Consigli alle donne per riconoscere la violenza psicologica: «Non è mai un raptus»

L’associazione “Psicologia Urbana e Cretiva” organizza corsi per individuare i comportamenti che possono anticipare aggressioni fisiche: «Il controllo economico, la mancanza di privacy e di spazi personali, la svalutazione del partner durante le discussioni»

Come si riconosce la violenza psicologica verso le donne prima che sia troppo tardi? “Psicologia Urbana e Creativa” è un progetto nato dieci anni fa, finanziato dal Comune di Ravenna, e organizza cicli di incontri dedicati alle donne, in modo tale da fornire loro i giusti strumenti per riconoscere gli episodi di violenza psicologica, spesso succeduti o affiancati da forme di violenza fisica. Gli incontri si svolgono in collaborazione con Linea Rosa e Casa delle Donne.

«La violenza di genere, anche nelle sue declinazioni più efferate – dichiarano dall’associazione – non è mai frutto di un raptus momentaneo, ma è una questione culturale. Si tratta spesso di un’escalation che parte dal nervosismo per trasformarsi in rabbia e in furore. Questi meccanismi sono stati interiorizzati fin dall’infanzia e possono essere disinnescati tramite una corretta educazione alla gestione della rabbia e all’utilizzo di una comunicazione assertiva ed empatica».

ViolenzadonneDurante gli incontri vengono evidenziati i principali segnali di violenza psicologica, quali il controllo economico, la mancanza di privacy e di spazi personali, la svalutazione del partner durante le discussioni (è frequente per un uomo svalutare le capacità intellettive della propria compagna o spostare l’attenzione dall’argomento all’aspetto fisico dell’interlocutore, sia in maniera denigratoria che sessualizzante). Tra gli altri segnali di una dinamica violenta e disfunzionale, il silenzio punitivo o la tendenza ad alzare la voce per imporre la propria opinione.

«La responsabilità della violenza è di chi la agisce. Se chi subisce diventa violento a sua volta si innesca il litigio, ma altre strade sono possibili. Riconoscere la violenza è il primo passo per affrontarla e con la giusta educazione è possibile uscire da dinamiche disfunzionali. Alcuni casi però, richiedono una troncatura netta della relazione e un allontanamento della vittima. Proprio per questo lavoriamo in collaborazione con associazioni antiviolenza ed effettuiamo test Sara (Spousal Assault Risk Assessment, ndr) una valutazione del rischio per la vita di una donna vittima di violenza e di recidiva da parte dell’aggressore».

La maggior parte degli episodi gravi di violenza fisica avviene nel momento dell’abbandono. «Un tempo il divorzio non era un’opzione contemplata. L’emancipazione femminile, la capacità di rimettere al centro i propri desideri e i propri limiti da parte delle donne causano un ingorgo emotivo ad alcuni uomini. Il nostro scopo è quello di sostituire alla cultura della prevaricazione quella del rispetto».

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