
«Troppa acqua a Punte Alberete, così si danneggia la foresta allagata nella palude dolce a nord di Ravenna». È la segnalazione di Alvaro Ancisi, consigliere comunale di Lpr e presidente delle commissione consiliare Ambiente, che rivolge un’interrogazione al sindaco su come si intenda affrontare l’emergenza. La situazione di Punte Alberete è emersa nei giorni scorsi contestualmente al dibattito su Valle della Canna, ambiente gemello separato dal corso del Lamone, dove invece il problema è il livello troppo basso dell’acqua.
Per domenica 19 luglio “Goletta Verde 2020” ha organizzato un’escursione guidata a Punte Alberete. E allora per Ancisi «giova stimolare la conoscenza pubblica e l’attenzione dell’amministrazione comunale sulle condizioni attuali di questa eccezionale attrazione ambientale del nostro territorio».
La causa ecologica del fenomeno del livello elevato a Punte Alberete – spiega il decano dell’opposizione – sta nell’eccessiva formazione di vegetali tipica delle paludi, «la cui degradazione alla fine del ciclo, essendo inferiore alla sua produzione, fa sì che si accumulino quantità smisurate di biomasse che trasformano le zone umide in una fitta boscaglia».

Per una gestione corretta serve «la rimozione delle piante in sovrannumero rispetto alla capacità degradativa del sistema palustre». Ancisi riassume così le operazioni: ogni estate si devono essiccare vaste porzioni delle bassure allagate, sfalciarne la vegetazione valliva ed asportarla dal fondo e farlo nel minor tempo possibile, onde non manomettere troppo pesantemente l’ambiente e disturbare eccessivamente la fauna, anch’essa molto ricca e peculiare. I fondali vallivi, perché li reggano senza farli affondare, devono essere sottoposti ad un adeguato periodo di essiccamento, seguito da una veloce raccolta delle biomasse seccate, imballandole ad uso di mangime per gli allevamenti zootecnici.
Ma c’è un altro aspetto che preoccupa Ancisi: «Il problema attuale di Punte Alberete consiste nel livello idrico eccessivo, fin dai mesi invernali, tale da non permettere più di essiccarne i fondali, allagati ormai da troppo lungo tempo, impedendo quindi di effettuare gli sfalci. La causa specifica di tale anomala situazione va attribuita alla presenza di falle nell’argine del canale Nuovo Carrarino interno all’oasi, che ai loro tempi venivano rilevate dalla presenza assidua, pressoché quotidiana, dei volontari dell’associazione Arca. Segnalate subito, Romagna Acque provvedeva immediatamente al sollecito ripristino della tenuta arginale, per impedire, doverosamente, la fuoriuscita dalla rete acquedottistica della preziosa acqua potabile, scongiurando al contempo il danno ambientale dovuto all’impossibilità o almeno al ritardo delle operazioni gestionali estive. Oggi peraltro il Nuovo Carrarino mostra un livello troppo elevato di acqua (+127 centimetri), la cui maggiore pressione idrostatica incentiva di fatto delle rotture nell’argine».