I capannisti balneari chiedono un bando per le concessioni senza dover demolire

L’associazione che riunisce i proprietari delle 75 casette in legno tipiche della spiaggia ravennate ha ricevuto un’ordinanza di demolizione ma ha sempre pagato le quote di concessione. Ora rischiano anche una denuncia penale. «Perché siamo accusati di abusivismo?». Il Comune disponibile a un incontro

CapanniL’associazione dei Capannisti balneari di Ravenna, che riunisce i 94 proprietari delle 75 casette in legno sparse tra le dune e la spiaggia sui lidi ravennati di cui sono una peculiarità storica riconosciuta, vorrebbe un bando pubblico per il rilascio delle concessioni demaniali senza dover demolire le strutture esistenti.

Sarà questa la prima richiesta che i vertici dell’associazione faranno al Comune di Ravenna in un incontro che si svolgerà nei prossimi giorni. La proposta del consiglio direttivo è emersa ieri sera, 26 febbraio, in occasione della partecipata assemblea dei soci. Alle 15.30 di oggi alcuni capannisti andranno in consiglio comunale dove è previsto un question time sul tema.

Il sindaco Michele de Pascale e l’assessore al Turismo Giacomo Costantini erano stati invitati ma non sono intervenuti e hanno preferito inviare una lettera (il testo integrale in fondo alla pagina) con la disponibilità per un incontro in cui affrontare la questione capanni su cui pende un’ordinanza comunale di demolizione perché abusivi.

Ma è proprio lo stato di abusivismo che lascia perplessi i capannisti. In buona sostanza si ritrovano accusato di occupazione abusiva di suolo demaniale senza sapere come sia accaduto. Pur avendo sempre pagato la concessione annuale – utilizzando il bollettino F24 che il Comune ha sempre inviato puntualmente –, l’associazione ha scoperto che a un certo punto il Comune non aveva rinnovato il titolo. Perché? Nessuno l’ha spiegato ai capannisti. Che si sono visti recapitare l’ordinanza di demolizione.

Ordinanza segnata da un vizio di forma. «L’associazioni riunisce i capannisti ma non è proprietaria dei capanni, ogni capanno ha un suo proprietario – ha spiegato il presidente dell’associazione Giorgio De Lorenzi –. L’ordinanza quindi andava notificata a ogni singolo proprietario e non a noi». Una imprecisione che secondo il consigliere comunale di opposizione Alvaro Ancisi, a cui è stata data la parola nell’assemblea, sarebbe già sufficiente per far decadere quell’atto per essere riformulato.

In buona sostanza i capannisti vorrebbero solo capire perché ora vengono chiamati abusivi – con il rischio concreto di un procedimento penale in caso di sopralluoghi della capitaneria di porto – pur avendo sempre pagato quanto il Comune chiedeva e pur essendo presenti in quei luoghi da ben prima che venisse istituito il Parco del Delta con le tutele ambientali.

In molti casi si tratta di anziani che non hanno voglia e risorse per affrontare battaglie legali. E così qualcuno ha già smantellato il capanno e quindi di fatto ha eliminato dal paesaggio ravennate un elemento che lo stesso Comune definisce peculiare al punto da averlo riprodotto anche a Natale in piazza attorno all’albero per il mercatino. Paradossi della burocrazia.

C’è un ulteriore paradosso nella vicenda. Per diversi dei proprietari attualmente è impossibile andare a smantellare il proprio capanno visto che si trova a ridosso del cantiere per la riqualificazione dello stradello dei bagni nel progetto Parco Marittimo (l’ordinanza di demolizione non è però connessa a questo intervento). «Se volessimo abbattere, come dovremmo fare se c’è un cantiere e quella zona è vietata ai veicoli? Usiamo gli elicotteri?».

 

Di seguito il testo della lettera inviata ai capannisti dal sindaco Michele de Pascale e dall’assessore Giacomo Costantini:

Gentile presidente,

siamo rimasti molto stupiti nel leggere diverse vostre dichiarazioni uscite nei giorni scorsi sulla stampa che non corrispondono a quanto più volte illustratovi.

Negli articoli viene da voi dichiarata la totale assenza di informazione e di confronto con l’amministrazione. Siete consapevoli che questa affermazione è falsa. Sono stati organizzati e formalizzati tre incontri ufficiali alla presenza di assessori e dirigenti nelle date 10 dicembre 2021, 8 giugno 2022 e 22 gennaio 2024. Anche il direttore del Parco del Delta del Po’ vi ha incontrato formalmente il 13 febbraio 2024. In quella occasione vi sono state mostrate le mappature digitali, sovrapponendo il censimento dei capanni alle aree di vincolo ambientale.

Siete altresì consapevoli, perché comunicatovi in maniera inequivocabile da queste amministrazioni, che ci sono alcuni capanni collocati illegittimamente in zone del demanio in cui vi è un divieto per vincoli ambientali e che, come vi è stato chiarito più volte, non è facoltà del Comune derogare in tal senso. Il demanio è un ambito statale su cui il Comune opera nel rispetto delle leggi dello Stato.

Siete a conoscenza, inoltre, che purtroppo a oggi viene fatto spesso un uso dei capanni non compatibile con la legge e la storicità delle condotte. In questo senso come sapete esiste un ordine del giorno del consiglio comunale del 19 settembre 2023 che individua nei capanni balneari storici del litorale ravennate un patrimonio culturale di Ravenna e della Romagna di riconosciuto e documentato valore storico e testimoniale.

Ma è altresì necessario che questa realtà si allinei con l’evoluzione dell’impianto normativo che regola gli ambiti demaniali, questo indipendente dall’intervento del Parco marittimo come invece è stato erroneamente supposto sulla stampa.

L’ordine del giorno del consiglio comunale chiede dunque di valorizzare e attualizzare la situazione dei capanni storici, trovando nuove forme di salvaguardia con modalità innovative, diverse da quelle che abbiamo conosciuto in passato che oggi non sono più legittime.

Restiamo disponibili a convocare un nuovo incontro per chiarire e approfondire ulteriormente quanto sopra esplicitato.

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