Clima, il meteorologo: «Ormai la Romagna è come il Salento degli anni Ottanta»

Randi (Meteo Romagna): «L’ultima “estate fresca” risale al 1995. Il periodo più secco era l’inverno»

RandiEstati siccitose, ondate di calore, forti venti e grandinate. Il clima della provincia di Ravenna assomiglia sempre più a quello che, fino a trent’anni fa, si poteva trovare in una località del Centro-sud italiano. A dirlo è Pierluigi Randi, meteorologo di Meteo Romagna, con il quale abbiamo tracciato un quadro della situazione dopo la tempesta del 28 giugno e la siccità che in questo periodo preoccupa gli agricoltori e non solo.

Randi, in che modo il clima ravennate e romagnolo si inserisce nel trend globale del cambiamento in corso?
«C’è una escalation notevole negli ultimi tre decenni che sta innalzando le temperature medie di circa un grado. Il trend di crescita non è una novità in sé ma lo è la velocità con il quale sta accadendo, prima cambiamenti di questo tipo potevano avvenire nell’arco di un secolo».

C’è una stagione particolare nel quale si concentra questo aumento di temperatura?
«Senza dubbio l’estate è la stagione che si è riscaldata di più. Negli anni Sessanta e Settanta avere estati fresche era del tutto normale, ora si susseguono le ondate di calore con le quali si intende un periodo prolungato di temperature oltre la media. Negli anni Settanta con 36 gradi si poteva affermare a ragion veduta che faceva caldissimo. Oggi è visto come normale, e negli ultimi 15 anni più volte abbiamo toccato punte di 40 gradi. Possiamo poi dire che le ultime quattro stagioni fredde sono state in pratica dei “non inverni”».

Cosa si intende per “estate fresca”?
«Un’estate in cui nell’arco dei tre mesi la temperatura media non superi i 22-23 gradi. L’ultima ad avere avuto queste caratteristiche è stata quella del 1995. Da allora si sono susseguite stagioni estive calde o molto calde».

Questa estate come sta andando?
«Non è ancora finita ma possiamo metterla tranquillamente tra le quattro più calde. Gli anni eccezionali sono stati il 2003 e il 2012 ma anche il 2015 è stato un anno con i mesi estivi molto caldi. Questa è già a quei livelli».

Il 2017 sarà ricordato per la forte tempesta del 28 giugno.
«Si è trattato di un evento climatico importante. Fenomeni di questo tipo si sono verificati anche in passato ma negli ultimi anni si ripetono sempre più spesso: è una conseguenza del riscaldamento. Avere temperature più alte equivale a mettere benzina in aggiunta nel motore climatico. Viene trattenuto nell’aria il sette percento di acqua in più rispetto al passato, è come caricare una molla che quando si scarica provoca forti piogge».

Foto ClimaQuindi la novità degli ultimi anni è anche l’intensità dei fenomeni temporaleschi?
«Direi di sì. Dalle nostre parti il vento c’è sempre stato e sulla grandine non abbiamo grandi statistiche. Fenomeni temporaleschi così intensi invece prima non c’erano. I dati dicono che la piovosità totale non è variata granché, siamo sull’ordine di una flessione del cinque percento, ma è cambiata il modo in cui l’acqua viene distribuita nel corso del tempo. Ci sono periodi in cui piove troppo poco e gli intensi temporali non risolvono il problema della siccità».

Anche l’estate secca è una novità degli ultimi tren­t’an­­ni?
«Esatto. Dalle no­stre parti il periodo più secco dell’anno era l’inverno, l’estate era al terzo posto. Dal 2000 in poi le precipitazioni estive si sono ridotte del 30 percento, abbiamo avuto un’eccezione soltanto nel 2014».

Ci sono differenze climatiche tra le varie zone del Ravennate?
«Non importanti. L’unica variabile è tra costa ed entroterra. Sul litorale abbiamo giornate più fresche e notti più calde, nell’entroterra avviene il contrario. Il mare agisce da termoregolatore ma in ogni caso la temperatura media si è alzata allo stesso modo in tutta la Romagna».

Il clima romagnolo di oggi è paragonabile ad altri che magari in passato si trovavano in altre zone d’Italia?
«Fino al cambiamento climatico qui c’era un clima subcontinentale, ora possiamo paragonarlo a quello che negli anni Ottanta si poteva riscontrare, se non in Salento, quanto meno nel centro sud».

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