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Il figlio arrestato, le sordomute, lo specchietto: ecco le truffe più diffuse

Se qualcuno si presenta con un danno all’auto, occhio ai finti segni sulla carrozzeria: sono con il gesso. Non esiste l’avvocato che chiede soldi al telefono per aiutare un parente in manette: non serve denaro con le divise. I carabinieri hanno realizzato una brochure con le pillole per evitare inganni. La polizia municipale raccoglie anche i casi segnalati dalle chat dei gruppo Whatsapp

Nel vasto sottobosco delle truffe gli episodi più frequenti sono quelli in cui il malvivente si finge qualcuno autorizzato a entrare nelle case per riuscire a rubare una volta dentro. «In questi casi la truffa iniziale è solo un mezzo per arrivare al furto – spiega Andrea Giacomini, comandante della polizia locale di Ravenna –. Lo scopo del truffatore è convincere la vittima ad accoglierlo nell’abitazione: dal tecnico del gas alla lettura dei contatori anche finte forze dell’ordine».

Chi si muove in questo contesto non punta a vendere prodotti tarocchi o contratti ingannevoli ma attende il momento della distrazione per impossessarsi di valori: «Soldi, gioielli, quello che il truffatore riesce a capire che c’è a disposizione in quella casa. Sono reati davvero odiosi perché fanno leva soprattutto su persone in difficoltà». In questi casi l’antidoto è quello di fare verifiche preventive prima di lasciare entrare chiunque, magari con una telefonata a un parente o ai numeri di emergenza.

Se lasciamo le mura domestiche e scendiamo in strada non mancano i rischi. Anche al volante: «Continua a essere gettonatissima la cosiddetta truffa dello specchietto», continua Giacomini. Che illustra le tecniche: «La vittima sta viaggiando in auto e incrocia la vettura dei truffatori che ha già lo specchietto rotto sul lato sinistro. I truffatori lanciano un piccolo oggetto contro l’altra auto per non fare danni ma al solo scopo di far sentire un rumore alla vittima e poi la inseguono e la fanno fermare sostenendo che c’è stato un urto e per riparare il danno chiedono una somma in contanti, 50 o 100 euro senza coinvolgere l’assicurazione per evitare l’aumento del premio. Per essere convincenti spesso il truffatore del caso ha in mano un gessetto per fare un segno sull’auto della vittima che a quel punto può davvero cadere nel tranello». Il consiglio per evitare problemi è semplice: se qualcuno chiede soldi per uno specchietto rotto meglio una telefonata alle forze dell’ordine. «Di solito questo basta per far allontanare i malintenzionati».

Restando sulle strade, non mancano i casi di persone che si sono ritrovate le gomme forate e hanno ricevuto l’assistenza di un buon samaritano di passaggio per poi accorgersi che era stata ripulita la vettura: «Di solito queste sono azioni coordinate che puntano a vittime in possesso di attrezzature di valore, magari fotografi. Mentre uno distrae il proprietario, un complice afferra gli strumenti».

Ma è un settore in continua evoluzione. «Stiamo assistendo al ripetersi di una nuova situazione: sordomute che chiedono soldi in strada per associazioni di assistenza. Ma non sono sordomute e le associazioni non esistono». È già accaduto due o tre volte in città: «Persone diverse che fornivano sempre lo stesso materiale informativo, a dimostrazione che c’è una rete che sta organizzando la cosa. Il consiglio che posso dare è di non scegliere la strada come luogo per la beneficenza perché ci sono altri metodi più garantiti sulla destinazione del denaro».

Tra i nuovi casi accaduti di recente c’è una situazione particolarmente complessa che parte dal mondo online. Qui la vittima è qualcuno che ha messo in vendita un bene tramite qualche vetrina virtuale regolare e pulita. Ma usata per fini illeciti dal truffatore che si dice interessato all’acquisto e si accorda per fare un pagamento con accredito sul conto corrente ma tramite sportello bancomat: il truffatore convince il venditore ad andare al bancomat per fargli avere i soldi e invece chiede una cauzione che incassa subito e poi sparisce. «Qui ci avviciniamo alle frodi telematiche, sono situazioni diverse dove gli autori sono persone con capacità tecniche e informatiche non indifferenti». Un fronte che però pare in declino: «Le banche hanno molte risorse da investire per la protezione e questo sta innalzando i livelli di sicurezza per i clienti». Il cosiddetto phishing: «Una email mandata a una raffica di indirizzi in cui ci si spaccia per una banca e si chiede di andare a controllare il proprio conto, in realtà si stanno dando le credenziali di accesso a criminali. È una tecnica a strascico, si getta la rete e si vede quandi ci cascano. Oggi sono sempre meno».

Tra gli strumenti di contrasto sta dando buoni risultati Sicura, la rete nata dall’esperienza dei gruppi di vicinato su Whatsapp che mette in collegamento la centrale operativa della polizia municipale con un gruppo di referenti per ogni chat di quartiere: «Appena compare in una via il classico “tecnico del gas” subito parte il tam tam, la gente si mette in allerta e il passaggio di una pattuglia in zona fa allontanare il soggetto».

Il contrasto alle truffe è un tema cui anche i carabinieri hanno dedicato attenzione, cercando non solo di intervenire con la repressione ma anche sulla prevenzione con iniziative divulgative. La principale è stata la realizzazione di un pieghevole con alcuni consigli in pillole che sono stati distribuiti a più riprese in occasione di incontri pubblici o momenti di aggregazione. Sono stati spesso i comandanti di stazione a presentarsi in prima persona all’uscita dalla chiesa dopo la messa per divulgare le brochure. Gli incontri sono stati organizzati da associazioni e comitati o anche semplici cittadini che hanno richiesto aiuto.

Il riscontro sembra esserci, come dimostrano i casi in cui veri militari in borghese non sono riusciti a entrare in casa di persone da cui dovevano raccogliere informazioni per indagini rendendo necessario l’intervento di colleghi in divisa (tra le indicazioni della brochure c’è proprio quella di aprire solo a personale in divisa).

Ma il lavoro di sensibilizzazione ha coinvolto anche il mondo bancario per creare una rete di antenne attorno alle potenziali vittime. Una delle classiche truffe telefoniche consiste nello spacciarsi per un fantomatico avvocato che chiede all’anziano di preparare una grossa somma di denaro in contati da consegnare a un incaricato che passerà a ritirarla per aiutare il figlio in stato di arresto. Ovviamente nulla è vero. Ma la vittima va nel panico e si presenta in banca. Ecco perché i carabinieri hanno invitato il personale degli istituti di credito ad avvisare in caso di anomale operazioni. È successo anche a marzo alla Credem di Ravenna con un esito rocambolesco: i carabinieri erano nella filiale per scongiurare una truffa e si sono ritrovati a sventare una rapina casualmente in concomitanza.