I portavoce dei Verdi della provincia di Ravenna hanno segnalato nei giorni scorsi centinaia di pesci morti nel Candiano, a Marina di Ravenna.
«Durante la bassa marea – scrivevano l’1 febbraio Graziella Bacchilega e Gian Luca Baldrati di Europa Verde -, mentre l’acqua scorreva lentamente, per almeno un’ora e probabilmente anche più, una lunga e ininterrotta fila di pesci, forse cefali, ha continuato a essere trasportata verso il mare. Alcuni si dibattevano ancora, ma la maggior parte erano chiaramente morti».
I due hanno inviato una segnalazione all’Arpae e al Comune di Ravenna temendo «una possibile situazione di inquinamento delle acque che è importante rilevare quanto prima e possibilmente risalire alla causa».
Ora il caso è arrivato anche in Regione, grazie all’interrogazione del Gruppo Europa Verde.
«Secondo quanto riportato successivamente dai giornali locali – afferma la capogruppo Silvia Zamboni, vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna -, la moria di pesci potrebbe essere conseguenza del cedimento, in alcuni tratti, dell’impianto fognario comunale. Vicino alla banchina della testata, più o meno all’altezza della struttura che conserva il Moro di Venezia, si sarebbe infatti creata una falla nell’asfalto che conduce alle fognature. Non a caso per un paio di giorni un odore nauseabondo è stato avvertito dai cittadini anche in darsena. Come Verdi raccogliamo la preoccupazione dei residenti e chiediamo alla Giunta regionale di verificare se siano stati effettuati, da parte dei tecnici di Arpae e del Comune di Ravenna, prelievi di acqua e di pesci e, in caso affermativo, se siano disponibili i risultati delle analisi, con indicazione delle sostanze che si sospetta abbiano provocato la moria. Inoltre, vorremmo sapere se l’inquinamento delle acque sia imputabile al malfunzionamento o alla scarsa manutenzione di alcuni tratti dell’impianto fognario comunale. Infine, sottolineiamo la necessità di chiarire se siano previste modalità di compensazione, come forma di risarcimento a seguito dei danni causati all’ambiente, a carico di coloro che, anche involontariamente, ne siano responsabili».