L’ex primario: «Punti nascita, sotto i mille parti la sicurezza è a rischio»

Leonardo Loroni firma una nota dell’associazione “Dalla parte dei minori” che accusa gli amministratori di posizioni demagogiche sulla possibile chiusura di Faenza e Lugo

1428909714409.jpgLa posizione dei sindaci contrari alla chiusura dei punti nascita sotto i mille parti annui è dettata solo dal consenso elettorale. Secondo l’associazione “Dalla parte dei minori” è questo il vero motivo per cui gli amministratori hanno preso posizione contraria a quelle che vedrebbero i punti nascita di Faenza e Lugo chiudere. A firmare la nota dell’associazione sono l’ex primario di Pediatria di Ravenna, Leonardo Loroni, e l’avvocato Monica Miserocchi.

Le posizioni degli amministratori – scrive l’associazione – rappresenta «solo l’ultimo di una lunga serie di tentativi di procrastinare (o di evitare) le scelte dettate dalle previsioni dell’Accordo della Conferenza Unificata Stato Regioni del 16 dicembre 2010 che prevedeva la riorganizzazione dei punti nascita fissando il numero di almeno 1000 nascite/anno quale parametro standard a cui tendere, nel triennio, per il mantenimento/attivazione dei punti nascita» e, solo sulla base di motivate valutazioni, «la possibilità di punti nascita con numerosità inferiore e comunque non al di sotto di 500 parti/anno».

Dilazioni «che hanno consentito di mantenere aperti centri con meno di 200 nascite per anno mettendo in crisi gli stessi Punti Nascita a norma e l’intero sistema ostetrico e pediatrico regionale». Per l’associazione, «non v’è alcun dubbio che la scelta di garantire Punti Nascita con almeno 1000 nascite/anno sia dettata da precise scelte operate sulla base di elementi scientifici consolidati qualsiasi altra decisione è solo deleteria e contribuisce a generare confusione». Secondo l’associazione, la formazione dei medici in punti nascita più grandi è migliore.

«Lo evidenziano benissimo – dicono – nel documento del 4 ottobre 2016 i Ginecologi di Lugo e Faenza e in quello dello scorso 23 marzo le associazioni dei medici neonatologi e pediatrici dell’Emilia Romagna, indirizzati all’Assessorato alla Sanità della Regione Emilia-Romagna, al Presidente della Commissione Nascita Regionale ed ai Sindaci delle città con punti nascita della regione E-R, le associazioni dei medici neonatologi e pediatrici che spiegano come se in un centro con 500 nati può capitare di rianimare un neonato due volte l’anno e, se ci sono almeno 6 medici che ruotano, in quella struttura gli capiterà di rianimarne uno ogni tre anni: quel medico non potrà essere capace di farlo al meglio».

In definitiva, «anche se la mortalità e l’asfissia alla nascita sono basse ogni caso prevenibile è un caso di troppo. La vera discriminazione, il vero disagio, dunque, non sta nella chiusura dei Punti Nascita piccoli, bensì  nel venir meno della garanzia dell’uguaglianza nell’accesso alle cure»

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