L’ex direttore dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma interviene sul caso del relitto recuperato a Ravenna e “dimenticato” in un magazzino a Comacchio
Oggi Comacchio non può più ospitarla e urgono soluzioni alternative. «Si tratta di un progetto di recupero che non ha eguali al mondo, non essendo stata smontata la nave – continua Meucci –, ma che deve essere completato con il restauro vero e proprio e la successiva valorizzazione della nave». Un lavoro per cui Meucci (ora in pensione dall’Istituto del Restauro ma ancora al lavoro su diversi progetti e con collaborazioni anche con l’Unesco) si autocandida, in una mail inviata anche al sindaco Michele de Pascale, per fornire supporto tecnico e conoscitivo «nel rispetto dei tanti anni di lavoro (l’intervento di consolidamento è durato circa cinque anni, ndr) e dell’impegno dei tanti operatori che hanno partecipato ai lavori». In ogni caso, assicura Meucci, «le procedure da seguire sono dettate già dal progetto a suo tempo studiato e in parte realizzato e vanno eseguite nel locale destinato anche all’esposizione della nave». Con tanto di complicazioni logistiche legate alla dimensioni (circa 7 metri di lunghezza) e al peso (alcune tonnellate) della nave, attualmente chiusa in una sorta di cappotto in vetroresina realizzato per impregnare il legno con il Peg, liquido utilizzato come consolidante. «Le perdite, anche importanti, che si sono verificate in questi anni – commenta ancora Meucci – sono in qulche modo fisiologiche e non hanno rovinato la nave. Ora il restauro prevede due fasi: una prima di essicazione lenta, levando il solo guscio superiore; poi si potrà cominciare a smontare per settori il guscio esterno, cominciando a mettere in funzione le strutture di esposizione (ecco perché il luogo deve essere lo stesso). Un’operazione che può durare al massimo due anni per un investimento non così esoso come ha scritto qualcuno, parlando di milioni di euro, e che invece non supera i 300mila euro, compresa la struttura espositiva».
Sul tema è stata anche depositata un’interpellanza in consiglio comunale, a firma di Daniele Perini di Ama Ravenna (della maggioranza di centrosinistra) che chiede al sindaco di attivarsi per trovare una soluzione insieme a fondazione Ravennantica e Soprintendenza.