sabato
21 Giugno 2025
Tennis

Sara Errani, i ricordi del padre: «Provò anche basket, calcio, nuoto e atletica»

La 37enne Sara Errani di Massa Lombarda ha scritto la storia dello sport alle Olimpiadi di Parigi conquistando il primo oro nel tennis italiano, in doppio con Paolini. Nel 2017 un caso di doping simile a Sinner, il genitore ricorda «Giustizia zoppicante e poco credibile»

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Sara Errani ieri e oggi: a sinistra quando aveva tre anni, a destra una foto recente dal suo profilo FacebookA Parigi lo scorso agosto il tennis italiano è tornato a vincere una medaglia olimpica a distanza di cento anni dalla prima (il bronzo del barone triestino Uberto de Morpurgo) che era rimasta anche l’unica. In Francia, oltre al bronzo nel singolare maschile con Lorenzo Musetti, è arrivato l’oro nel doppio femminile con la coppia composta dalla toscana Jasmine Paolini e la ravennate Sara Errani (qui la storia dei ravennati alle Olimpiadi).

Sugli spalti del campo centrale dello Stade Roland Garros c’era Giorgio Errani, padre della prima tennista italiana a compiere il Golden Career Slam nel doppio. Nelle interviste dei giorni successivi alla finale, il presidente del circolo tennis di Massa Lombarda ha voluto ricordare un dato anagrafico significativo: la somma delle età delle avversarie, le russe Mirra Andreeva e Diana Shnaider che partecipavano ai Giochi come atleti individuali neutrali (Ain) e quindi senza bandiera, era 37, cioè l’età di Sara.

Saraerrani1L’oro parigino ha fatto esultare tutta Massa Lombarda dove la tennista è nata e vissuta fino all’adolescenza. Il Comune fece appendere uno striscione di ringraziamenti e cominciò il conto alla rovescia verso una grande festa al circolo tennis locale dove il padre è presidente. L’ipotesi era di poterla fare entro la fine di settembre, ma ancora nulla. E al momento è difficile prevedere quando: «Gli impegni sportivi sono tanti – dice Giorgio –, uno dopo l’altro e molto ravvicinati. Ha concluso da poco il torneo in Cina e attualmente è in Spagna, dove vive, per pochi giorni ma è già in partenza».

La carta d’identità di Sara Errani recita “nata a Bologna” e così qualche media nazionale la chiama “la bolognese”. «Nata a Bologna solo perché mia moglie ha partorito là – dice oggi il genitore –. Sara ha vissuto a Massa fino a 14-15 anni e la sua famiglia è ancora qui».

I primi palleggi con la racchetta li fece nel circolo di cui il padre è presidente da un anno. Poi Faenza, poi Villa Carpena a Forlì e poi la celebre accademia di Nick Bollettieri: «Aveva 12 anni e rimase da sola in America per dieci mesi. Era piccola ma avevamo fiducia e prendemmo la decisione forte di non restare con lei». Poi all’età di 14-15 anni il trasferimento in pianta stabile in Spagna.

Saraerrani3Sono passati quasi vent’anni e oggi il tennis è cambiato molto. Non sono cambiati i sacrifici economici che deve sostenere la famiglia: «Le difficoltà sono più o meno le stesse oggi come allora, serve una famiglia che supporti il ragazzo o la ragazza nei suoi desideri. Sicuramente giocare a tennis è economicamente più complicato che giocare a calcio».

Saraerrani2Una cosa però, secondo Errani, è cambiata: «Ai tempi di mia figlia non c’erano tornei fino ai 12 anni. Adesso invece si comincia prima, si cercano sponsor e i ragazzini si mettono in mostra prima alimentando le aspettative dei genitori che pensano di avere un fenomeno. La conseguenza è la specializzazione estrema a partire da giovanissimi che secondo me è sbagliata. Fino ai 12 anni bisognerebbe provare almeno 3-4 sport per sceglierne uno». È stato così per Sara: «Ha cominciato con il tennis. Poi ha fatto basket, atletica, nuoto ed è tornata al tennis. Ha fatto anche calcio nei pulcini giocando con i maschi perché a quei tempi non c’era mica il calcio femminile e convinsi un mio vecchio allenatore a farla entrare nella squadra di Massa Lombarda».

L’attualità delle vicende che vedono Jannik Sinner alle prese con le accuse di doping riaccendono un ricordo spiacevole per Errani. Nel 2017 la figlia Sara visse una situazione molto simile: una squalifica di due mesi poi il ricorso della Nado, l’agenzia nazionale antidoping, e l’estensione a 10 mesi dopo che Sara era tornata a giocare. Si trattò di un’assunzione accidentale di letrozolo, un farmaco utilizzato per il trattamento del cancro al seno e usato in quel periodo dalla madre, involontariamente finito probabilmente nel cibo. «Per Sinner e per mia figlia si parla di contaminazione involontaria. Io non ho dubbi che Sinner sia innocente, ma vedo una giustizia sportiva molto zoppicante e poco credibile».

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