lunedì
23 Giugno 2025
Anziani

La retta mensile nelle Cra supera i tremila euro, liste d’attesa anche per i posti non accreditati

Il consorzio Solco occupa circa seicento lavoratori in otto strutture per persone non autosufficienti. Il direttore Vici: «Difficile trovare personale»

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Nello scenario locale della cura degli anziani, il consorzio Solco rappresenta la realtà più ampia della provincia. In totale tredici strutture per quasi settecento posti complessivi con diversi livelli di assistenza.

La parte più consistente è costituita dai seicento posti letto distribuiti su otto case residenza per anziani (note con la sigla Cra che hanno preso il posto di quelle che un tempo erano chiamate Rsa) che accolgono persone non autosufficienti che hanno bisogno di assistenza socio-sanitaria H24. Circa cinquecento posti sono accreditati con il sistema sanitario regionale e gli altri cento sono sul libero mercato.

Il fatturato annuo è di circa 54 milioni di euro, di cui una ventina dalla gestione degli anziani. Il costo dei quasi seicento occupati rappresenta il 65-70 percento del totale. La struttura più grande del Solco è la Rosa dei Venti, investimento completamente privato da circa venti milioni di euro per una Cra inaugurata tre anni fa a Ravenna nella frazione di Borgo Montone: 136 posti letto di cui 18 specifici per malati di Alzheimer, 104 accreditati e 14 a libero mercato.

«Tutte le persone che entrano nelle Cra hanno bisogno di cure assistenziali o infermieristiche continuative che i familiari non sono in grado di fornire – spiega Giacomo Vici, direttore del consorzio –. A parte il nucleo Alzheimer che si occupa di casi di demenza senile, in generale parliamo di persone con quadri di disturbi classici legati all’età avanzata».

La domanda di posti sul territorio è superiore all’offerta – «Non solo per quelli accreditati, abbiamo liste d’attesa anche per quelli a libero mercato» – e ha una ricaduta sul profilo degli anziani ospiti: «I posti sono sempre gli stessi sul territorio, la popolazione anziana aumenta e quindi nelle strutture ci sono sempre di più i soggetti con i quadri clinici più gravi che ovviamente nelle graduatorie hanno la precedenza».

La retta mensile a carico dell’utente è di circa 3.200-3.300 euro, in aumento nei tempi recenti. Chi occupa un posto accreditato paga la metà e il resto viene coperto dalla Regione attraverso il fondo per l’autosufficienza. «Arrivano continuamente telefonate da persone che vogliono capire che tipo di percorsi fare per accedere alle strutture e trovare una sistemazione per un familiare. Abbiamo visto crescere in maniera esponenziale la domiciliarità privata.

Il bisogno di posti per anziani aumenta anche perché le famiglie sono sempre più disgregate e ci sono sempre più persone che vivono sole, magari con  gli lontani che non possono occuparsi degli anziani». Nel breve periodo non sono previsti ampliamenti degli accreditamenti e il picco dell’invecchiamento della popolazione continuerà a salire fino al 2055, con famiglie con una persona sola sempre più numerose. «In questo scenario crediamo che una risposta possa venire da investimenti in strutture immobiliari che diano la possibilità ad anziani soli almeno parzialmente autosufficienti di vivere in case più piccole in un contesto comunitario con altri anziani dove avere servizi comuni come una badante di condominio, un’infermeria, una cucina per tutti». Il consorzio ha individuato un immobile a Faenza, nella struttura chiamata Santa Chiara, dove poter realizzare una trentina di appartamenti.

Anche volendo ampliare la disponibilità di posti a libero mercato, c’è da fare i conti con l’ostacolo del personale: «Mancano infermieri e operatori socio-sanitari. Non si trovano. Per varie ragioni. In piccola parte cominciano a sentire gli effetti dell’inverno demografico: nascono meno persone e quindi meno cercano lavoro. L’altro effetto è legato al periodo Covid quando le Ausl in tutta Italia hanno fatto molte assunzioni e hanno attirato molti lavoratori del privato». Il Solco in passato ha tentato la carta dell’importazione dall’estero: 25 infermieri stranieri cui è stata pagata la formazione.

«Il 70 percento di quelli sono rimasti con noi. Avevamo messo in conto percentuali simili. Rifare un’operazione del genere però avrebbe costi molto alti e in questo momento non è in programma».

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