I ragazzi della Dad: da chi non ne può più fino ai videogiochi durante le lezioni

Le testimonianze di alcuni adolescenti ravennati: manca la normalità. E tutti hanno aumentato le ore di smartphone, computer e tv…

Adolescenti DadImpossibile raccontare lo stato d’animo degli adolescenti in un articolo di giornale, ancor meno nel bel mezzo di una pandemia che nel corso di questi mesi li ha travolti, privandoli spesso della loro routine scuola-amici-sport e tenendoli incollati ancor più di prima ai propri dispositivi elettronici.

Abbiamo però raccolto alcune testimonianze (che lasceremo anonime essendo tutti minorenni) tra ragazzi ravennati che frequentano le scuole superiori – quelle al momento chiuse per decreto in Emilia-Romagna, ma che continuano con la cosiddetta “didattica a distanza” – per cercare di capire come stanno vivendo questi giorni a tratti surreali.

«No, non sono per niente contenta di fare lezione da casa», ci dice senza mezze misure la più piccola tra gli intervistati, che chiameremo Sofia, entrata quest’anno alla scuola superiore. E di motivi ne snocciola parecchi: «Perché non riesco a stare concentrata, al pomeriggio ho sempre sempre mal di testa e sono stanca, in più mi bruciano anche gli occhi. I professori spiegano di più perché si fa fatica a fare degli esercizi insieme come si faceva in presenza. Il telefono poi è una fonte di distrazione e con i miei compagni ci messaggiamo sempre, anche durante le lezioni». A Sofia manca «un sacco» la normalità, anche durante il tempo libero: «Non vorrei avere sempre il terrore di tossire o starnutire e poi vorrei far vedere quando sorrido. Le mie amiche strette le abbraccio lo stesso, ma mi manca il contatto fisico». Al suo posto, molti schermi digitali. «5 ore ogni mattina davanti al computer per le videolezioni, poi al pomeriggio potendo uscire di meno spesso sono in videochiamata con i miei amici e alla sera guardo la tv». Il sabato pomeriggio, prima dell’ultima ordinanza, scattava però il giro in centro: «Era sempre pieno, incontravamo tutte le persone che conosciamo e non tutte hanno la mascherina. Io invece la indosso sempre, più per paura di contagiare gli altri che di essere contagiata».

«È abbastanza pesante per me vivere questa pandemia – dice anche quello che chiameremo Achille, al quarto anno in una scuola superiore della provincia – più che altro per le numerose restrizioni che ci sono imposte, che influenzano fortemente quella normalità a cui ero abituato, ad esempio gli allenamenti di calcio molto diversi da prima perché devono rispettare una serie di norme di distanziamento, e soprattutto il metodo di svolgimento delle lezioni scolastiche». Achille si dice preoccupato anche per l’economia e per «la forte influenza che questa pandemia ha avuto sui rapporti sociali, che secondo me anche dopo il virus non torneranno ad essere come prima. La cosa che mi manca di più invece è uscire la sera, adesso che c’è il coprifuoco». «All’inizio ero “contento” di fare lezione da casa – continua – perché pensavo sarebbe stato più semplice, ma ora preferirei tornare a scuola perché facciamo oggettivamente meno di quando eravamo in presenza ed è più difficile seguire in videolezione».

La Didattica a distanza piace molto invece a Luca, 15 anni: «A scuola facevo fatica a stare fermo – ci racconta al telefono – a casa invece sono molto più comodo. Mi alzo dieci minuti prima dell’inizio, mi metto la felpa sopra il pigiama e poi mi collego, giocando però praticamente ai videogiochi durante tutta la lezione. Non che cambi molto, anche in classe non stavo molto attento – scherza, ma non troppo –. A scuola purtroppo siamo davvero troppi in aule piccole per poter contrastare la diffusione del virus. In Danimarca mi pare di aver letto che ci sono classi da 12 ragazzi, qui è davvero impossibile anche solo pensarlo».
«Quello che mi manca di più? Uscire la sera e fare le partite di calcio, che ora gli allenamenti sono solo in forma individuale. Resto in contatto con gli amici sui social, adesso la novità è Houseparty (un servizio di chat video, ndr), mentre le ragazze sono un po’ tutte su Instagram: sono sempre impegnate a fare foto e a guardare i like».
«In questi giorni (prima della nuova ordinanza, ndr) – continua Luca – sono anche uscito e in via Cavour, a Ravenna, sembrava di essere a un concerto dei Rolling Stones, una folla incredibile. Credo che per bloccare il virus sia inevitabile chiudere tutto, anche se mi dispiace per i commercianti ovviamente. Personalmente non ho paura del Covid, ma di poter piuttosto contagiare i miei famigliari, in particolare i nonni».

«In questo periodo provo un senso di rassegnazione – sono invece le parole di un altro 16enne ravennate, Filippo – perché comunque non posso far nulla se non rispettare le regole e aspettare che tutto passi. Sicuramente la sensazione più comune che sento tutti i giorni è quella della noia perché comunque qualsiasi cosa mi venga in mente di fare non posso farla. Sono però fiducioso che tutto passi, soprattutto se riusciranno a trovare un vaccino».
«Quello che mi manca di più? Gli amici, poterli vedere liberamente quando voglio – continua Filippo –. Svegliarsi presto per fare colazione e scappare in bicicletta a scuola e poi ancora fare le corse per andare in palestra, beh, quelle cose invece mi pesavano e mi stancavano parecchio. Ora riesco a essere più riposato durante le lezioni, anche se il cellulare a casa è una grande fonte di distrazione. La Dad purtroppo è anche limitata dall’instabilità della connessione, nostra e dei prof».
Per quanto riguarda lo sport, Filippo non può più andare in palestra: «Ora tocca arrangiarmi con quello che ho in casa nella speranza che si possa tornare al più presto. Purtroppo per ammazzare il tempo mi ritrovo a passare molte ore di fronte al telefono, a guardare una serie tv o di fronte alla console, anche se quest’ultima riesce perlomeno a mettermi in contatto con gli amici e persone esterne per fare una chiacchierata mentre si gioca assieme».

Continua gli allenamenti di calcio, ma durante il lockdown ha preso anche l’abitudine di fare palestra in casa, invece, Cristiano, che dice di non aver accusato particolarmente il colpo della pandemia. «Credo che non mi abbia per niente buttato giù, anzi – spiega – mi ha dato modo e tempo di focalizzarmi su obiettivi nuovi, come ad esempio quello di migliorare sempre di più il fisico e di concentrarmi sullo studio. Tutte cose che magari facevo ma senza quell’impegno che sto riponendo ora. Voglio vivere questa pandemia come una vera e propria opportunità per migliorarmi». Sicuramente anche a Cristiano man­ca uscire con gli amici: «In particolare è strano non avere quella libertà di poter andare sui mezzi pubblici, nei locali, all’ora che uno vuole. Con gli amici ci sentiamo sui social e durante tutta la giornata ho sempre lo smartphone a portata di mano…».

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