Molestata dal capufficio, il “me too” di Delia: «Alla fine mi sono licenziata…»

La testimonianza dell’attrice della compagnia Panda Project: «Nel mondo dello spettacolo mai nessun problema. Tranne forse per chi ha figli…»

Molestie Lavoro 2Delia Trice oggi vive in Danimarca, ma ha vissuto a Ravenna per tredici anni e ancora lavora con la compagnia teatrale ravennate Panda Project. Sul suo profilo Facebook, qualche settimana fa, è comparso un semplice “me too”, l’hashtag diffusosi dopo la denuncia di diverse attrici di Hollywood (tra cui Asia Argento) al produttore Harvey Weinstein, accusato di aver violentato e molestato decide di donne approfittando del suo ruolo e del suo potere.

L’abbiamo quindi contatta per chiederle cosa quel “me too” nel suo caso significasse e se avesse voglia di raccontarci la sua storia. «Molto volentieri – ci ha detto – perché credo sia giusto».

Ci aspettavamo, naturalmente, una storia maturata nell’ambiente dello spettacolo e, invece, quella di Delia si svolge tra lavoratori di una cooperativa che gestiva un servizio pubblico, a Bologna, una dozzina di anni fa. «Sì, lo so che questo stupisce, ma la verità è che l’episodio più grave l’ho vissuto in un normale lavoro di ufficio. Era il mio capufficio e da subito ha iniziato a riservarmi una serie di attenzioni sempre più insistenti, ma era ambiguo. All’inizio non capivo, ero giovane, temevo di fraintendere. Poi però molto presto ha cominciato a cambiare i turni per stare con me, a chiedermi di uscire a cena e a pranzo, cercava di starmi sempre troppo vicino invadendo di continuo il mio spazio personale. Ben presto era diventato opprimente e la situazione molto imbarazzate. Gli ho parlato, ma lui ha minimizzato e ha continuato come niente fosse».

Lui all’epoca aveva 46 anni, Delia una ventina di meno. Entrambi single. Con il protrarsi della situazione Delia si è rivolta anche ai superiori in azienda ottenendo un trasferimento di ufficio e quindi di orario. «Peraltro molto peggiorativo per me. Andavo a lavorare al turno delle 5 e me lo trovavo sotto casa, veniva comunque a trovarmi. Alla fine mi sono licenziata… Non potevo denunciarlo perché non mi ha mai minacciata, né mi ha messo le mani addosso, ma la situazione era diventata per me comunque insostenibile».

Nel teatro, racconta, situazioni così invece non ne ha mai vissute. All’inizio magari qualche invito più o meno allusivo è arrivato ma, racconta Delia «ho la sensazione che la situazione sia molto migliorata negli anni, c’è più consapevolezza. E invece tutto è diventato molto più problematico dopo aver avuto un figlio, pensano tutti che siccome hai un bambino sarai meno disponibile a lavorare, anche se non è vero».

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