Picchiato a scuola davanti ai compagni che filmano, la preside scrive ai genitori

«Fatto grave, così come il video, ma la scuola fa tutto il possibile. È ora di smetterla anche con lo “scherzo” dell’allarme antincendio»

Rissa

Immagine di repertorio

Non sarebbe stato esattamente un “tutti contro uno” come riportato dal Corriere Romagna, ma una lite tra due alunni in cortile. Lo scrive la preside del polo tecnico professionale “Compagnoni” di Lugo, Elettra Stamboulis, in una circolare inviata ai genitori. Dove conferma però la presenza di altri compagni che «invece di impedire l’episodio, hanno fatto capannello e hanno contribuito al pestaggio di uno di loro».

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L’episodio sarebbe durato pochi secondi – scrive la preside – «i ragazzi poi sono stati portati in vice presidenza, sono stati ascoltati e poi, anche se inizialmente non volevano, è stata chiamata l’ambulanza su mia iniziativa, perché in questi casi bisogna sempre far verificare ai medici cosa è successo. Sono già stati convocati i consigli straordinari di entrambi che ascolteranno le loro versioni e poi decideranno la sanzione da erogare. Entrambi hanno dichiarato che non era loro intenzione litigare, ma che hanno agito d’impulso. Questo non toglie nulla alla gravità del fatto. Come sempre oltre agli aspetti che riguardano la scuola, quindi le sanzioni disciplinari, si valuterà l’opportunità di procedere a denuncia. Questa è una cosa che avviene sempre quando si ipotizza la presenza di un reato, ma non è la scuola a stabilire se c’è, è invece il magistrato a cui io scrivo in via riservata riferendo i fatti e fornendo gli elementi che ho disponibili».

Stamboulis sottolinea poi come il video non solo sia stato fatto, «quando è noto che è vietato, ma è stato condiviso con molti e inviato ad un giornalista locale, che da quello e dalla testimonianza di uno dei genitori dei ragazzi, comprensibilmente arrabbiato ma tuttavia non presente ai fatti, ne ha ricavato un articolo in parte mortificante per la scuola e la sua credibilità, che ha attirato tantissima attenzione negativa sulla nostra scuola. Questo ha provocato una reazione di aggressività verbale da parte di un gruppetto di genitori che si sono accordati per inviarmi una lettera in cui di fatto si sostiene indirettamente che la sottoscritta, e quindi la scuola perché la dirigente rappresenta quello che fa la scuola, non faccia nulla per arginare i problemi che tutti conosciamo e che cerchiamo insieme di risolvere e affrontare. Qualcuno è passato anche agli insulti veri e propri. Devo ringraziare i genitori rappresentanti di istituto, che proprio perché con condividono l’impegno quotidiano hanno invece confermato stima e fiducia nel nostro operato».

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La preside sottolinea poi come la scuola faccia tutto il possibile, invitando i genitori a «parlare con i propri figli e figlie e capire cosa ciascuno di noi può fare per migliorare il clima». Tra i casi citati, anche l’allarme antincendio, che viene spesso fatto suonare da ignoti: «Non è neanche uno scherzo di cattivo gusto e pericoloso, sta diventando sabotaggio. Come ho già scritto, se qualcuno non vuole venire a scuola, è libero di farlo. Ci sono tanti strumenti alternativi di formazione e possiamo accompagnare il cambiamento attraverso l’apprendistato che è partito da poco nella nostra scuola o la formazione professionale. Però non si può tenere in questa condizione di continua emergenza una comunità. È ora che chi sa chi attiva l’allarme ce lo venga a dire: i 53 pulsanti presenti a scuola non si possono presidiare uno ad uno con i collaboratori scolastici presenti. Sono abbastanza certa che chi agisce non lo fa da solo, è sicuramente sotto gli occhi di qualche compagno o compagna. Non possiamo neanche spegnere l’allarme: se qualcosa succede, deve essere sempre disponibile e funzionante».

Stamboulis ricorda inoltre il servizio di mediazione tra pari, «poco frequentato, che permette di risolvere eventuali conflitti senza usare le mani o la violenza verbale. Perché poi chi usa la violenza, finisce sempre nei guai. Anche chi la fa, non solo chi la subisce».

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E si rivolge anche ai docenti, ricordando «che la circolare che prevedeva l’obbligo di vigilanza fuori dalla classe dei docenti in compresenza non è mai stata revocata. È necessario supportare in questi momenti con la propria presenza il personale scolastico, a volte lasciato da solo in uno spazio molto vasto che va presidiato. Vorrei anche invitare a chiudere sempre con attenzione la propria aula o laboratorio, verificando prima di andarsene che tutto sia in ordine. Come previsto dal protocollo pubblicato sul sito della scuola dall’inizio dell’anno, gli ultimi cinque minuti di lezione devono essere dedicati insieme agli studenti al riordino della classe prima di uscire. Questa semplice attività, che viene praticata senza esitazioni in tantissimi paesi europei, permette di rendere gli spazi molto più accoglienti e di rafforzare il senso di appartenenza e responsabilità degli alunni, che è uno degli scopi della nostra istituzione. Tutti questi aspetti costituiscono ordini di servizio, come tutto quanto disposto da circolare. Li invito inoltre a non usare forme come chat non istituzionali per discutere dei problemi della scuola: sappiamo bene quanto siano strumenti pericolosi, in cui succedono cose impreviste e non correggibili, succede tra gli alunni, tra le famiglie, quindi anche tra di voi».

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