di palazzo dei Congressi.
Il progetto è stato bandito dal Ministero degli Interni, dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, nell’ambito del programma nazionale Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami) 2014. Scopo dell’iniziativa è promuovere la formazione degli esponenti di comunità religiose presenti sul territorio della Repubblica da almeno cinque anni e provenienti da Paesi extra UE, e favorire la conoscenza delle norme che tutelano la libertà religiosa e i diritti umani.
Ad aggiudicarsi la gestione del corso, diretto dal professor Giovanni Cimbalo, docente di Diritto Ecclesiastico presso l’Università di Bologna, e coordinato dalla dottoressa Federica Botti dell’Università di Bologna e responsabile scientifica del Cois (Consorzio interuniversitario siti), è stata Fondazione Flaminia, ente che sostiene il decentramento dell’Università di Bologna a Ravenna e in Romagna, con il supporto del Consorzio interuniversitario siti CO. I. S.
«Il corso – spiega il professor Giovanni Cimbalo – costituirà una occasione importante per aprire un dialogo costruttivo con le guide spirituali di almeno alcune comunità religiose che anche se solo in parte coincidono con i gruppi etnici dei migranti in realtà proiettano la loro influenza sull’intera comunità dei fedeli molti dei quali, e in numero sempre maggiore, sono quelli in possesso di cittadinanza italiana e quindi necessitano della conoscenza del quadro giuridico del quale il sentimento religioso e la sua esplicazione può operare. Il fatto poi che il Ministero abbia deciso di rilasciare al termine del corso un attestato di partecipazione a tutti coloro che lo hanno frequentato fornisce la possibilità di individuare degli interlocutori per relazionarsi con queste comunità religiose e avviare, ove questi siano interessati, le procedure per una possibile intesa e comunque per l’osservanza delle norme che regolano il fenomeno religioso nel nostro paese».