venerdì
15 Agosto 2025
la testimonianza

«Ero in mezzo alla strada da sola con due figlie e mi vergognavo a chiedere aiuto»

La storia di una trentenne: la rottura con il compagno e i rapporti tesi con la madre, poi l’ospitalità all’Opera Santa Teresa per riorganizzare la propria vita. Ora fa la volontaria per altri bisognosi: «Restituisco quello che ho ricevuto»

Condividi

Povert Alimentare Mensa

Non tutte le storie di bisogno nascono da un disagio stratificato nel tempo, a volte la vita può cambiare all’improvviso rivelando una situazione di fragilità. A quel punto, il coraggio di superare la paura dello stigma e chiedere aiuto può essere un primo passo per ritrovare la propria normalità.

La storia di Emma, nome di fantasia, parla di questo e del sostegno trovato grazie ai volontari della Casa della Carità dell’Opera di Santa Teresa di Ravenna.

Nel 2023, all’età di 30 anni, dopo una brusca rottura con il compagno, Emma si trova a lasciare Lecco insieme alle sue due figlie per tornare a Ravenna a casa della madre. «Una convivenza che si è incrinata in fretta. All’improvviso ci siamo ritrovati in otto sotto lo stesso tetto: mia madre, le mie due sorelle con i rispettivi fidanzati, io e le mie due bambine. Al caos perenne che regnava per casa si aggiungevano le difficoltà di gestione delle piccole di uno e sette anni. Io, mia madre e una delle mie sorelle eravamo impiegate nella stessa fabbrica e suddividerci i turni per prenderci cura delle bambine era diventato impossibile. Dopo pochi mesi, a causa delle tensioni continue, mi sono ritrovata fuori casa in mezzo alla strada insieme alle mie figlie. Anche lavorare era diventato impossibile senza nessuno che mi aiutasse a badarle. Per lavorare avevo bisogno di permettermi una baby sitter e per permettermi una baby sitter avevo bisogno di lavorare. Un circolo senza uscita».

Dopo un primo periodo trascorso in hotel, dando fondo ai pochi risparmi rimasti, la scelta di rivolgersi alla Caritas di Ravenna: «È stata una decisione difficile e sofferta. Provavo vergogna e sentivo di aver fallito, di non essere riuscita a farcela con le mie forze. Tornando indietro, però, rifarei questa strada altre cento volte, le cose sarebbero solo peggiorate se non avessi trovato il coraggio di chiedere aiuto». Lì l’incontro con Daniela Biondi, coordinatrice del Centro di ascolto di piazza Duomo e vicedirettrice della Caritas diocesana (qui la nostra intervista): «Ho incontrato un angelo, non potrei dirlo con altre parole – assicura Emma –. Mi ha dato un grande supporto, soprattutto emotivo, fin dal primo momento e mi ha messa in contatto con Filippo Botti, responsabile di struttura a Santa Teresa. Ho passato un’ultima settimana in hotel, in attesa della valutazione del mio caso e poi sono stata accolta negli alloggi dell’associazione». È stato l’inizio della nuova vita di Emma: «Ci siamo sentite subito a casa. Ascoltate, capite, mai giudicate. Avevamo una camera grande e spaziosa, tutta per noi. Un bagno privato e la cucina in condivisione con gli altri ospiti, circa una ventina, e ho conosciuto le loro storie. C’era un’altra mamma sola con la sua bambina, scappata da un compagno alcolizzato e da una storia violenta. Una coppia di sessantenni pensionati, rimasti senza casa per diatribe famigliari e un signore di 80 anni che da anni vive in struttura dopo lo sfratto. La vita di chiunque può cambiare all’improvviso, ma a Santa Teresa ho trovato la mia possibilità di riscatto. Le bambine sono state trattate come principesse, e nel periodo delle feste hanno ricevuto anche la visita di Babbo Natale con un sacco di doni. Abbiamo trascorso un mese e mezzo negli alloggi». Ma la residenza risultava ancora a Lecco, quindi Emma ha dovuto chiedere aiuto agli assistenti sociali in Lombardia: «Per un breve periodo mi sono trasferita in una struttura di accoglienza gestita da suore nel comune lombardo e ho avuto una proposta di reinserimento nel mondo del lavoro nel progetto Alfa dell’omonima Odv lecchese». Una forma di accoglienza definita “sostegno leggero” che prevede l’affido temporaneo durante le ore lavorative dei minori a carico di famiglie volontarie. «Quando ho sentito parlare di affidamento, anche se temporaneo, ho avuto paura. Nonostante le difficoltà, avevo sempre fatto tutto per le mie figlie, non ho dipendenze, mi è sembrata una proposta assurda. Ho fatto di tutto per tornare a Ravenna, e ho chiesto di nuovo l’aiuto a Santa Teresa che mi ha permesso di trovare un lavoro compatibile con gli orari scolastici delle bambine. Da lì ho iniziato a ricostruire la mia vita».

Oggi Emma vive di nuovo a casa della madre ma, senza le complicazioni lavorative legate alla cura delle figlie, i rapporti sono molto più distesi. Ha comprato un’auto e continua a frequentare gli spazi di Santa Teresa, ma ora come volontaria: «Non è un semplice centro di distribuzione di pasti e beni, è una famiglia. Senza il loro aiuto non sarei qui e ora voglio fare anche io la mia parte per aiutare chi è in difficoltà. Il prossimo step è quello di trovare una casa tutta per noi, anche se in città è difficile trovare un affitto per una madre single, i proprietari non si fidano. Ma di strada ne abbiamo fatta tanta e siamo più determinate che mai a proseguire».

Condividi
CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

Le sette porte storiche di Ravenna come “accessi turistici privilegiati”

Lo studio Denara tra i vincitrici di un concorso internazionale promosso dalla Uia

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi