venerdì
13 Giugno 2025
la testimonianza

Casa e campi allagati per la terza volta: «Frustrante il rimpallo tra istituzioni»

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Valeria Cortesi vive nelle campagne di Boncellino, a pochi metri dalla rottura dell’argine di maggio 2023: «Bisogna alzare il ponte della ferrovia»

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Tre alluvioni in sedici mesi, un’azienda agricola rasa al suolo su cui continuano ad accumularsi detriti, l’incubo di dover ricominciare da capo quando il lieto fine sembrava vicino e la paura di venire dimenticati. Valeria Cortesi racconta la sua storia, quella di una famiglia con tre figli che 10 anni fa si è trasferita a Boncellino per stare vicino ai suoceri e aiutare nell’attività agricola in via Muraglione, una delle aree più colpite dalle esondazioni degli ultimi due anni.

Il 3 maggio del 2023 la prima rottura del Lamone, violenta e inaspettata, che ha portato la famiglia ad essere evacuata dal primo piano tramite un’imbarcazione della polizia provinciale. «È stato l’inizio di un’epopea – ricorda Cortesi – in quel momento ci siamo accorti di avere perso tutto: casa, auto, motori, camper, trattori e ovviamente campi e frutteti. I lavori di ricostruzione dell’argine sono iniziati immediatamente, un lavoro incessante, ma inevitabilmente frettoloso. Solo due settimane dopo è arrivata la seconda piena». Era il 17 maggio 2023 infatti quando l’argine arrivò a una nuova rottura, portando con sé il materiale fresco con cui era stato rinforzato e provocando ancora più danno e accumulo di detriti. «Da lì abbiamo iniziato un percorso lungo e difficile, cercando un contatto con un canale istituzionale. A un anno e mezzo dalla catastrofe, 5 ettari di terreno si ritrovavano ancora coperti di terra, laterizi, e asfalto, con gli scheletri dei frutteti divelti a fare capolino tra i detriti – continua Cortesi -. il rimpallo tra le istituzioni è stato frustrante e deludente: ci siamo trovati in mezzo a un crocevia di competenze, dove la gestione del fiume spettava alla regione, la linea ferroviaria con cui confiniamo a Rfi, i fossi al Comune da un lato e al Consorzio di bonifica dall’altro. Le comunicazioni sono state per mesi indecifrabili, abbiamo cercato qualcuno che si mettesse al tavolo per fare da portavoce a tutte le istituzioni, ma non è stato possibile».

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Il giardino di casa di Cortesi dopo la rottura del 2023

A febbraio 2024 i primi sopralluoghi da parte di struttura commissariale, Regione e Comune e a inizio settembre la notifica di esproprio temporaneo del terreno per il via ai lavori di bonifica. «Credevamo davvero di essere arrivati al punto di svolta. Gli ispettori si sono mostrati increduli e partecipi durante le visite e finalmente ci siamo sentiti ascoltati».

Dopo pochi mesi, l’ultimo allagamento. «I primi segnali di preoccupazione sono arrivati mercoledì pomeriggio, con l’annuncio dell’allerta rossa e della chiusura delle scuole nel giorno seguente. Siamo sfollati di nuovo, con i suoceri che inizialmente si rifiutavano di lasciare la casa appena ricostruita. Non credevano potesse succedere di nuovo, nemmeno noi in realtà. La seconda ricostruzione dell’argine è stata massiccia e imponente, ci sentivamo al sicuro, ma anche questa volta è stato il ponte ferroviario a creare problemi» spiega Cortesi, che da all’anno scorso si impegna sul territorio per promuovere una raccolta firme votata all’innalzamento del ponte. «Ci siamo sentiti dire che alzare un ponte ferroviario è complesso, perché richiede l’innalzamento di tutta la linea. Complesso, ma non impossibile. I tecnici ci sono, il progetto non sarebbe una novità. Il Lamone è tortuoso e ha tante anse, ma in prossimità del ponte è ormai confermata la criticità. Sappiamo che per ora è un “problema di pochi”, ma questo è preoccupante: anche se un domani gli abitanti di via del Muraglione si saranno spostati altrove, l’acqua non si fermerà. Alla luce delle fragilità del territorio e dell’aumentare di fenomeni atmosferici violenti, sento di poter dire che non manca molto alla prossima alluvione e che questa volta qualcosa di concreto si può fare. Le immagini del “tappo” di legname attorno al ponte hanno fatto il giro del web, è palese che la struttura del ponte sia problematica. Questa volta l’argine ha tenuto, esondando però per più di otto ore e logorandosi inevitabilmente. Non sappiamo se reggerà in futuro, così indebolito».

Adesso si pensa solo a ricominciare, di nuovo, senza le energie per guardare indietro alla ricerca di un colpevole e con tanta preoccupazione verso il futuro. La riapertura dei campi, con il nuovo strato di fango ad ammassarsi sul vecchio sembra ancora più lontana: «Abbiamo paura di essere dimenticati, soprattutto alla luce delle nuove tragedie. Località come Traversara hanno l’indubbia priorità, ma noi aspettiamo da anni. I miei suoceri hanno 70 anni, ma sono ancora motivati a ripartire con la produzione agricola. È tutto ciò che hanno. Anche mia figlia più grande, di 13 anni, è propositiva ed energica e cerca di coinvolgere amici e parenti nel ripristino. I più piccoli invece sono agitati e continuiamo a monitorarli. Per quello che riguarda noi, siamo stanchi e increduli. Alle istituzioni chiediamo solo di essere ascoltati. Non siamo una grande impresa, non siamo un intero paese e la nostra voce è difficile da sentire, ma stiamo vivendo un incubo per la terza volta – conclude Cortesi – Alle istituzioni governative chiediamo un canale di ristoro per il lucro cessante, che non è ancora stato reso disponibile in questi anni. In attesa della bonifica l’attività è ferma e quando si potrà ripartire ci vorranno anni per ripristinare la produttività dei frutteti. Siamo legati alla nostra terra e alla nostra azienda e per ora non vogliamo andarcene, ma abbiamo bisogno di aiuto. Le montagne di detriti attorno a noi si alzano e noi sprofondiamo sempre più in basso. Alle istituzioni locali, le uniche da cui ci siamo sentiti ascoltati, chiediamo la messa in sicurezza del ponte ferroviario di Boncellino, la cui struttura è inaccettabile per via della scarsa altezza e del grosso pilastro incastonato nell’alveo. Quello può fare davvero la differenza. Oggi il disagio è di pochi, ma se domani tonerà una nuova onda assassina, anche più violenta, fino alle vicine industrie di Bagnacavallo ben più note e produttive non si potranno più ignorare queste richieste. Dopo tre alluvioni però, si dovrebbe riuscire a intervenire senza arrivare a tanto».

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