Bici Obike pesanti e lente, il responsabile: «Per non correre e scoraggiare i ladri»

La startup asiatica è sbarcata con centinaia di velocipedi tra Ravenna e Cervia: «Nei primi giorni in media una corsa per ognuna». Ma nessun dettaglio sulla dimensione dell’azienda. Sul futuro: «Siamo in fase sperimentale, non possiamo sapere se reggerà il business»

ObikeCon il telefonino cerchi sulla mappa la bicicletta disponibile più vicina, sblocchi il lucchetto inquadrando con la fotocamera il codice a barre sul telaio, pedali per quanto ti serve e quando arrivi a destinazione chiudi il lucchetto per lasciare la bici ovunque a disposizione degli altri. Funziona così Obike, il servizio di condivisione bici operativo a Ravenna e Cervia dalla fine di marzo. In tutto circa seicento velocipedi grigi e gialli sparsi nei due comuni. Caratteristica peculiare è proprio l’assenza di stazioni dove collocare le bici nel periodo in cui non si utilizza: può essere lasciata ovunque, nel rispetto del codice della strada e della buona educazione. Obike è una startup nata a Singapore all’inizio del 2017 e si sta ampliando. Entra nelle città stringendo rapporti commerciali con aziende locali che conoscono il territorio. Il responsabile del ramo Italia è il 40enne milanese Andrea Crociani che nel 2012 partecipò allo sbarco italiano di Airb&b.

Crociani, che numeri sta facendo Obike? Quanti siete?
«È una startup ancora piccola ancora ma già con un approccio globale, siamo in oltre venti Paesi in tutto il mondo. La parte italiana è nata a luglio 2017 e io sono entrato a ottobre. Posso dire che i tassi di crescita sono molto elevati ma non posso dare numeri su fatturati, giro d’affari, dipendenti. La linea aziendale su questi temi è molto rigida».

Come è cominciata l’avventura ravennate?
«Nei primi tre giorni c’è stata una media di un corsa per ogni bicicletta distribuita sul territorio. Siamo soddisfatti dell’inizio».

Che rapporti avete con l’amministrazione comunale?
«Abbiamo avuto incontri con il sindaco e gli assessori per presentare il nostro progetto e abbiamo trovato grande incoraggiamento a portare avanti il progetto. Siamo una realtà privata, avviamo la nostra attività con una normale Scia e il rischio è tutto nostro. Ai Comuni chiediamo di sposare la mentalità dietro al bike sharing, magari promuovendo un uso consapevole della bici e del riposizionamento».

E magari qualche ciclabile in più…
«Ho un altro modo di vedere le cose: non devono aumentare gli spazi riservati alle bici, vorrei che diminuissero quelli in cui è permesso l’accesso alle auto»

Chi usa la bici paga 50 centesimi ogni 30 minuti con varie formule di abbonamento. Il business regge solo sul pagamento delle corse?
«C’è anche la vendita di spazi pubblicitari sulle bici e a Ravenna abbiamo già un contratto di sponsor. Poi anche tramite l’app sul telefonino possono essere veicolati messaggi promozionali di terzi. Ma tutti i dati restano solo a Obike».

Il modello reggerà?
«Siamo ancora in fase sperimentale, non possiamo sapere se reggerà all’infinito. Dobbiamo arrivare almeno all’anno prossimo per capire come vanno le cose».

Vi sarete posti anche il problema di furti e vandalismo. Poche settimane fa un vostro competitor cinese, la Gobee, ha annunciato di abbandonare l’europa proprio per troppi danni subiti.
«Per scongiurarli si parte dalla scarsa appetibilità delle bici: pesano volutamente tanto, 22 kg, e anche i pezzi sono specifici in modo che non siano utilizzabili altrove. Bisogna mettere in conto comunque che una parte verranno rubate. Se i furti restano sotto al 10 percento della flotta diciamo che ci sono i margine per resistere».

Circolano lamentele di chi critica lentezza e pesantezza delle bici. Le abbiamo provate e in effetti il mezzo è stabile e silenzioso ma è richiesta una bella gamba per mandarlo avanti…
«Sono bici pesanti con gomme piene per ridurre la manutenzione, renderle meno appetibili per i ladri ed evitare che gli utenti sfreccino per le strade aumentando i rischi a loro carico».

Prima di entrare in una nuova città cosa si valuta?
«Si valuta la popolazione e il potenziale. In Romagna non c’è solo il residente ma anche il turista. E ovviamente si guarda quanto è pianeggiante il territorio, proprio per il discorso appena fatto sulla pesantezza dei mezzi. Bisognerebbe guardare anche la qualità delle strade ma ad esempio a Roma ci sono strade disastrose ma non essendoci altri sistemi di viabilità leggera, agli utenti Obike piace».

C’è anche una mentalità proiettata in ottica più green o è solo business?
«Vengo da Airb&b e dal mondo sharing, credo moltissimo nel lato non tanto ambientale ma in un cambio culturale degli usi e lo dico mentre rispondo al telefono da un’auto ibrida. Non ho problema a dire che Milano dove vivo e non c’è Obike utilizzo il bike sharing dei nostri concorrenti. Nei giorni in cui sono stato a Ravenna per il lancio di Obike, ad esempio, ho parcheggiato in albergo e non ho più spostato l’auto».

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