«Le doti innate sono una condizione necessaria per diventare un tennista di livello, ma non sono sufficienti: l’aiuto di un maestro è fondamentale. La conferma viene guardando un grande campione come Djokovic: anche in età matura ha un coach che lo segue». Omar Urbinati fa il maestro di tennis da tanti anni, attualmente è direttore tecnico al circolo Zavaglia di Ravenna dove già era stato fino al 2016 prima di una parentesi come tecnico federale, e conosce bene il bilanciamento tra talento e formazione. Per rendere meglio l’idea cita un esempio attuale di un giocatore che conosce di persona: «Musetti ha una tecnica straordinaria, forse anche superiore a Sinner che invece ha più attitudine mentale, ma credo che senza il supporto del maestro Simone Tartarini non sarebbe arrivato ai livelli in cui è».
Il tennis italiano vive un’era d’oro: Sinner chiuderà il 2024 con due Slam e il primo posto del ranking Atp (prima il massimo era stato con Adriano Panatta numero 4 nel 1976). Nei primi cento della graduatoria Atp ci sono altri otto connazionali. Momento fortunato o frutto di un lavoro pianificato? «Entrambe le cose – spiega Urbinati –. Vale il discorso fatto all’inizio: gente come Sinner e Musetti sono nati in questo momento e non prima, così come Panatta e Bertolucci ebbero il loro periodo. Però si vedono anche i risultati di un lavoro strutturale avviato dalla Federazione con il dirigente Michelangelo Dell’Edera una decina di anni fa che oggi viene davvero invidiato in tutto il mondo».
È quello che prende il nome di Sistema Italia. Urbinati descrive le principali tre caratteristiche. La prima: «In ogni provincia si fanno raduni con un monitoraggio che parte dagli under 10 che praticano tennis. I più abili vengono convocati nella Coppa delle province per tesserati non agonisti. Poi ci sono raduni regionali di tre giorni con un tecnico federale per le categorie under 12, under 14 e under 16. Diciamo che i migliori non ti scappano». La seconda: «Per curare la crescita dei giovani più promettenti una volta c’erano solo i centri di Tirrenia e Formia ma questo richiedeva lo spostamento degli atleti. Adesso invece la Federazione sostiene i maestri dei circoli permettendo di farli diventare coach per seguire sul posto gli allievi e coprendo anche le spese per un maestro sostitutivo nel circolo quando bisogna seguire un atleta». La terza: «Sono aumentati i tornei in Italia con due conseguenze: si può giocare di più con meno spostamenti all’estero e quindi meno spese per le famiglie dei giocatori e la Federazione ha più wild card da distribuire per i meritevoli che non avrebbero punteggio per entrare nei tornei».
E poi c’è il progetto “Racchette in classe”: finanziamenti dalla federazioni ai circoli per entrare nelle scuole e avvicinare più giovani al gioco: «Come circolo Zavaglia abbiamo incontrato tremila alunni dalle elementari alle superiori e questo allarga la platea di chi potrebbe essere attratto dal tennis».
Uno dei grandi temi dello sport giovanile è la difficoltà nel trascurare i risultati nel breve periodo in favore di un percorso di formazione e crescita con un orizzonte più lontano. Per il tennis la difficoltà in quest atteggiamento è forse anche maggiore: «Ottenere risultati è un passaggio necessario per conquistare spazio in contesti più prestigiosi e più importanti. E le pressioni sono tante soprattutto perché il percorso di crescita richiede sforzi economici importanti da parte delle famiglie. Anche per questo è importante l’aspetto mentale della formazione».
Salvo qualche raro caso, l’immagine più comune del tennista è quella di una persona compassata e controllata di cui raramente si sentono gesta oltre le righe fuori dal campo. Solo un mito? «Il gioco richiede una concentrazione tale che non puoi accenderla e spegnerla fra dentro e fuori dal campo. Certo, sono ragazzi e anche loro hanno momenti di svago, ma se spegni completamente la concentrazione poi è difficile ritrovarla per giocare».
L’aspetto economico è un dettaglio importante nei sogni di carriera per un tennista. I ricchi montepremi dei tornei sono allettanti, ma prima di arrivarci servono investimenti. Urbinati fa un calcolo rapido: «Dall’età di 13-15 anni comincia un periodo in cui fare tennis puntando ai vertici può costare anche 40-50mila euro all’anno». Il budget è presto fatto: «Se vuoi uno staff completo fatto di maestro, preparatore atletico e mental coach servono almeno circa 1.500-1.600 euro al mese. Poi ci sono le ore di affitto del campo. E poi ci sono i viaggi per i tornei in Europa, di solito 20-25 trasferte all’anno. Se arrivi in finale sei contento per il risultato, ma vuol dire che stai via una settimana: aereo, albergo e ristorante per atleta e maestro accompagnatore».
Aiuti e sovvenzioni sono pochi. Qualcosa si riesce ad avere per gli alloggi e i campioncini più promettenti possono ottenere supporto dalla Federazione. Poi ci sono gli sponsor: «Quelli se li deve trovare il giocatore o la famiglia, ma il periodo storico non aiuta e li trovi più facilmente se vinci».
Urbinati ricorda le parole di Fulvio Fognini, padre di Fabio, 37enne e oggi al numero 77 del ranking Atp (nel 2019 raggiunse il nono posto). Il genitore raccontò alla stampa gli investimenti sostenuti: «Sicuramente più di 200mila euro. E noi siamo stati fortunati perché a 18 anni Fabio era già intorno al numero 300 della classifica Atp, quindi qualcosa incassava dai tornei, dagli sponsor, dalla Federazione. Il grosso l’abbiamo speso prima, dai 14 ai 17 anni. Già a 15 anni, se un giovane gioca i tornei in giro per l’Europa, i costi dell’attività sono simili a quelli di un professionista, ma senza introiti. Le spese sono tantissime e l’attività può arrivare a costare anche 60-70 mila euro all’anno. Ma se non si intensifica il percorso nel periodo che va da 13 ai 17 anni, poi diventa impossibile raggiungere certi traguardi».
L’Itf, la federazione internazionale del tennis, afferma che «circa il 96 percento dei tennisti che hanno disputato almeno un torneo internazionale – si legge in un comunicato emesso al termine di una recente indagine – è in passivo. Il break-even, il pareggio di bilancio tra uscite ed entrate, si raggiunge quando si arriva intorno alla 350esima posizione del ranking mondiale».
Le squadre del circolo tennis Zavaglia di Ravenna
Il circolo tennis Zavaglia di Ravenna si trova nei pressi dell’ex ippodromo Darsena. È stato fondato nel 1931. L’attività giovanile conta una 50ina di tesserati per la scuola tennis di età 5-16 anni. Poi ci sono 9 tesserati nella sezione pre-agonistica (9-12 anni) e 18 tesserati a numero chiuso per l’attività agonistica (11-16 anni). Il numero massimo è fissato a 18 in base alla disponibilità di campi per garantire un massimo di tre alunni a maestro per ogni lezione. Lo Zavaglia è l’unico circolo della città di Ravenna che partecipa ai campionati federali a squadre.
Questi i componenti delle squadre.
A2 maschile: Duje Ajdukovic, Nerman Fatic, Goncalo Oliveira, Eduard Esteve Lobato, Luca Tomasetto, Daniel Bagnoli, Carlo Alberto Caniato, Michele Vianello, Gianmaria Migliardi, Niccolò Satta, Luigi Valletta.
C maschile: Matteo Mucciarella, Mattia Benedetti, Ronnj Capra, Leone Spadoni, Alessandro Vallicelli, Gianfilippo Falconi, Paolo Duranti.
U12 maschile: Leonardo Satta, Lorenzo Orselli, Nicolò Maldini.
U12 femminile: Diamante Campana, Anna Foschini.
U14 maschile: Dante Terzi, Giacomo Guerrini, Federico Sparagi.
0.55 Regionale: Riccardo Montanari, Gian Matteo Zanzi, Ivan Gardini, Loris Tovagliari.
D3 maschile: Mattia Zannoni, Loris Tovagliari, Carlo Bega, Remigio Tovagliari.