mercoledì
18 Giugno 2025
La storia

Un braccio bionico dopo un incidente, ora vuole insegnare educazione fisica

Il 19enne Davide Dalpane sta riscoprendo la gioia dei piccoli gesti quotidiani grazie a un'operazione chirurgica del team guidato dal dottor Guido Staffa al Maria Cecilia Hospital di Cotignola: «Voglio mostrare che la menomazione non è necessariamente un limite»

Condividi
Davide TMR MCH
Davide Dalpane

Dopo un incidente stradale, nelle campagne lughesi dove vive, ha dovuto subire l’amputazione di un braccio all’età di 16 anni e dopo tre anni, grazie a una protesi, sta scoprendo la gioia di piccoli gesti come aprire una bottiglietta d’acqua o reggere le buste della spesa e si è iscritto all’università per diventare professore di educazione fisica, «con la speranza in futuro di poter mostrare come la menomazione non costituisca necessariamente un limite e come affrontare un problema ricavandone una nuova opportunità». La storia di Davide Dalpane arriva dal Maria Cecilia Hospital di Cotignola, ospedale privato di alta specialità accreditato con il sistema sanitario nazionale.

Dell’unità operativa di neurochirurgia diretta dal dottor Ignazio Borghesi nella struttura in Bassa Romagna fa parte il dottor Guido Staffa, neurochirurgo specializzato nella chirurgia del sistema nervoso periferico il cui team ha eseguito tutti i sette interventi chirurgici eseguiti in Italia negli ultimi quattro anni con la tecnica Tmr utilizzata nel cado di Dalpane. Staffa è il pioniere in Italia di questa tecnica denominata Tmr (Targeted Muscle Reinnervation – reinnervazione dei muscoli target per innesto di protesi) che serve per imparare a usare l’arto artificiale, spesso con un intervento chirurgico per “collegamenti” neuro-muscolari adeguati.

«Dopo l’incidente per il quale ho perso il braccio desideravo una protesi funzionale e non solo estetica – racconta il paziente Davide Dalpane –. Era il 4 dicembre 2021 quando mi sono sottoposto all’intervento di Tmr, sapevo che ci sarebbe voluto del tempo ma già dopo pochi mesi ho visto i primi risultati.  E oggi, a distanza di oltre un anno dall’operazione, posso compiere gesti quotidiani con più facilità, dall’aprire la bottiglietta d’acqua, al fare la spesa (posso tenere i sacchetti da ambo i lati), ma anche usare il tablet o portare il trolley (e dall’altra parte tenere in mano il cellulare). È una bella sensazione poter fare queste azioni dopo tanto tempo in cui non lo credevo più possibile».

Prima dell’incidente Davide giocava a pallavolo. La passione è proseguita giocando a sitting volley (pallavolo paralimpica): «È stata e continua ad essere un’esperienza bellissima che mi permette di incontrare altre persone con disabilità che mi spronano a dare sempre di più. Oggi mi dedico anche agli studi: non potendo fare il poliziotto, il mio grande sogno da bambino, e nemmeno intraprendere una carriera nell’elettrotecnica per i lavori manuali che richiede (indirizzo delle scuole superiori che ho frequentato), mi sono iscritto all’università e studio per diventare professore di educazione fisica, con la speranza in futuro di poter mostrare come la menomazione non costituisca necessariamente un limite e come affrontare un problema ricavandone una nuova opportunità».

Dott. Staffa MCH
Il dottor Guido Staffa

La particolarità della tecnica Tmr è di riuscire ad aggirare la memoria ddel cervello. «La funzione della tecnica Tmr è creare i presupposti per l’impianto protesico – spiega Staffa –. Anni fa ho fatto parte di un gruppo di studio sugli amputati. Le protesi elettriche impiantate non venivano utilizzate bene dai pazienti in quanto per eseguire il movimento specifico della protesi si devono contrarre muscoli che sono tuttavia deputati a movimenti diversi. Il nostro cervello si rifiuta infatti di usare movimenti diversi da quelli per cui è stato progettato. Da qui l’idea di impiantare i nervi della parte residua all’amputazione, ovvero quelli che rimanevano nel moncone, su questi muscoli per ottenerne l’attivazione. Si aggira così il limite umano, definito lo schema corporeo, ovvero la memoria del cervello che non è in grado di attivare naturalmente la protesi secondo quelle che sono le necessità».

Dalpane aveva subito un’amputazione del terzo prossimale di omero con disarticolazione (viene tolto tutto l’arto compresa l’articolazione della spalla) a causa di un incidente in moto a soli 16 anni. Questo tipo di amputazione è particolarmente favorevole alla tecnica Tmr e l’intervento è avvenuto circa ad un anno di distanza dall’incidente per ridare funzionalità ai nervi che presentavano ancora una potenzialità.

«Sono due i principali scopi della procedura: trattare il dolore cronico (neuroma doloroso o sindrome dell’arto fantasma), che troppo spesso limita la qualità di vita di queste persone, e porre le basi neuro-muscolari per l’impianto della protesi – spiega il dottor Marco Cancedda, nel team di neurochirurgia a Maria Cecilia Hospital, in sala operatoria per l’intervento insieme a Borghesi e Staffa –. In estrema sintesi, l’intervento consiste nel liberare i nervi dalle aderenze cicatriziali post-traumatiche e collegare i nervi che controllavano la funzione dell’arto perso con muscoli della regione della spalla-petto. Questi muscoli target funzioneranno poi come amplificatore di segnale per gli elettrodi della protesi. Essendo vie nervose che naturalmente comandavano i movimenti da recuperare, la TMR consente di migliorare il controllo della protesi e agevolare il percorso riabilitativo del paziente. Questa procedura eseguita su Davide è un’operazione di neurochirurgia ad alta complessità che viene svolta solo presso alcuni centri in Europa».

Il muscolo reinnervato viene successivamente testato attraverso un processo di riabilitazione e uno studio fisiologico per applicare dei sensori che rilevano l’impulso elettrico da trasmettere alla protesi. Il percorso per il paziente è lungo e dura circa 2 anni, tra la preparazione riabilitativa pre-operatoria, l’operazione, la riabilitazione post-operatoria ed anche il follow up e la riabilitazione a lungo termine e l’addestramento all’uso della protesi presso l’officina Ottobock Soluzioni Ortopediche.

Si stima che siano oltre tremila ogni anno i casi di amputazione dell’arto superiore in Italia, a causa di patologie o per eventi traumatici. A queste persone la protesica offre una nuova quotidianità, grazie all’evoluzione della tecnologia e materiali sempre più performanti.

Condividi
Contenuti promozionali

DENTRO IL MERCATO IMMOBILIARE

CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

La casa di Anne

Il progetto di un'abitazione del centro di Ravenna a cura dello studio di Giovanni Mecozzi

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi