Punti nascita, l’Ausl risponde ai medici: «A Faenza e Lugo la sicurezza è garantita»

L’ordine e le società di pediatri e neonatologi sono convinti che servano almeno mille parti all’anno per avere i livelli di sicurezza più elevati ma solo Ravenna ha questi numeri

1428909714409.jpg«Nei punti nascita di Lugo e Faenza, pur in un contesto di numero di parti in costante riduzione, la questione della sicurezza di quelli che attualmente vi si effettuano è tenuta sotto costante ed attento monitoraggio». L’Ausl Romagna interviene con alcune precisazioni che ritiene necessarie all’indomani delle questioni sollevate in una conferenza stampa tenuta dall’ordine dei medici e dalle società scientifiche di Pediatri e Neonatologi.

Dai medici arriva una richiesta di mantenere in funzione solo i punti nascita che raggiungono almeno mille parti all’anno, soglia ritenuta necessaria perché il personale accumuli l’esperienza necessaria per operare in sicurezza. In provincia i punti sono tre: nel 2016 Ravenna ha raggiunto 1.408 parti, 639 a Faenza e 602 a Lugo.

«Si condividono naturalmente dal punto di vista strettamente clinico e tecnico – scrive l’Ausl in una nota – i dati derivanti dalle linee guida di settore, in merito alle soglie di sostenibilità dei punti nascita e ai requisiti necessari per lo svolgersi del parto in sicurezza, tant’è vero che, come emerge anche dal Piano di Riordino Ospedaliero per la Romagna approvato dalla Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria il 9 gennaio scorso, si sta realizzando un programma mirato ad ulteriormente qualificare e rendere più sicuro e razionale il quadro dell’offerta sanitaria relativa alle nascite, nel Ravennate e in tutto il territorio romagnolo».

L’Ausl sottolinea che i livelli di sicurezza sono garantiti dalla presenza in entrambi i punti, di tutti i requisiti previsti dalle normative, che prevedono fra l’altro la presenza di un pediatra nell’arco della 24 ore: «I pediatri operanti appartengono tutti alla medesima equipe che lavora a rotazione negli ospedali di Ravenna, Lugo e Faenza, assicurando in questo modo il mantenimento di adeguati standard di competenza professionale». Inoltre, per ovviare in questi mesi ad una carenza del personale pediatrico necessario dell’equipe di Ravenna, e in attesa del perfezionamento delle pratiche per ulteriori reclutamenti in corso, si è ricorsi ad una integrazione nella turnistica con pediatri provenienti dagli altri territori aziendali: «Questa azione organizzativa, ben lungi dal rappresentare un pericolo o un depotenziamento delle altre Pediatrie, dimostra invece il grado di responsabilità e di maturazione raggiunti dall’organizzazione e da tutte le Pediatrie aziendali, che agiscono, così come sta già accadendo in altre discipline, solidalmente come un “corpo unico”, intervenendo in aiuto di chi può trovarsi momentaneamente in difficoltà».

La questione ha sollevato anche reazioni politiche. Andrea Liverani, consigliere regionale della Lega Nord, non ci sta: «Da anni mi batto affinché le sedi che ora rischiano la chiusura vengano maggiormente tutelate. Da anni segnalo, con atti ufficiali, i gravi disagi riscontrati, come l’assenza del pediatra di notte e di posti letto dedicati ai bimbi, così costretti a condividere le stanze con gli adulti. La responsabilità principale è di chi  ha amministrato e amministra questi territori e della Regione: tutti insieme si sono distinti per un devastante immobilismo che ha lasciato campo libero all’Asl. Con questi risultati: il rischio che anziché fare politiche di incentivo alle nascite, si chiudano le strutture dove partorire».

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