Il collettivo Spazi Mirabal ha protestato contro il rogo della Nott de Bisò ma precisa che l’iniziativa vuole essere uno stimolo per avviare un dibattito che tenga conto delle tante sensibilità nella comunità faentina
«La protesta non è rivolta alla Nott de Bisò in sé, né all’ambiente dei rioni che accolgono senza la minima discriminazione persone di ogni origine. E nemmeno abbiamo chiesto di cancellare la Nott de Bisò, anche se reitera una narrazione storica patriarcale, che crea sofferenza per animali, che ignora questioni relative all’inclusività e alla sostenibilità ambientale. Ci limitiamo a chiedere uno spazio collettivo di trasformazione, dal momento che soggettività diverse partecipano alla comunità e che da anni l’evento del rogo di un “saraceno nero come simbolo di avversità” suscita disagio e critiche da più parti. Questa ci sembra l’occasione per iniziare un processo di confronto e trasformazione collettiva; non abbiamo chiesto che scomparisse da un giorno all’altro il Niballo, né che lo si nascondesse sotto uno strato di vernice diversa, cosa che farebbe invece la cancel culture».
La maggior parte delle voci contrarie alla manifestazione ha affermato che “si deve continuare a fare così perché si è sempre fatto così”. Il comunicato di Mirabal replica dicendo che «la storia non è un monolite e oggi più che mai abbiamo la possibilità e il dovere di scoprire ciò che non ci è stato raccontato». Il collettivo ricorda una circostanza particolare citando l’introduzione al libro “Niballo. Il palio di Faenza” di Primo Solaroli (1970): «Al sorgere improvviso della manifestazione del Palio, a metà del secolo scorso, anche “la maggioranza dei faentini […] andò mormorando che: is l’era invantë”».
Il dibattito nato dopo la manifestazione in piazza sembra mostrare confusione tra i sostenitori dello status quo: «Molti non sanno di preciso chi sia il Niballo, quando sia vissuto, perché venga rappresentato scuro, mentre non si sa di che colore fosse la sua pelle, e soprattutto quale possa essere l’effetto di una tale rappresentazione, non contestualizzata, agli occhi di una comunità fatta anche di persone nere, arabe, migranti o cittadini che vivono quotidianamente sulla propria pelle discriminazioni razziste, anche in questa città».
Il collettivo auspica che, in questo critico momento storico, l’amministrazione comunale, i Rioni, il nascente Comitato Palio Giovani e le associazioni prestino attenzione a temi antifascisti e anticoloniali e diano spazio a processi di apprendimento e trasformazione collettiva dal basso.