martedì
24 Giugno 2025
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La prof delle scuole superiori che usa l’intelligenza artificiale in classe

Al Polo di Lugo le iniziative di una docente in una quinta per avvicinarsi alla novità: «Fa paura a qualche insegnante, ma può aiutare a migliorare il nostro lavoro». Esperimenti anche con gli alunni per creare un gioco da tavolo

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L’intelligenza artificiale entra a scuola, tra i banchi e in cattedra. «La uso per velocizzare alcune parti del mio lavoro da insegnante e la faccio usare agli studenti in un progetto collettivo».

Cristina GalaminiL’ingegnera meccanica Cristina Galamini è una docente del Polo tecnico professionale di Lugo e sta sperimentando l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella quotidianità in classe. «Per me si sta rivelando uno sgravio di lavoro perché mi aiuta nella progettazione di alcuni compiti dandomi una base di partenza su cui intervengo per aggiustamenti e miglioramenti».

Gli esempi sono vari: la creazione delle griglie di valutazione partendo dalle competenze individuate dalla professoressa, la stesura delle tracce da seguire durante le spiegazioni, la produzione di slide da proiettare. «Per la stesura di testi invece preferisco non utilizzarla, non mi piace lo stile».

Galamini è l’animatrice digitale della scuola, la docente dell’istituto incaricata di seguire le questioni informatiche per alunni, personale e famiglie: «Fa parte del mio ruolo provare per prima le cose e mi piace farlo, sono curiosa. Ho iniziato quest’anno a usare l’intelligenza artificiale dopo aver fatto formazione e test di prova. Il compito difficile in questo momento è far capire ai docenti che l’intelligenza artificiale non è il futuro ma già il presente». Lo strumento spaventa qualcuno: «Il timore è di essere sostituiti dalle macchine. Io cerco di far capire che il fattore umano continua ad avere una funzione fondamentale, ma deve fare i conti con i cambiamenti della tecnologia. Il ruolo del docente non viene meno, resta un coordinatore». Ma bisogna tenere conto che gli strumenti sono alla portata di tutti: «A questo punto non ha molto senso dare compiti a casa minacciando brutti voti per chi non li fa perché c’è ChatGpt a disposizione. È più utile lavorare in classe lasciando che gli studenti usino l’intelligenza artificiale come aiuto in processi elaborati da loro. Quello che serve è lo sguardo critico per capire se i contenuti prodotti sono attendibili e questa dovrebbe essere un’abilità da sviluppare per gli studenti».

Galamini insegna disegno, progettazione e organizzazione industriale e con una classe quinta ha voluto provare un metodo nuovo di insegnamento partendo dalla passione personale per i giochi da tavolo. In gergo si parla di gamification, una metodologia di insegnamento che usa il gioco per favorire il coinvolgimento. «Abbiamo preso un gioco esistente, Citadels, e lo stiamo reinventando con ambientazione nella meccanica. Per la creazione della grafica sulle carte, sulla scatola e la scrittura del regolamento ho invitato gli studenti a utilizzare l’intelligenza artificiale. E per la fine dell’anno scolastico vorrei arrivare ad avere un prototipo stampato e funzionante per fare una partita».

Se l’intelligenza artificiale è uno strumento da usare nell’attività di studio, allora il cellulare diventa un oggetto permesso in classe? «Non sono di quei professori che li raccolgono a inizio lezione a prescindere. E a volte lo faccio usare per cercare informazioni online che servono per la lezione. Se vedo che diventa un motivo di distrazione ovviamente intervengo. Si capisce presto: chi lo impugna in orizzontale molto spesso ci sta giocando. Ho la fortuna di insegnare una delle materie di indirizzo in cui spesso siamo in laboratorio, quindi solitamente gli studenti sono interessati. Capisco che sia più facile distrarsi nelle ore di inglese, italiano…».

Dal prossimo anno scolastico, al via il 16 settembre 2024, all’istituto tecnico industriale Marconi di Lugo, che fa parte del polo tecnico-professionale, partirà un nuovo percorso “Meccanica e Meccatronica e Intelligenza artificiale” sviluppato in quattro anni e non cinque con esame di Stato finale identico a quello quinquennale e possibilità di accesso a qualsiasi facoltà universitaria o corso post diploma. Si comincerà con due classi. «L’intelligenza artificiale entra in maniera attiva in tutte le discipline, per mostrare che è il presente. Già dal primo e secondo anno gli studenti vedranno la programmazione anche dal punto di vista etico. La programmazione dell’offerta formativa non è più a compartimenti stagni fra le diverse discipline ma c’è una condivisione di fondo».

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