Ogni anno i tre pronto soccorso della provincia (Ravenna, Faenza, Lugo) registrano circa 150mila accessi. Il numero è in crescita dopo il grande calo del 2020 dovuto alla pandemia. A Ravenna nel 2023 si sono registrati 100 mila accessi, in aumento del 7 percento rispetto all’anno prima. Oltre ai casi che hanno necessitato di un ricovero, vi è stato un aumento percentuale dei codici azzurri (+10 percento) e dei verdi (+3 percento).
Ma sono sempre meno i professionisti della sanità disposti a lavorare in quel reparto. La pianta organica dell’Ausl Romagna prevede 76 medici per i tre reparti ravennati. Attualmente, secondo le valutazioni del sindacato Uil, è scoperto un terzo dei posti. Il Ps di Ravenna ha 28 medici su 36 previsti, a Faenza 14 su 22 e a Lugo 9 su 18. Spesso, per comprensibile necessità, l’azienda sanitaria fa ricorso a medici di altre specialità con un effetto a cascata su altri reparti dove non ci sono urgenze ma si finisce per allungare le liste di attesa.
Perché la fuga dai Ps italiani? Secondo le considerazioni dei sindacati incide la trasformazione del lavoro: molti considerano il pronto soccorso come il luogo cui rivolgersi per qualunque bisogno semplicemente perché è sempre aperto e così la gestione dell’urgenza non è più la mission del personale. Senza dimenticare l’aspetto economico con retribuzioni non competitive rispetto al privato e all’estero. Sono diversi i casi di chi lascia il Ps per fare il medico di base.
C’è poi il tema della scarsa sicurezza con episodi di aggressioni all’ordine del giorno. Il gesto sconsiderato di persone violente non è prevedibile, ma una riduzione dei tempi di attesa contribuirebbe a ridurre la tensione: ne sono convinti i sindacalisti.
Le previsioni future non autorizzano ottimismo. Il sindacato dei medici Anaao Assomed ha raccolto e pubblicato i risultati delle assegnazioni dei posti nelle scuole di specializzazione in Italia, i corsi che permettono ai laureati in medicina e chirurgia di specializzarsi, un requisito essenziale per essere assunti nel servizio sanitario nazionale. Secondo il sindacato il dato più preoccupante riguarda la specializzazione di emergenza-urgenza, che forma medici e mediche dei pronto soccorso, per cui sono state assegnate soltanto 266 borse di studio sulle 855 a disposizione.