Una food influencer alla Bocconi: «Cucinare mi ha aiutata nel rapporto con il cibo»

La ventenne ravennate Eva Andrini ha 265mila follower su Instagram e studia economia. Caso Ferragni: «Io cerco la massima trasparenza, seleziono con cura le collaborazioni». Ora arriva il suo primo libro di ricette: «Preparazioni alla portata di tutti, pensate soprattutto per i giovani e indaffarati fuori sede come me». La presentazione il 22 marzo a Ravenna da Ubik

Eva AndriniEva Andrini ha 20 anni e, dopo la maturità conseguita al liceo classico di Ravenna, come tanti coetanei ha lasciato la sua città per trasferirsi a Milano dove studi economia all’Università Bocconi. Dal 2019 però Eva affianca allo studio la carriera di food blogger e content creator, che l’hanno portata in pochi anni a contare oltre 260mila follower sulla sua pagina Instagram @evasfoodaddiction, grazie all’invenzione di un format fresco e diretto e alla divulgazione di ricette veloci e sfiziose, adatte anche a giovani alle prime armi con i fornelli.

Dopo decine di reels da migliaia (e milioni) di views, le ricette di Andrini arrivano anche in libreria con il suo primo libro: “Per Passione – Ricette facili e veloci per trasformare ogni occasione in un momento di gusto”, edito da De Agostini. Il libro, uscito il 19 marzo, sarà presentato alla libreria Ubik-Liberamente di Ravenna il 22 marzo, con un momento firma-copie.

Come e quando nasce la passione per la cucina?
«È un grande amore che mi è stato trasmesso dalla mia famiglia, fin dall’infanzia. Tra i miei ricordi più cari ci sono le mattinate trascorse insieme alla nonna, preparando cose buone per il pranzo con i parenti. Anche mia madre e mio padre sono ottimi cuochi, mi hanno insegnato il valore e la soddisfazione delle preparazioni home made».

Qual è la storia di questo primo libro?
«Sono stata contattata direttamente da De Agostini. Devo ammettere di avere avuto qualche timore iniziale: divido le mie giornate tra studio e lavoro, e la stesura di un libro è un progetto molto impegnativo. Però era una grande opportunità, quindi ho deciso di buttarmi. È stata un’esperienza bella e formativa, anche se un po’ stressante: quando qualcosa porta il tuo nome sopra vuoi che ti rispecchi e che sia come l’hai immaginato. Sono felice di essere riuscita nell’intento, sia nella ricette, sia nella parte grafica, che immaginavo colorata e minimalista, dall’animo pop. Ci sono voluti tre giorni di shooting per ottenere il risultato, ho cucinato 60 ricette “no-stop”, con un team di tre fotografi a realizzare gli scatti».

Vuole raccontarci qualche ricetta?
«Si tratta di preparazioni alla portata di tutti, pensate soprattutto per i giovani e indaffarati fuori sede come me, in cerca di ricette sfiziose e veloci per “salvare una cena” o un pranzo all’università. All’inizio del libro si trova qualche piatto tipico romagnolo, secondo la tradizione di famiglia. Nelle pagine dedicate alla moussaka e ai cookies ci sono i ricordi delle vacanze in Grecia e Stati Uniti con papà, per insalatone e overnight oat (una variazione del porridge, ndr) ho lasciato spazio alla fantasia, sperimentando sapori e abbinamenti. La maggior parte delle ricette sono inedite, le poche già pubblicate sui social hanno un Qr code abbinato, che rimanda alla spiegazione video. La suddivisione secondo momenti della giornata vuole dare anche alle persone più impegnate spunti per il “meal prep” settimanale e, per essere più inclusivi possibile, oltre a ricette naturalmente vegetariane, gluten free o senza lattosio, ho creato un box per le sostituzioni utile ad adattare le ricette a vari regimi alimentari».

Nella prefazione colpiscono le poche righe dedicate alla paura e al rifiuto del cibo durante l’adolescenza. In che modo cucinare l’ha aiutata a riappropriarsi del suo rapporto con il cibo?
«Qualche anno fa mi sono ritrovata ad attraversare un periodo particolare, che purtroppo accomuna molte ragazze. Avevo sviluppato un rapporto conflittuale con la mia immagine e con il cibo: mangiavo pochissimo e poi mi abbuffavo. Avevo smesso di cucinare perché vedevo il cibo come una tentazione, poi ho capito che se questa condizione mi stava allontanando dalla mia più grande passione, doveva esserci qualcosa di sbagliato. Ho ripreso a cucinare, sperimentando anche nuove ricette, fino a riprendere il controllo sul mio appetito. Ho avuto la fortuna di salvarmi grazie alla mia passione, ma so che per molte non è così, e tornando indietro probabilmente mi sarei rivolta anche all’aiuto di professionisti».

Come è iniziata invece la carriera da blogger?
«Era il 2019, pubblicavo le mie ricette su Instagram, per condividerle con gli amici. Sono state proprio le mie amiche a convincermi ad aprire un profilo dedicato, dove però postavo senza costanza, ed ero seguita solo da vicini e conoscenti. Durante il primo lockdown ho dedicato molto più tempo al progetto, ottenendo un discreto successo a livello locale. Nel 2021, complici le nuove restrizioni imposte dalla pandemia e l’introduzione dei reel su Instagram, c’è stata una vera e propria “esplosione” (che avevamo raccontato in questo articolo, ndr). Certo, mostrarmi davanti alla camera, girare e montare da sola i video ha richiesto più coraggio, più impegno e più tempo, ma sono stata ripagata dall’affetto della mia community e dalle prime collaborazioni, prima su tutte quella con GialloZafferano».

Ha raggiunto il successo su Instagram in un periodo in cui il mercato social veniva già considerato saturo, crede che oggi si possa ancora avere seguito su Instagram partendo da zero?
«Secondo me è ancora possibile, ma sempre più difficile. Il mercato era saturo nel 2020 e lo è ancora di più nel 2024, per emergere è necessaria una forte specializzazione. Nel settore del food, ad esempio, è fondamentale costruirsi una propria nicchia, un segmento di riferimento. Può essere quello della cucina vegana, dei lievitati, o delle ricette veloci e “salvatempo”, come nel mio caso. Un altro aspetto importante è quello di essere se stessi e fare solo ciò che davvero si ama fare, perché questo viene trasmesso al di là dello schermo. Chi inizia a fare il content creator solo con l’idea di guadagnare e trasformarlo in un lavoro è destinato a fallire».

A tal proposito, qual è il suo punto di vista sulle nuove strette a blogger e influencer (anche e soprattutto nel settore food) dopo il “caso Ferragni”?
«Credo che sia sbagliato generalizzare, come in tutte le professioni c’è chi non rispetta le regole. Si tratta di un settore cresciuto troppo in fretta e per questo poco regolamentato, credo sia possibile confondersi anche se in buona fede. Al tempo stesso, però, per chi è del settore ormai è facile capire e rispettare le linee guida. C’è chi evita di usare hashtag come #adv e #suppliedby per nascondere la pubblicità e non perdere credibilità agli occhi dei follower, ma è sbagliato. Personalmente, cerco di essere sempre trasparente al massimo con chi mi segue, selezionando con cura le collaborazioni e scegliendo solo quelle che danno un valore aggiunto ai miei contenuti, prodotti in cui credo, e che non devo “nascondere”, ma promuovere sinceramente con la mia community».

Nel suo futuro immagina una carriera legata al food e alla comunicazione social o al settore economico?
«Il futuro è tutto da delineare, ma so che voglio lavorare nell’ambito del food, sia esso intrattenimento o ristorazione. Forse può sembrare strano, ma il mio percorso di studi mi sta aiutando molto anche in questa direzione».

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