Molto spesso i social network oscurano la pubblicità del negozio CbWeed di Ravenna. «Ma c’è diffidenza anche nei media tradizionali»
Il problema non riguarda soltanto i social network: Anche al di fuori del mondo on line rimane un certo tabù sull’argomento: “Ci hanno rifiutato pubblicità su televisioni, radio e quotidiani. L’argomento era troppo sensibile, questa la giustificazione. Cosa significhi sensibile non si sa; la giustificazione potrebbe essere la paura che la Cannabis Light non sia davvero legale”.
Insomma, un bel problema per aziende che devono farsi conoscere e che sono gestite spesso da giovani titolari per i quali esiste un “vuoto legale che non accenna ad essere colmato” come se ad alcuni nonpiacesse che “la cannabis light sia legale in Italia”. Riprende il titolare del negozio ravennate: “e è vero, come è vero, che la cannabis light è legale in Italia, perché Facebook censura le nostre pagine? Ignoranza? Perbenismo? Più che cambiare la legge bisognerebbe fare una campagna pubblicitaria, anche a livello istituzionale, che contribuisca a cambiare la percezione delle nostre aziende”.
Il problema insomma si potrebbe risolvere con informazioni su questi nuovi negozi che stanno aprendo sempre più numerosi. “Le aziende che vendono e producono cannabis light – ricorda Pasini – danno lavoro a centinaia di persone in tutta Italia, se non migliaia, fatturano milioni di euro, e lavorano nella piena legalità. Dovrebbero quindi poter promuoversi come fanno tutte le altre aziende”.