lunedì
16 Giugno 2025
il caso

Rissa a scuola, la preside: «Ondata di fango mediatica. Non abbiamo nessuna colpa»

Elettra Stamboulis sui social: «Non possiamo prevedere una lite tra studenti, nata per futili motivi, abbiamo chiamato subito l'ambulanza anche se i due ragazzi più colpiti non volevano, abbiamo subito istruito i procedimenti disciplinari previsti»

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Stamboulis
La foto postata da Elettra Stamboulis (di schiena) sui social per ringraziare per la solidarietà

La preside del polo tecnico-professionale di Lugo, finita al centro delle polemiche (con tanto di strumentalizzazioni politiche in quanto da sempre esposta a sinistra) dopo il caso della rissa avvenuta nel cortile della scuola, rompe il silenzio sui social, con un lungo sfogo contro quella che viene definita «un’ondata di fango mediatica».

Dopo aver ringraziato chi in questi giorni le ha espresso solidarietà, Elettra Stamboulis scrive di sentirsi «lesa nella dignità personale e professionale».

«Penso però ai ragazzi coinvolti nell’episodio in cortile – entra nel dettaglio la preside -: come possono stare? Giudicati, etichettati, “puniteli senza esitare, buttateli fuori da scuola” dicono i giudici da tastiera. Hanno 14, 15, 16 anni. Sono minori, ragazzini. E se qualcuno vivesse male questo pubblico giudizio e facesse un gesto estremo? Pensiamo che il bullismo sia solo quello tra ragazzi? Noi stiamo ricostruendo i fatti con cura, ascoltando i testimoni, oltre agli attori coinvolti che peraltro subito hanno raccontato una versione un po’ diversa da quella raccontata dalla stampa. Come sempre facciamo, ci saranno le sanzioni disciplinari, che prevedono in questi casi il diritto alla audizione dei ragazzi. Nel procedimento sono coinvolti anche i docenti, il personale scolastico, i genitori e gli alunni eletti nel consiglio di istituto che ascoltano con me. Si vota insieme perché la scuola è uno spazio democratico e non è un tribunale. Invierò, come facciamo sempre in questi casi, la relazione con le testimonianze al procuratore, che poi vaglierà nelle sue indagini se è in che misura c’è un reato. Noi non siamo giudici, siamo educatori».

«C’è una ragione – continua Stamboulis – per cui i video delle telecamere di sorveglianza sono visionati solo dalle forze dell’ordine e non possono essere condivisi: perché loro fanno indagini e ricostruiscono i fatti da molti elementi. Qui invece un video fatto da un ragazzino è stato buttato in pasto al pubblico del web. Posso dire senza esitazioni che non abbiamo come istituzione nessuna colpa: non possiamo prevedere una rissa tra studenti, nata per futili motivi, abbiamo chiamato subito l’ambulanza anche se i due ragazzi più colpiti non volevano, abbiamo subito istruito i procedimenti disciplinari previsti. La zuffa è nata perché chi poi ha riportato più danni ha schiaffeggiato un compagno, questo dettaglio nessuno lo riporta: anche in questo caso dobbiamo subito trovare colpevoli, ha iniziato lui e quindi è colpa sua? Dobbiamo etichettarlo perché ha già una denuncia per lesioni? La violenza è sempre terribile, soprattutto vista in un breve video. Però prima di giudicare bisognerebbe aspettare almeno di ricostruire i fatti. Subito dopo erano insieme a lavarsi la faccia. Insieme. Questo non compare nel video ovviamente. Non volevano andare a parlare con la vice preside, perché per loro era finita. Certo, chi ha colpito nel mucchio sarà sanzionato in forma più grave. Ora invece le loro vite, quelle di tutti, sono sconvolte. Per questo non rilasciamo più interviste, non andrò in televisione, per proteggere con il silenzio dei ragazzini e le loro vite, per proteggere la scuola da questa ennesima alluvione».

Stamboulis conclude poi con il caso degli allarmi antincendio, che verrebbero fatti suonare impropriamente anche due-tre volte al giorno, impedendo di svolgere regolarmente le lezioni: «Stiamo lavorando da due anni per capire come fare. Anno scorso avevamo intercettato una ragazzina, di prima. Così aveva smesso. Quest’anno qualcun altro ha iniziato: no, non si può disinstallare perché il rischio di incendio è peggio dell’evacuazione. Ho fatto riunioni con la provincia, con il comune con il nostro Rspp. Tutti dicono che bisogna lasciare come è. Stiamo allora valutando di mettere le telecamere, ma anche quello è molto complesso per i vincoli del garante della privacy. Soprattutto non si fa in un giorno».

Infine, la preside ricorda anche il cartongesso sfondato nei giorni precedenti: «L’autore è un alunno del tecnico e i genitori stanno risarcendo».

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