domenica
22 Giugno 2025
la testimonianza

La ravennate in Thailandia durante il terremoto «Ho visto l’acqua incresparsi»

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La trentenne Micol Ballerin sta seguendo il sogno di visitare tutti i paesi del mondo: «Ho vissuto un’esperienza simile in India»

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Continuano ad aggiornarsi le stime del terremoto che ha colpito il Sud-Est Asiatico lo scorso 28 maggio: il sisma, di magnitudo 7.7 e con epicentro in Myanmar ha causato gravi danni anche su territorio thailandese, portando a una stima totale di circa 10mila possibili vittime e enormi danni agli edifici e infrastrutture dei paesi coinvolti.

Tra i testimoni del tragico evento, c’è anche una ravennate: Micol Ballerin, classe 1995, si trovava in vacanza con la famiglia in Thailandia durante il sisma. «Alloggiavamo al 28esimo piano di un grattacielo di Bangkok, ma per fortuna al momento della scossa (le 12.55 locali, ndr) ci trovavamo “solo” al settimo, in piscina – racconta Ballerin -. Ho visto l’acqua incresparsi, formando onde sempre più alte. Non capivo cosa stesse succedendo, ho alzato gli occhi al cielo e ho visto le quattro palazzine che circondavano il terrazzo oscillare. Bangkok non è una zona sismica e non ho pensato subito a un terremoto, credevo che l’hotel stesse crollando». La scossa è stata percepibile per poco più di 40 secondi, poi gli allarmi, le persone riversate in strada e la metropoli nel caos. «A quel punto non c’erano più dubbi, si trattava di scosse sismiche, ma gli ascensori erano fermi e le scale bloccate dal flusso dell’evacuazione. Così siamo rimasti in attesa per qualche minuto, anche se non so quanto sia stato prudente, per poi correre in strada insieme agli altri sfollati, vestiti solo di costume e asciugamani. Tutti i nostri effetti erano al ventottesimo piano di un palazzo che stava perdendo pezzi da tutte le parti». Durante la discesa infatti Ballerin ha avuto modo di documentare le crepe su muri, pavimenti e soffitti e gli arredi a terra (in foto) accompagnati dal rumore d’acqua all’interno degli ascensori: «Non so dire se i danni fossero superficiali o strutturali, ma si tratta di una zona di recente costruzione, frutto per lo più di investimento cinese, con edifici realizzati in fretta dell’aspetto non troppo solido. Abbiamo immediatamente pensato di cambiare hotel, ma non era possibile: la metro era stata chiusa e non c’erano taxi o tuktuk reperibili. La città era immobile e gli abitanti riversati in strada». L’ordine di evacuazione è scattato intorno alle 13.30, ma il rientro negli alloggi è avvenuto solo in serata: «Nel tardo pomeriggio abbiamo convinto il manager a farci salire per recuperare soldi e documenti, ma gli ascensori erano rotti e ci siamo dovuti servire di quello di emergenza, utilizzato dai pompieri, concludendo con un tratto a piedi. Durante la giornata ci sono state nuove scosse di assestamento in Myanmar, non percepibili dalla Thailandia, e in serata la presidente Shinawatra ha dato il via libera per il rientro nelle proprie abitazioni».

Nonostante i gravi danni agli edifici, e una stima parziale di quasi 3mila morti, l’area metropolitana di Bangkok non sembra aver registrato incidenti particolari, ad eccezione del palazzo in costruzione crollato in zona Chatuchak (vicino al noto mercato), che ha trascinato sotto le macerie un centinaio di lavoratori (tra cui 11 vittime e circa 80 dispersi) e sul quale si indaga per l’utilizzo di materiali edili scadenti. «Al netto di tutto, siamo stati molto fortunati – commenta Ballerin -. la zona in cui alloggiavamo è vissuta prevalentemente da locali e l’atmosfera era tesa. Nell’entroterra della Thailandia non sono abituati a questi fenomeni e alcune scene sono state forti: gli anziani piangevano spaventati, e chi ha investito in quei condomini probabilmente si stava chiedendo se ha fatto la scelta giusta».

Nonostante il naturale spavento, per Ballerin non si trattava della prima esperienza di terremoto: «È stato un terremoto molto più forte di quelli che mi è capitato di provare in Italia, come quello in Abruzzo o nel modenese, ma molto simile all’esperienza vissuta in India qualche anno fa. Mi trovavo in Kashmir e l’epicentro si è registrato in Pakistan, la sensazione è stata simile. Anche li ci siamo riversati in strada, aspettando le comunicazioni ufficiali. Non ho avuto troppa paura. Mi è dispiaciuto per mia madre però, l’ho vista molto spaventata: dopo più di un anno trascorso in Australia con il mio ragazzo finalmente ci saremmo riviste, e per risparmiare ai miei genitori un viaggio così lungo e caotico ho scelto di incontrarci in Thailandia, un luogo tranquillo, a metà strada tra Europa e Oceania, che sicuramente avrebbero apprezzato per una vacanza. Proprio il giorno prima del terremoto la rassicuravo dicendo “ti preoccupi tanto e alla fine non succede mai niente…».

A colpire è stata anche e soprattutto la velocità di ripresa della città, che già dal giorno seguente sembrava essere tornata attiva e piena di vita come sempre. Lasciata la brutta esperienza alle spalle, oggi Micol Ballerin si trova in Cina, alla scoperta della zona di Sichuan, proseguendo nel sogno di visitare tutti i 197 paesi del mondo (attualmente ne ha “spuntati” 94): «In realtà quella del terremoto non è l’esperienza più assurda che mi è capitata in viaggio: nel 2018 mi trovavo in Macedonia e decisi di fare una gita in giornata in Kosovo. Al rientro mi sequestrarono il passaporto, spacciandolo per falso. In cambio, mi avevano dato un foglio di via, che mi è stato letteralmente strappato davanti dalle autorità macedoni. Avevo poco più di 20 anni e mi sono ritrovata chiusa per ore in uno stanzino al confine tra Kosovo e Macedonia, finché un poliziotto di nome Boris non ha avuto pietà di me e mi ha nascosta in un autobus, permettendomi di tornare a Skopje. Lì ho richiesto i documenti temporanei in ambasciata e ho dovuto “ricomprare” la mia stessa macchina fotografica per 10 euro dalla compagnia dei bus. Oggi ci rido su. Non penso che il Kosovo sia pericoloso, anzi, vorrei tornarci per rivalutarlo. Ho solo avuto sfortuna, come in questo caso. Dopotutto, solo a chi non fa niente non succede mai niente, no?».

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