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Morti sul lavoro, Ravenna seconda in regione. Appello Cisl dopo il caso di Lugo

Nel 2018 gli infortuni accertati dall’Inail sono stati quasi cinquemila in provincia

L’infortunio mortale a Lugo

Continua a far discutere la morte di Daniele De Michele, il 38enne legale rappresentante di un’azienda di Rimini precipitato in un cantiere di Lugo nel pomeriggio di ieri, 20 settembre.

Francesco Marinelli, segretario generale Cisl Romagna, commenta: «Una settimana tragica in Romagna, ieri a Lugo e martedì a Sarsina due incidenti mortali: l’allarme che avevamo lanciato nei giorni scorsi è purtroppo triste realtà».

Proprio nei giorni scorsi la Cisl Romagna aveva infatti presentato il secondo rapporto annuale “Gli infortuni sul lavoro in Romagna”, in cui emergevano i record negativi del territorio romagnolo.

«A Ravenna sono quasi raddoppiati i casi di decesso nei luoghi di lavoro, passando dai 5 morti del 2017 ai 9 decessi del 2018 – spiega il segretario – questo ha fatto balzare la provincia dal quinto al secondo posto in Emilia-Romagna con 5,2 sinistri letali ogni centomila occupati (dietro alla sola Ferrara, in testa con 5,5, ndr)».

Il rapporto analizza anche gli infortuni definiti “accertati” da parte dell’Inail e che non hanno avuto esiti mortali. Ravenna è in quarta posizione con 2,8 incidenti ogni 100 lavoratori, pur registrando una riduzione per valori assoluti di 50 incidenti, con 4.768 infortuni complessivi accertati nel 2018.

«Manca ancora nel nostro paese una vera cultura della sicurezza – continua il responsabile della Cisl –. La sicurezza non va considerata dalle imprese solo come un adempimento alle norme, ma una vera leva di sviluppo e crescita, che tiene insieme benessere delle persone e produttività. 
Purtroppo il Governo ha recentemente abbassato la guardia su questo argomento, infatti ha tagliato 410 milioni di euro sui piani d’investimento per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro».

«Non possiamo accettare che nel terzo Millennio si muoia di lavoro e per il lavoro, quindi come Cisl Romagna lanciamo tre appelli – termina la nota del sindacalista –: alle imprese perché migliorino l’organizzazione del lavoro e la formazione dei lavoratori per una cultura della sicurezza, all’Ausl perché collabori il più possibile con i Rappresentanti dei Lavoratori per la sicurezza e al Governo perché finanzi l’assunzione di personale presso gli Ispettorati Territoriali del Lavoro e costituisca una cabina di regia come quella prevista per il caporalato».