Dalla fusione tra le cooperative sociali Zerocento di Faenza e Il Cerchio di Ravenna, nasce “Zerocerchio”, che con i suoi 1.200 soci e lavoratori e 40 milioni di euro di fatturato rappresenterà una delle prime realtà nel settore dei servizi educativi e per l’infanzia in Emilia-Romagna.
Il progetto è stato votato dalle basi sociali nei giorni scorsi, nel corso delle assemblee straordinarie. Tre le sedi operative dell’azienda, una a Ravenna (la direzione), una a Faenza (la presidenza), mentre la sede legale e operativa sarà a Lugo. È in fase di elaborazione anche una nuova immagine coordinata, che sarà presentata ufficialmente in autunno insieme all’assetto funzionale.
«L’obiettivo dell’operazione — spiegano i presidenti di Zerocento e Cerchio Stefano Damiani e Francesca Travaglini — è di rafforzare la presenza sul mercato, offrendo nuovi servizi e integrando quelli già esistenti, ottimizzando la gestione delle risorse umane con la possibilità di condividere esperienze e competenze. Ne conseguiranno numerosi vantaggi in termini di economie di scala, scambio di conoscenze, know-how, e miglioramento della struttura finanziaria. Tutte le persone attualmente presenti negli staff troveranno una loro collocazione nel nuovo organigramma e saranno garantite le condizioni contrattuali e i percorsi individuali in essere. Non ci sarà nessun esubero, quindi, ma anzi un potenziamento con l’attivazione di nuovi profili, come ufficio legale e ufficio tecnico progettazione e una migliore “specializzazione” del personale. Anche dopo la fusione continueremo a organizzare momenti di confronto e di formazione utili per favorire l’integrazione delle basi sociali e costruire una nuova identità che tenga conto della storia pregressa».
Il progetto di fusione è stato curato da Federcoop Romagna, la società di servizi di Legacoop. «Zerocento e Il Cerchio collaborano già da molti anni —spiega il presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi — e hanno una situazione economica e patrimoniale solida. La fusione rappresenta la naturale evoluzione di un percorso che viene da lontano. Per continuare a essere attrattivi occorre valorizzare il lavoro in cooperativa, anche dal punto di vista salariale, offrire possibilità di crescita professionale e continuare a garantire, e se possibile estendere le tutele dei soci».




